Alain Ledezma

Informazioni Evento

Luogo
FUSION ART GALLERY
Piazza Amedeo Peyron 9G, Torino, Italia
Date
Dal al

dal giovedì al sabato, dalle 16 alle 19.30 e su appuntamento

Vernissage
10/09/2016
Biglietti

ingresso libero

Artisti
Alain Ledezma
Generi
arte contemporanea, personale
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Un triángulo tiene sus tres ángulos iguales a dos rectos sin el principio de la inmortalidad del alma: mostra personale dell’artista messicano Alain Ledezma che in questa esposizione concentra il focus della sua ricerca sulla trasformazione della materia in tutti i suoi stati.

Comunicato stampa

Alain Ledezma
Un triángulo tiene sus tres ángulos iguales a dos rectos sin el principio de la inmortalidad del alma
A cura di Barbara Fragogna

10 settembre – 1 ottobre 2016

La via più chiara verso l’Universo è attraverso una foresta selvaggia. John Muir

La Fusion Art Gallery presenta UN TRIÁNGULO TIENE SUS TRES ÁNGULOS IGUALES A DOS RECTOS SIN EL PRINCIPIO DE LA INMORTALIDAD DEL ALMA, mostra personale dell’artista messicano Alain Ledezma che in questa esposizione concentra il focus della sua ricerca sulla trasformazione della materia in tutti i suoi stati: biologico, storico, geografico, politico, umano e cosmico attraverso una selezione di video, disegni e manufatti grafici.

La carta è la pelle
Brevi note su Alain Ledezma
di Barbara Fragogna

La carta/schermo è la pelle, la pelle è un filtro, una membrana traspirante che seleziona e trasuda impulsi intimi (personali) trasponendoli verso l'esterno (pubblico) e che assorbe le percezioni esotiche (di vita) r-accogliendole per assimilarle e poi rielaborarle rinnovandole in un continuo ciclo (il mito). Tessuto connettivo tra "dentro | fuori ", " sotto | sopra ", " passato | futuro". La pelle è il momento presente, l'inter-medium e l'intermediario, il gateway, la transizione e la trans-migrazione alla ricerca di un dialogo con l'entità indefinita che compone il Tutto.

Ogni fase di transizione, ogni movimento permea gli strati (i livelli) fluidificando e solidificando il suo continuo movimento lasciando come risultato un'impronta sulla carta, un'ombra, una traccia. Il disegno. Il disegno che impressiona la carta-pelle come se fosse una pellicola fotografica ipersensibile è la costellazione grafica che emerge e tatua la pelle dell'artista. La stessa costellazione grafica che si incarna negli occhi di chi osserva (in semioscurità) lasciandoci sopraffatti dal senso di déjà vu. Perché noi (gli spettatori) non abbiamo mai visto questi simboli così peculiarmente intrecciati, specchiati, dis-ordinati. Non ne possediamo ancora la chiave interpretativa, ma li conosciamo comunque bene: i segni, il rito, la magia sciamanica di una scrittura fatta di immagini ricorrenti, un geroglifico totemico, piramidale, la composizione cosmologica pre-colombiana.

La radice ancestrale (Panthalassa prima e il “Principio de l’Alma” poi) di Alain Ledezma non si sviluppa univocamente a partire dal e nel contesto storico (che è certamente un riferimento fondamentale) ma attraverso di esso l’artista indaga la natura della “bestia” umana intrecciandone l’inorganico all’organico, il naturale al manufatto, la metafisica alla tecnologia, la vita materica allo spirito. Uno spirito che è più legato al magnetismo terrestre, all’attrazione delle sfere piuttosto che a qualche inaccurata ispirazione religiosa. La mitologia privata di Alain è permeata di materia oscura, il collante dell’esistenza: universale, intangibile, imprevedibile. La porta delle stelle si trova sotto le palpebre che sono aperte al pensiero. Nella costellazione onirica di Alain Ledezma non c’è sonno né esistenza surreale, al contrario vi si scorge una veglia cosmica, un lucidissimo ermetismo. Il nero e il bianco, l’argento e la polvere d’oro.

