Agostino Bonalumi – Sculture
Attraverso una selezione delle più significative opere scultoree di Agostino Bonalumi, la mostra monografica Bonalumi. Sculture, a cura di Francesca Pola e realizzata con la collaborazione dell’Archivio Bonalumi di Milano e la Mazzoleni Galleria d’Arte di Torino, intende rappresentare in maniera specifica il percorso dell’artista, analizzato da una prospettiva dedicata e parallela a quella della sua “pittura-oggetto”.
Comunicato stampa
Attraverso una selezione delle più significative opere scultoree di Agostino Bonalumi, la mostra monografica Bonalumi. Sculture, a cura di Francesca Pola e realizzata con la collaborazione dell’Archivio Bonalumi di Milano e la Mazzoleni Galleria d’Arte di Torino, intende rappresentare in maniera specifica il percorso dell’artista, analizzato da una prospettiva dedicata e parallela a quella della sua “pittura-oggetto”.
Ideata per gli spazi della Mazzoleni Galleria d’Arte di Torino, la mostra – che verrà inaugurata il prossimo 30 ottobre - è pensata con un’attenzione rivolta all’interesse caratteristico di Bonalumi per la sperimentazione di materiali differenti e concepita in uno sviluppo insieme cronologico e tipologico. Le sale ospiteranno le sculture di Bonalumi in dialogo con una selezione di opere a parete: dai primi esempi plastici in tela, si passerà alle grandi sculture in vetroresina tra cui due suoi capolavori, Nero (1969) e Rosso (2005), continuando attraverso le esperienze più singolari dell’artista, come le sculture realizzate con la fibra di vetro e il cristallo negli esempi di Rapporti (1968) o Giallo (1994), per chiudere con le sperimentazioni in bronzo e ceramica nella sua riflessione sull'esplorazione plastica.
La realizzazione di sculture di Agostino Bonalumi inizia a metà degli anni Sessanta: le prime opere sono oggetti modellati tramite l’utilizzo della tela, seguendo la stessa modalità operativa delle tele estroflesse, riconosciute dalla critica a lui contemporanea come pitture-oggetto. La quarta dimensione arriva ad occupare un preciso spazio come tipica caratteristica della scultura, anche attraverso l’utilizzo del colore come elemento determinante per conferire un ruolo spaziale alla forma della scultura stessa.
Negli anni Settanta le sculture vengono liberate dal piedistallo per una maggiore armonia con l’ambiente circostante e in sintonia sia con le sperimentazioni sui materiali che l’artista stava compiendo parallelamente sui lavori a parete nella tecnica del ciré estroflesso, sia con l’esperienza spaziale che coinvolge Bonalumi nelle ricerche più tipicamente “ambientali”. Parallelamente a queste ricerche l’artista sviluppa un particolare discorso sulla leggerezza e sulla trasparenza: nascono così le opere in vetroresina e cristallo dove l’indagine sull’oggetto, si relaziona sempre di più con la dimensione spazio-temporale. Questo delicato approccio alla materia sarà ripreso attorno agli anni Novanta, quando l’artista sperimenterà l’utilizzo della lamiera per opere a parete sfruttando le potenzialità del materiale per comporre leggeri movimenti e ondulazioni geometriche, come Bianco (1989) e Blu (1990).
Proprio in questi anni Bonalumi sviluppa nuove forme poliedriche, visibili da prospettive diverse, che invitano il visitatore a compiere un intervento attivo, un movimento attorno all’opera che lo aiuti a comprendere il risultato totale di queste forme plastiche scoprendo continuamente inaspettati punti di vista. Sul finire degli anni Novanta e nei primi anni Duemila l’artista ritorna a studiare i modelli e le forme create negli anni Sessanta e Settanta, attraverso l’utilizzo della ceramica colorata, come Blu e Rosso (2010), a rilevare l’importanza del riflesso e della luce che plasma e modella l’intera scultura o la fusione in bronzo, come rilettura in chiave nobile delle sculture sperimentali realizzate con materiali nuovi e all’avanguardia negli anni Settanta, Bronzo (2006) e Bronzo (2007).
In occasione della mostra verrà pubblicata una monografia dal titolo “BONALUMI. SCULTURE”, a cura di Francesca Pola con la collaborazione dell’Archivio Bonalumi di Milano e la Mazzoleni Galleria d’Arte di Torino, edita da Numerozeroeditore, in edizione italiana e inglese, volta a studiare e contestualizzare l’esperienza scultorea di Agostino Bonalumi sia all’interno del suo percorso personale e creativo, sia all’interno della più ampia stagione artistica italiana ed internazionale.
