In Thailandia aprirà entro il 2025 un nuovo grande museo internazionale d’arte contemporanea
Il DIB, a Bangkok, è il ricercatissimo museo privato di una famiglia di imprenditori, mecenati e collezionisti. Ecco le foto dello spazio e della prima mostra, incentrata sul rapporto tra spiritualità e arte
Metti il piccolo Buddha – e una grande fortuna economica – sulla pista dell’arte contemporanea. Il risultato dei fattori (e del gioco di parole) può essere un nuovo museo. Più precisamente: una nuova idea di museo. Succede a Bangkok, la capitale tailandese, dove il prossimo 21 dicembre 2025 inaugurerà, in un ex-edificio industriale, il DIB, museo privato della famiglia Osathanugrah, imprenditori, mecenati e collezionisti. Architettura minimal-neo-buddista, spazi espositivi coniugati con sale di meditazione, artisti del sud-est asiatico in dialogo con una raccolta internazionale. E, in prospettiva, un programma di mostre ambiziose. La prima ha come titolo (In)visible presence ed è incentrata sul rapporto tra spiritualità e arte, sulle presenze care al nostro cuore ma celate.
DIB, il nuovo museo di arte contemporanea di Bangkok
Il DIB museum è un progetto a lungo accarezzato da Petch Osathanugrah, eccentrica figura di uomo d’affari, appassionato d’arte e cantante pop, mancato due anni fa. Oltre a guidare l’impresa di famiglia, l’azienda di soft drink Osotspa, si è lanciato in diverse imprese editoriali e commerciali ed è entrato nella hit parade tailandese con la canzone I am just a man. Petch – che, con occhiali tondi e pizzetto, assomigliava al Keith Carradine che cantava I am easy nel film Nashville – era anche un curioso, tenace collezionista di arte contemporanea. Il gusto l’aveva probabilmente ereditato dal padre Surat, businessman, collezionista e fotografo che aveva ritratto con delicatezza angoli e attimi di una Bangkok intima e antica, destinati alla dissolvenza. La chiave “collezionistica” di Petch era invece la ricerca della spiritualità nell’arte dei nostri giorni. Così, in 30 anni tra gallerie e visite negli atelier in giro per il mondo, ha messo insieme una raccolta che va da Pablo Picasso a Damien Hirst oltre ad artisti tailandesi quali Rirkrit Tiravanija e Montien Boonma. “Ho cercato di far crescere la mia collezione intorno al tema della condizione umana e della spiritualità” aveva dichiarato in un’intervista. “Non mi interessa il contesto sociale e politico, mi interessano opere che abbiano un forte impatto visivo” ribadiva. Come A Thousand Years, il cranio di mucca in decomposizione creato da Hirst nel 1990. “Penso che abbia una forte spiritualità, ti tira fuori certe emozioni senza che tu stia a pensare se sia bello o meno”.

Cosa troveremo al Museo DIB di Bangkok
Ora il testimone è passato al figlio Purat; secondo Forbes la famiglia Osathanugrah è al 13esimo posto tra i ricchi della Tailandia. La collezione si è ampliata: comprende lavori di David Salle, Alicja Kwade, Frank Stella, Takashi Murakami, Kawita Vatanajyankur. Che in questi giorni cominciano ad essere allestiti nelle undici gallerie dell’ex magazzino industriale nel distretto di Khlong Thoei, sede di un programma per l’insegnamento musicale e artistico destinato all’infanzia, coincidenza che avrebbe colpito Petch. Dib, in lingua tai, significa crudo, grezzo; il nome del museo fa riferimento alle origini industriali della location. Ma anche alle emozioni di base care allo scomparso collezionista. Il recupero e adattamento all’uso museale, curato dallo studio internazionale WHY Architecture, contiene anche omaggi e citazioni al buddismo Teravada, o del Piccolo Veicolo, aderente agli insegnamenti originali del Buddha, la religione-filosofia più seguita in Tailandia. Per esempio, il tetto seghettato alterna lucernari che creano un ritmo di luce nelle gallerie, un riferimento al concetto buddista di illuminazione. Se le facciate interne mescolano lo Zen con l’architettura modernista occidentale della metà del secolo scorso, una galleria curva chiamata la “Cappella”, evoca da lontano le rotondità di uno stupa. Il pavimento di piastrelle di vetro riflettente del cortile aumentano l’effetto di elevazione dello sguardo e dello spirito.
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Un nuovo tassello di arte contemporanea a Bangkok
Il museo atterra in una città che da anni vive un crescente fermento artistico. Anche se non è, almeno nominalmente, il primo museo di Bangkok dedicato all’arte contemporanea – esiste già il MOCA, Museum of Contemporary Art, vicino all’aeroporto, pure questo privato, del milionario Tai Boonchai Bencharongkul, dedicato alla memoria dell’artista italo-tailandese Corrado Feroci – il DIB, che ha come direttrice la storica dell’arte giapponese Miwako Tezuka, si presenta come un moltiplicatore della scena contemporanea nella metropoli asiatica. Già ricca di gallerie dal peso internazionale, come Nova Contemporary e 100 Tonson (assidue alle fiere di Art Basel), di artisti affermati ed emergenti, da Pinaree Sanpitak a Kitti Narod, magnete turistico da più di un decennio, la capitale tailandese sembra mirare in alto. Con la censura crescente in Cina (inclusa Hong Kong) che colpisce anche l’espressione artistica, Bangkok vuole ora diventare un polo per la cultura nell’Estremo Oriente.
Fabio Sindici
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