A volte ritornano
Proprio il precinema è il serbatoio da cui 2501 e Alice Schillaci attingono, fotografa lei, esploratore e sperimentatore di diverse e trasversali tecniche visive lui. Ne nascono due modi di riplasmare la storia delle immagini in movimento, ciascuno secondo il suo mezzo espressivo, ma in dialogo e completamento reciproco tra loro.
Comunicato stampa
A volte ritornano. Ossia il precinema
Un progetto di 2501 e Alice Schillaci
Lunghissima e disomogenea al suo interno, l'epoca del precinema data dall'antichità alla prima video-proiezione pubblica, il 28 dicembre 1895. Con il cinematografo, i fratelli Lumière trovarono infatti una sintesi inedita delle multiformi pratiche che avevano anticipato il cinema nei secoli: le immagini in movimento, la proiezione, la volontà di intrattenimento, la fruizione collettiva contemporanea e, infine, la presenza di un pubblico pagante.
Proprio il precinema è il serbatoio da cui 2501 e Alice Schillaci attingono, fotografa lei, esploratore e sperimentatore di diverse e trasversali tecniche visive lui. Ne nascono due modi di riplasmare la storia delle immagini in movimento, ciascuno secondo il suo mezzo espressivo, ma in dialogo e completamento reciproco tra loro. A volte ritornano. Ossia il precinema si sviluppa così in contemporanea su un doppio binario, modulato in tre diversi momenti che ricreano altrettante modalità di messa in movimento delle immagini.
Il primo nucleo espositivo è costruito a partire da dieci lampade cilindriche rotanti; la lampadina interna e il movimento meccanico fanno sì che ciascuna di esse diventi una sorta di piccolo carosello illuminato, capace di proiettare le immagini stampate sui paralumi ricreando così una rudimentale animazione. L’apporto creativo di Alice e 2501 si concentra proprio su questi ultimi; i paralumi, infatti, sono costruiti con acetati trasparenti sui quali sono stampati i lavori dei due autori. Nel caso delle cinque lampade di Alice Schillaci si tratta di collage fotografici, mentre le restanti cinque di 2501 sono lavorate a partire dai suoi disegni; fotografie e illustrazioni originali che hanno fatto da base di partenza saranno anch’esse in mostra, assieme alle lampade.
Il secondo nucleo dell’esposizione prevede la reinterpretazione di due tappe importanti del precinema. Alice propone un piccolo libro animato che rientra nella tradizione dei cineografi, mentre 2501 espone due marionette, personaggi per un ideale spettacolo di ombre cinesi.
La terza e ultima parte della mostra prevede l’apporto diretto del pubblico. La grande vetrina dello spazio, infatti, verrà dipinta di bianco; dall’interno, chi lo vorrà potrà disegnare sul vetro grazie a bastoncini a punta che rimuoveranno così il colore dal vetro. Una telecamera posta all’esterno documenterà il tutto, dando così la possibilità di creare successivamente un’animazione proprio a partire dai disegni del pubblico.
2501
(Milano, 1981)
Vive e lavora tra Milano, Berlino e San Paolo del Brasile.
L'esordio è come writer sui treni e sui muri della sua Milano a 14 anni. Da quel momento l'artista non ha mai smesso di dipingere.
Parte della sua formazione un diploma in Montaggio alla Civica Scuola di Cinema del capoluogo lombardo e un master di Visual Communication alla nuova Bauhaus di Weimar in Germania.
Grazie a Studio Bici parteciperà come aiuto montatore alla realizzazione di Racconti di guerra di Mario Amurra, film vincitore del David di Donatello nel 2005 e selezionato al Festival del Cinema di Berlino.
A 20 anni l'artista si trasferisce per un anno a San Paolo del Brasile, dove lavora come graphic designer e collabora con alcune Ong insegnando a dipingere ai bambini delle favelas.
L'incontro con i maggiori esponenti della scuola di graffitismo Sud Americana, tra cui Os Gemeos, Herbert Baglione, Highraff e Zezaõ, sarà fondamentale nel dare una nuova direzione alla tecnica pittorica dell'artista.
Oltre alle mostre e agli interventi murali realizzati in tutto il mondo, l'artista è presente anche in alcune pubblicazioni chiave della bibliografia internazionale dedicata alla street art, dal celebre Street Logos di Tristan Manco, in cui compare con l'alias Robot Inc, a The Art of Rebellion 2 di Christian Hundertmark.
Lasciatosi alle spalle il progetto Robot Inc, l'artista avvia una nuova fase del suo percorso con 2501, portando avanti una ricerca che integra graffiti, pittura su tela, acetato, scultura e video. E sarà proprio un suo video, Mask, ad essere proiettato in Time Square a New York in occasione della vincita del Metropolis Art Prize 2009, presieduto da un giuria costituita da Isabella Rossellini, Cedar Lewisohn curatore della mostra Street Art realizzata alla Tate Modern di Londra nel 2008, Lee Wells curatore di Multi-Channel Video Installation, inaugurato allo State Hermitage Museum di San Pietroburgo in Russia nel 2008 e da Howard Halle editor di Time out New York.
2501 è tra i pionieri della street art tricolore ed ha partecipato alle prime mostre del genere nella penisola, da Urban Edge ad Arte Impropria, che hanno portato in Italia alcuni degli esponenti di spicco di questa corrente artistica internazionale.
Alice Schillaci
Alice Schillaci (1988) ha studiato presso l'Istituto Europeo di Design a Milano.
Ha collaborato come assistente per vari fotografi nel campo della moda e del design.
La sua ricerca si concentra sull'interazione grafica tra forma e colore, spaziando tra installazioni,video e libri d'arte.
Nel 2011 ha esposto presso Verona arte in fiera e collabora con la rivista Pizza.
Vive e lavora a Milano.