Ako Atikossie
Open Studio: Asymétrie ondulatoire des matières
Comunicato stampa
Nello studio d’artista.
È qui che tutto accade. È questo lo spazio dove le tele si trasformano in un lento processo continuo, fatto di infiniti gesti, piccoli tratti di colore, ore di silenzio, di osservazione, di ascolto della materia, di immaginazione, di creazione e di sottrazione.
La pratica pittorica di Atikossie è da sempre in dialogo con la tridimensionalità e con la sperimentazione della materia. Iniziò presso la bottega del maestro Dabla Ayaovi Sessofia a Lomé (Togo), scoprendo un linguaggio fatto di pennellate dense e colorate, sovrapposizioni di materiali diversi, ricordi di figurazioni, ritagli di attualità, narrazioni di politica contemporanea.
Durante gli anni passati in Europa, la ricerca artistica di Atikossie si concentra sulla sottrazione, allontanandosi dalla raffigurazione del reale, interessandosi alle ricerche minimalistiche e optical degli anni sessanta, fino a riconoscere nel segno meno un elemento per indagare la profondità dello spazio e le invisibili particelle che lo generano.
Nelle opere rimane evidente un’instancabile sperimentazione della materia e della tela, che tra le mani dell’artista si piega e segue traiettorie intuite tra le leggi della fisica spaziale e quantistica.
Il segno meno, intrecciandosi o rincorrendosi in infinite linee parallele, diventa una tessitura che spinge la materia a continui mutamenti, la rende dinamica, leggera come un velo che ondeggia elettrizzato da poli magnetici opposti.
L’artista le chiama l’exergue (epigrafi, sottolineature, selezioni), ogni opera è raccoglimento di concetti, di intuizioni e di scoperte delle scienze che modificano le modalità di conoscenza dell’universo da parte dell’uomo. Ogni exergue ha un titolo, forse un enigma, da decifrare o interpretare.
È qui, nello studio d’artista, che tutto accade.
È qui che la pittura si prende il suo tempo, che si distende lenta sulla tela preparata, che si rigira incuriosita verso la luce della finestra, che si proietta agitata e attratta da una forza che la scienza saprebbe spiegare, ma che gli occhi posso percepire liberamente secondo le infinite possibilità dell’immaginazione.
Giulia Brivio