Alain si confronta con la vita quotidiana (la banalità sociale) evitandola. La sua ricerca è antropologica ma asociale. Sotto la pelle scandaglia la natura rocciosa del magma per decodificare metaforicamente il senso della sua struttura molecolare dell’introspezione. Il codice che egli usa è geometrico, sfalsatamente simmetrico, una struttura pre-ordinata ed ossessiva che si ripete e ricrea come immagini scaturite da un caleidoscopio danneggiato. Arzigogolìo prezioso, lavoro indefesso-certosino-bulinico, intellettualismo offerto a superfici volgari (carta dozzinale, strumenti digitali antichi, supporti poveri, approssimazione, pre-post-colonialismo).
Illusioni ottiche. Suoni distorti. Un movimento statico che tende verso l'alto a partire dal piano orizzontale, il foglio schermato.
Contraddizione, paradosso e alterità.

***

Contesto teorico.
di ALAIN LEDEZMA

L'antecedente più prossimo di "Un triangolo ha tre angoli uguali a due retti, sin dal principio dell'immortalità dell'anima" è il progetto Phantalassa sviluppato per due anni e mezzo in diverse parti del continente Asiatico.
Questo progetto è incentrato sulla trasformazione della materia in tutti i suoi stati: biologico, storico, geografico, politico, umano e cosmico.
Phantalassa è un punto di non ritorno nel mio lavoro che utilizza la geometria come suo principale strumento di espressione, l'induismo come mantra spirituale, l'ermetismo come filosofia così come i riferimenti di concezione spaziale del lavoro dell'artista coreano Lee Ufan.

Come produzione conseguente o "ritmo che si porta a un diverso ritmo" l'esercizio esistenziale di Phantalassa si sposta (trasformandosi) dall'Asia all'America Centrale con un nuovo esercizio chiamato: Un triangolo ha tre angoli uguali a due retti, senza il principio della immortalità dell'anima (parole tratte dalla saggezza aristotelica).

Ma cosa si intende con questo nuovo esercizio di espressione?

Il contesto globale delle opere presentate in questa mostra hanno la stessa origine di Phantalassa, la materia però, cos'è la materia?
È la sostanza primaria di cui sono formate le cose.

E qual è la prima sostanza in questo momento della vita?
E' il niente.
E cos'è niente?
E' il tutto.
Il tutto?
Sì, il tutto.

Il tutto è sia la pianta più bella che la propensione del tetraedro per il cambiamento, un'area esteriore che da ordine al ciclo del mantra, la simmetria dell'ambra e un giglio nero che fluisce nell'universo chiamato disegno. Il Niente è una parte architettonica, una lacrima che non è mai nata, è la fattucchiera che incanta il movimento dentro alle nuvole, quelle nuvole che nascondono un fiore, un fiore a forma di stella, un'immagine speculare che circonda la morte. Il tutto è il principio puro dell'incidente, feticcio e apertura del fuoco in alto al cielo.
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Alain Ledezma è un artista messicano.

Il suo lavoro è stato esposto in musei, gallerie e spazi d'arte in diversi paesi come la Bielorussia, Cuba, Taiwan, Polonia, Indonesia, Messico, Italia, Germania e Spagna. Ha fatto parte del famoso Kunsthaus Tacheles a Berlino, Germania (2010-2012) e ha prodotto progetti come artista in residenza presso Bamboo Curtain Studio & Soulangh Cultural Park (Taipei e Tainan, Taiwan); Tri Pusaka Cakti Arts Foundation (Bali, Indonesia); e La Ceiba Grafica (Veracruz, Messico).

In Messico è stato riconosciuto con il FONCA-CONACYT (Fondo Nazionale per la Cultura e le Arti - Consiglio Nazionale della Scienza e della Tecnologia) Artist in programma Residency 2012; FONCA Young Artist di Grant 2011-2012, e PECDA Giovani Artisti di Grant 2009-2010 e 2005-2006.

L'opera di Alain Ledezma è parte della collezione pubblica del museo CAM Casoria Contemporary Art Museum di Napoli, Italia.
Come fotografo ha lavorato per il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite a Dili, Timor Est il 2014.
Attualmente vive e lavora in Messico.

La mostra sarà inaugurata sabato 10 settembre.

Con il supporto di Edizioni e Fineco.