Al di là del visibile
Donata Zanotti e Marta Azevedo rompono, nelle loro opere, l’ordine naturale delle cose. Distruggono l’immagine, la mettono in “crisi” e indagano, attraverso un lavoro grafico, il cambiamento, il passaggio.
Comunicato stampa
Al di là del visibile
di Annalisa Di Domenico
Donata Zanotti e Marta Azevedo rompono, nelle loro opere, l’ordine naturale delle cose. Distruggono l’immagine, la mettono in “crisi” e indagano, attraverso un lavoro grafico, il cambiamento, il passaggio. Ricercano la Krisis, appunto, nella frantumazione di un universo che ha già in sé la nascita di un nuovo stato. Il momento iniziale, apparentemente di univoca interpretazione, cambia velocemente e concede di volta in volta un’originale inedita lettura. Ogni linea fa saltare la gabbia rigida del quotidiano, ogni tratto ne contiene innumerevoli altri e ogni segno dà un significato inaspettato all’immagine sottostante. Nell’improvvisare improbabili percorsi, si rasenta il pensiero divergente, in una logica creativa dell’arte, ci si lascia condurre dalle ombre e dai movimenti dati dai colori. Tutto è possibile.
Le opere di “Al di là del visibile” sono un autentico esercizio creativo per le autrici, ma lo sono anche e soprattutto per colui che deve imparare, inizialmente forzandosi, a destrutturare le proprie convinzioni per essere libero di sperimentare e conoscere oltre il segno codificato. È necessario non legarsi a modelli precostituiti, ad archetipi che imbrigliano la visione, perché ciò non consente di leggere i potenziali significati che infondono al tratto originali verità. Il fruitore è il “decisore” sovrano, artefice immaginario di ogni sperimentazione, padrone di un’altra potenziale organizzazione del segno, in una forza che non si consuma, ma che acquista più potenza nella continua volontà di dare ancora forma.
Come in un collage/décollage di Rotella, in queste opere si percepisce che l’arte non è un concetto costituito a priori, ma ha l’obiettivo primario di concedere nuove soluzioni. Creare e ri-creare, quindi, nel superamento delle architetture mentali di ognuno. Ecco la condizione propedeutica per assaporare lo stadio pre-cosmico delle cose. L’idea di un’unica scelta possibile è negata, ci si affida alle intuizioni e al sentire sottile, nella valutazione di elementi che esulano dalla rigida griglia di schemi precostituiti. Le radicali scelte grafiche sono un moto che ribalta la logica significante dell’immagine e la restituiscono in un percorso che diventa più emozionale e partecipativo.
Si va oltre. Paradossalmente, è proprio la sperimentazione dei possibili “mondi” che consente al fruitore di ri-appropriarsi dell’immagine originale. La rottura, infatti, se da un lato è il medium che rivela nuovi scenari, dall’altro concede la possibilità di ri-apprezzare con uno sguardo più attento quelle figure che, altrimenti, si perderebbero nel dedalo delle innumerevoli visioni che albergano nella memoria di ognuno. L’elemento estraneo sorprende e diverte, desta chi guarda e lo rende più attento e capace di valutare ciò che fino a poco prima sembrava già visto. L’attenzione che si pone è cambiata, ora si scruta con interesse l’immagine iniziale, si filtra e si tenta di epurarla dalle scelte proprie e altrui.
L’alternativa al “gioco del far finta” è un violento ritorno alla realtà esterna, che costringe l’individuo alla rigidità coatta in ogni ambito dell’esistenza. Dove tutto è già stabilito, definito, alberga spesso un vuoto di senso e la visione che si presenta come l’unica possibile non concede spazio alla creazione. L’idea della mostra è un invito a percorrere strade ancora non disegnate, a definire nuovi assetti del mondo che ci circonda. Non è necessario piegarci alla logica altrui, è sufficiente provare per avere la consapevolezza che quella dimensione già ci appartiene. Con il mutare del punto di vista, muta di colpo il significato, muta il modo di sentire, di pensare, di guardare “Al di là del visibile”.