Agostino Bonalumi (1935-2013)
Agostino Bonalumi nasce il 10 luglio 1935 a Vimercate, Milano. Compie studi di disegno tecnico e meccanico. Tiene la sua prima personale nel 1956 alla Galleria Totti di Milano. Nel 1958 nasce il sodalizio Bonalumi Castellani e Manzoni, con una mostra alla Galleria Pater di Milano, alla quale seguiranno altre mostre a Roma, Milano e Losanna. Nel 1961 alla Galleria Kasper di Losanna è tra i fondatori del gruppo “Nuova Scuola Europea”. Arturo Schwarz acquista sue opere e nel 1965 presenta una mostra personale di Bonalumi nella sua galleria di Milano, con presentazione in catalogo di Gillo Dorfles. Nel 1966 inizia un lungo periodo di collaborazione con la Galleria del Naviglio di Milano che lo rappresenterà in esclusiva, pubblicando nel 1973 per le Edizioni del Naviglio un'ampia monografia a cura di Gillo Dorfles. Nel 1966 è invitato alla Biennale di Venezia con un gruppo di opere, e nel 1970 con una sala personale. Segue un periodo di studi e di lavoro nei paesi dell'Africa mediterranea e negli Stati Uniti dove si presenterà con una personale alla galleria Bonino di New York. Nel 1967 è invitato alla Biennale di Sao Paulo e nel 1968 alla Biennale dei Giovani di Parigi.
Fin da subito, Bonalumi partecipa ad importanti esposizioni dedicate alla scultura: dalla mostra alla Galleria La Polena a Genova nel 1966 sulla Nuova scultura italiana, alla sua prima mostra monografica di scultura alla Galleria del Deposito, sempre nel 1966, sempre a Genova, accompagnata da un importante testo critico di Germano Celant. La struttura spaziale si palesa sempre più e diventa protagonista assoluta nelle opere dei tardi anni Sessanta e dei primi anni Settanta, presentate per la prima volta alla Galleria del Naviglio di Milano nel 1969, accompagnate da un testo critico di Guido Ballo, dove protagonisti sono grandi lavori in vetroresina.
Ha realizzato opere di pittura-ambiente quali, nel 1967, “Blu Abitabile” per la mostra “Lo Spazio dell'Immagine”, a Foligno; nel 1968 “Grande Nero”, per una mostra personale al Museum am Ostwall di Dortmund; nel 1979, nell'ambito della mostra, curata da Francesca Alinovi e Renato Barilli, “Pittura Ambiente” a Palazzo Reale di Milano, l'opera “Dal giallo al bianco e dal bianco al giallo”, dove l'ambiente considerato attività dell'uomo, è analizzato come attività primaria e cioè psicologica, così come in “Ambiente Bianco – Spazio trattenuto e spazio invaso”, realizzato nel 2002 per la Fondazione Guggenheim di Venezia.
Nel 1980 a cura della Regione Lombardia è allestita, a Palazzo Te di Mantova, con la cura di Flavio Caroli e Gillo Dorfles, un'ampia rassegna che illustra l'intero arco della sua opera. L'accademia Nazionale di San Luca ha conferito a Agostino Bonalumi il “Premio Presidente della Repubblica” 2001 per la scultura. Nell'occasione viene presentata una mostra retrospettiva dell'artista nelle sale dell'Accademia, accompagnata da una monografia a cura di Achille Perilli.
Si è occupato di scenografia realizzando nel 1970 per il Teatro Romano di Verona scene e costumi per il balletto “Partita”, musica di Goffredo Petrassi, coreografia di Susanna Egri; e nel 1972 per il Teatro dell'Opera di Roma le scene e i costumi di “Rot”, musica di Domenico Guaccero, coreografia di Amedeo Amodio. Ha realizzato libri d’artista per le Edizioni Colophon, Belluno e per le Edizioni Il Bulino, Roma ed ha pubblicato raccolte di poesie per la stessa Colophon, per Book Editore e per le Edizioni Poli Art.
Nonostante una malattia con cui convive ormai da qualche tempo, Bonalumi prosegue e lavora con assiduità sviluppando la sua ricerca fino agli esiti degli ultimi anni. Porta anche a compimento la realizzazione di un ciclo di sculture in bronzo su progetti risalenti alla fine degli anni ’60. Bruxelles, Mosca, New York, Singapore sono alcune delle capitali mondiali che ospitano sue personali nell’ultimo periodo di attività. Nell’estate del 2013 collabora con entusiasmo alla realizzazione di una sua importante mostra a Londra, di cui, purtroppo, non arriverà a vedere l’apertura. Agostino Bonalumi muore a Monza il 18 settembre 2013. Solo una settimana prima era al lavoro nel posto in cui si sentiva meglio al mondo: il suo studio.