Koide Narashige, il pittore che amava le donne. La grande mostra è a Osaka
Una retrospettiva al Nakanoshima Museum of Art racconta la vita e l’arte di Koide Narashige, il pittore giapponese che si fece conquistare dall’Europa senza mai dimenticare le proprie origini. Tra le opere esposte spiccano i nudi femminili che lo resero celebre
Dopo 25 anni, il Nakanoshima Museum of Art di Osaka, riporta all’attenzione del pubblico Koide Narashige (Osaka, 1887-1931), uno dei principali artisti yoga, pittori giapponesi in stile occidentale, dell’era moderna. Retrospettiva, in collaborazione con il Fuchu Art Museum di Tokyo, articolata secondo un criterio cronologico, che in quattro sezioni e due nuclei tematici – tra disegni, bozzetti, lavori su vetro rovesciato e toccanti nihonga (pitture in inchiostro su carta in stile giapponese) – racconta la parabola creativa di un artista talentuoso, versatile, aperto alle influenze e alle novità, venuto a mancare a soli 43 anni, a causa di una malattia cardiaca cronica.

Chi era Koide Narashige
Le numerose opere attestano le brillanti capacità pittoriche di Narashige, coltivate con perseveranza nonostante le iniziali difficoltà: prima ad accedere al Dipartimento di Pittura Occidentale alla Tokyo Fine Arts School, poi a far accettare i suoi quadri alla Mostra d’Arte del Ministero dell’Educazione. Criticità in parte dovute al suo background, una famiglia di commercianti di Osaka; e, nel contempo, superate grazie allo stesso. Fu proprio nel cuore caotico e contraddittorio della città che il giovane sviluppò il suo spiccato senso estetico. Narashige intuì precocemente e con risolutezza le potenzialità dell’olio, riuscendo a coniare uno stile yoga prettamente nipponico, non più mera imitazione della pittura occidentale.
Una pittura che va oltre la tecnica
Le qualità delle sue opere, data da padronanza del medium pittorico; nonchalance nell’alternanza di generi, stili e tecniche; maestria nell’uso dei colori, caratterizzati da una gamma cromatica e tonale decisa, per lo più accesa e variopinta ma sempre calibrata, gli valsero prestigiosi riconoscimenti. Nel 1915, dopo la laurea, il dipinto Montagne all’inizio dell’estate (1915) fu selezionato per la mostra dell’Istituto Giapponese d’Arte Restaurato; nel 1919 vinse il Premio Chogyu, con N’s Family alla 6ª Esposizione Nika e, l’anno seguente, il Premio Nika, con il Ritratto di Oume (1920), con cui divenne membro dell’Associazione Nika. Ma fu il viaggio in Europa a determinare la radicale metamorfosi nella sua pittura, dietro e dentro la quale c’è ben più della sola perizia tecnica.

L’Europa al Nakanoshima Museum of Art
L’Europa, in cui viaggiò per 5 mesi, tra il 1921 e ’22, fu un’esperienza dirimente per la crescita artistica e umana di Narashige, perché toccando con mano l’Occidente riuscì a “separarsene”, sviluppando uno stile personale. Nel vecchio continente a cavallo tra le due guerre, oltre ad ammirare i maestri della tradizione, entrò in contatto con uno scenario in fermento, in cui imperversavano passioni e avanguardie. Un clima di rinnovamento che si respira nelle opere dell’artista, capace di assorbire la lezione europea reinterpretandola in maniera efficace, senza pedanteria. Se prima l’influsso occidentale era più di forma che di sostanza, con l’impasto di colori ancora alla sodosha e da riferimenti per lo più figurativi, come nella N’s Family, in cui compaiono una natura morta alla Cézanne e un libro di dipinti di Hans Holbein; dopo il viaggio lo stile divenne più fluido, connotato da una piena comprensione del medium che, diluito e stratificato, restituiva a pieno tutta la sua trasparenza e luminosità.
I nudi femminili di Koide Narashige
Con il rientro in patria e il trasloco ad Ashiya il pittore si dedicò ai nudi femminili, per cui divenne celebre tanto da essere nominato Narashige dei nudi. Opere in cui si percepiscono, evanescenti come tracce oniriche, traslate attraverso elementi personali e culturali, le memorie di Modigliani e Matisse. Rispetto alla tradizione, Narashige ha codificato una propria forma di nudo, proponendo un’inedita idea di bellezza femminile, dalla sensualità endemica e manifesta, ma mai aggressiva, volgare o arrogante. Le donne in Narashige non sono solo modelle o geishe, ma persone con una storia e un’identità, esplicate attraverso fisicità che le rendono concrete e accentuate dall’allargamento dell’inquadratura alla quotidianità circostante. Attraverso pochi tratti il pittore traccia una narrazione che diventa racconto, come se ogni dipinto fosse il portato di un rapporto. Le linee scorrevoli modellano i corpi attraverso una serie di curve, senza indugiare sui dettagli; verso una semplificazione via via più marcata; una stilizzazione, i cui esiti, data la prematura scomparsa, rimangono a noi preclusi. Anche nell’incarnato, lavorato con una miscela di colori estranea ai nudi occidentali, bianco, rosso chiaro e verde pallido mescolati nel giallo, l’artista ottenne risultati strabilianti, con tonalità brillanti per una texture calda e decisamente viva.

La mostra del Nakanoshima Museum of Art di Osaka
Una mostra scrupolosa che, raccontando l’uomo oltre l’artista – con approfondimenti sulla sua vita pubblica e le attività collaterali di teorico, docente e editore – mette in luce come, al di là dell’indiscutibile maestria tecnica, ciò che ha consacrato Narashige all’alveo della storia dell’arte è la pulsante e intensa umanità delle sue opere. Qualità data da una rara cura, attenzione e calore nella resa dei soggetti; da una sottile, quasi impercettibile, autoironia nel rappresentarsi; da una sincera e mai affettata tenerezza nell’evocare non solo momenti di vita vissuta, ma anche capolavori europei nei bellissimi nihonga, straordinari pezzi di bravura dalla disarmante semplicità.
Ludovica Palmieri
Osaka // fino al 24 novembre
Koide Narashige: alla ricerca della pittura a olio per i giapponesi
NAKANOSHIMA MUSEUM OF ART
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