Fantagraphic. Tutto Warhol in una biografia disegnata

Il fumettista olandese Typex mette in fila, in dieci capitoli che si presentano come altrettanti libri distinti, la vita glacialmente disinibita dell'araldo della Pop Art.

Vissuto tra il 1928 e il 1987, Andy Warhol ha consumato la sua esistenza bruciante attraverso quella che viene definita “l’epoca più snervante della modernità: il Ventesimo Secolo”, ovvero i decenni in cui – come si dice tra il serio e il faceto – ha avuto origine tutto ciò che amiamo e detestiamo. E lui stesso ci ha messo lo zampino, riconosciamolo, per farci amare e/o detestare questo e/o quello. A Warhol e al suo densissimo tempo ha voluto dedicare un’opera monumentale l’illustratore e fumettista olandese Typex (alias Raymond Koot, nato ad Amsterdam nel 1962, quindi infettato anch’egli dal morbo popartistico warholiano), la cui vasta cultura figurativa e la cui mai sopita attitudine underground hanno contribuito a rendere Andy ‒ I fatti e la favola (migliore però il titolo della originale edizione in francese Casterman: Andy ‒ Un conte de faits) un calderone ribollente e rigurgitante delle eruzioni culturali del secolo breve – breve per certi versi, però, e per altri viceversa infinito.

CAPITOLI E PERIODI

Sotto una confezione ammiccante, che fin dalla copertina richiama lo stile market-oriented delle scatole del detersivo Brillo rese esemplari dallo stesso Warhol, il volumone-simil-oggetto (quasi 2 kg di peso!) stipa nelle sue 562 pagine con taglio esterno tinto a specchio una cavalcata quasi stordente lungo i principali stili comunicativi popolari succedutisi nel secolo scorso. Persino i numeri di pagina cambiano via via, presentandosi adeguati allo stile grafico del periodo in cui è ambientato il relativo capitolo. E i periodi sono tanti. Subito dopo l’infanzia di Andek, il più piccolo della famiglia di immigrati lemki slovacchi, a New York negli Anni Cinquanta la sua esistenza evolve dalla fortuna al successo quando comincia a incrociare personaggi come Truman Capote, Willem de Kooning, Jackson Pollock, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Leo Castelli; ma è dai Sixties che si entra in ballo veramente, quando nasce la Silver Factory che intorno al “ragazzo della zuppa in scatola dai capelli d’argento” raccoglie il celebre freakshow di tossici e drag queen, “tutte anime infrante, spaventate all’idea di dormire”, da Gerard Malanga, John Giorno, Paul Morrissey alla drammatica gioventù di Edie Sedgwick. Sono gli anni in cui Warhol dichiara: “Voglio solo gente scandalosa attorno a me, tutto il tempo, lasciar fare loro quello che vogliono, farli parlare di ciò che passa loro per la testa e poi filmarli.

Typex – Andy. I fatti e la favola (BAO Publishing, Milano 2018) _anni '60

Typex – Andy. I fatti e la favola (BAO Publishing, Milano 2018) _anni ’60

WHO’S WHO

In realtà ognuno dei dieci capitoli, venendo in aiuto al lettore, si fa precedere da un foglio di dodici figurine che sul retro informano succintamente sul relativo cast, un po’ come i who’s who che corredano provvidenzialmente i romanzi gialli. La quantità di personaggi – oltre un centinaio, tutti raccontati in modo non superficiale – è infatti frastornante. Di contorno, ma non di semplice sfuggita, compaiono infatti anche Bob Dylan, Nico e i Velvet Underground, i Jefferson Airplane, Frank Zappa, Jim Morrison, Jimi Hendrix, Robert Crumb… E dopo che irrompe la femminista esasperata Valerie Solanas che a Warhol spara e quasi lo uccide (d’altronde di lui intanto si dice che “ha così paura di essere ferito che ferisce chiunque gli si avvicini, lasciando prima di essere lasciato”), la successiva nevrotica corte dei miracoli, vero circo di arrivismi devianti, tra decadentismi provocatori e kitsch, si allarga con Viva, Ultra Violet, David Bowie, Ronnie Cutrone… La ricostruzione di Typex è fittissima di nomi, situazioni, ambienti; e si snoda sempre esplicita, senza inibizioni, senza falsi pudori, non risparmiando episodi imbarazzanti, come quando il critico Henry Geldzahler si lascia sfuggire il ritrattino “Credo che sia il più grande genio del Ventesimo Secolo… e un po’ tonto.

PUNK O DISCO?

L’isterica scalata al successo del gelido genio giunge al culmine nei Seventies, il periodo maggiormente mondano, quello delle nottate nei locali newyorkesi alla moda CBGB e Studio 54, quando la Warhol Enterprises passa a produrre la rivista Interview e Andy si dedica quasi del tutto, cinicamente, ai “ritratti di vecchi mostri per renderli vere bellezze”. Svolazzano così nelle pagine, tra nuove e continue invenzioni grafiche e impaginative, Dalí e Gala, Mick e Bianca Jagger, Reza Pahlavi e Farah Diba, Michael Jackson e Muhammad Ali; poi arrivano gli Eighties e la nuova tornata artistica dei Tom of Finland, Basquiat, Keith Haring, Julian Schnabel; e le nuove muse Grace Jones, Madonna, Debbie Harry; e persino, udite udite, il sempre supponente Donald Trump. Niente male, tra tanto altro, anche il passaggio in cui Warhol in Central Park incontra Lou Reed e gli chiede, sinceramente dubbioso: “Pensi che io sia punk o disco?”. E l’altro, divertito: “Che posso dire? Hmm… Un po’ di entrambi, Andy…”.
È anche così che la ciclopica ricostruzione biografica effettuata in cinque anni di lavoro da Typex aiuta a capire meglio la figura dell’artista più anaffettivo e chiacchierato del Novecento. Senza contare che questi dieci-volumi-in-uno rappresentano un ammirevole esercizio di stile che testimonia una cultura artistica davvero pirotecnica e si fa, in definitiva, atto performativo. Naturalmente pop.

Ferruccio Giromini

Typex – Andy. I fatti e la favola
BAO Publishing, Milano 2018
Pagg. 562, € 29
ISBN 9788832731330
https://baopublishing.it

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Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini (Genova 1954) è giornalista dal 1978. Critico e storico dell'immagine, ha esercitato attività di fotografo, illustratore, sceneggiatore, regista televisivo. Ha esposto sue opere in varie mostre e nel 1980 per la Biennale di Venezia. Consulente editoriale, ha diretto…

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