I demoni di Agnieszka Polska a Berlino

Dopo aver ricevuto il prestigioso Preis der Nationalgalerie, Agnieszka Polska, artista polacca di base a Berlino, debutta presso l’Hamburger Bahnhof con l’installazione video “The Demon’s Brain” (2018), in una rara sintesi di poesia e impegno politico. Allieva di Hito Steyerl presso l’Universität der Künste berlinese, Polska sviluppa nell’elaborazione digitale un autonomo linguaggio visivo. Sui quattro schermi installati nella navata principale del museo scorrono simultaneamente videosequenze in cui si combinano azione filmata dal vivo e animazione digitale.

Non è senza una certa sorpresa (e forse diffidenza) che il visitatore si confronta con il tema centrale della mostra di Agnieszka Polska (Lublino, 1985), apparentemente non dei più accattivanti: le vicende dell’estrazione del sale nelle miniere polacche medioevali. L’installazione trae ispirazione, infatti, dalla corrispondenza realmente intrattenuta da Mikołaj Serafin, ufficiale polacco del XV secolo, con i sudditi impiegati nelle miniere in condizioni inumane e la rete di debitori e creditori. Dalle lettere – alcune riportate a introduzione della mostra – traspare la durezza delle condizioni di lavoro dei minatori, nonché il cinismo e l’indifferenza dell’ufficiale per le loro sofferenze. Protagonista del video è un personaggio di finzione, un giovane portalettere analfabeta che durante una spedizione si imbatte in demoni digitali, tanto inquietanti quanto graziosi, con un messaggio per lui: “It is not too late” – non è troppo tardi per risanare lo scenario postapocalittico rappresentato sugli schermi.

PROTOCAPITALISMO

Con The Demon’s Brain Polska connette vicende apparentemente molto distanti tra loro: la storia delle miniere di sale in Polonia nel Medioevo, gli effetti del capitalismo ultraliberista contemporaneo e gli sviluppi odierni dell’intelligenza artificiale. È un esperimento di “storia comparata”, da cui emergono pattern ricorrenti e analoghe dinamiche. Sfruttamento delle risorse, consumo di suolo, deforestazione, sordità di una classe dirigente alle richieste dei lavoratori-schiavi: temi che caratterizzano il protocapitalismo polacco tanto quanto le più recenti manifestazioni del capitalismo globale. Nel tempo rimane costante la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi o pochissimi, e la trasformazione delle risorse umane e non umane in strumenti di investimento e profitto.

Agnieszka Polska, The Demon’s Brain, 2018. Still da videoinstallazione © Agnieszka Polska. Courtesy Żak _ Branicka, Berlino & Overduin & Co., Los Angeles

Agnieszka Polska, The Demon’s Brain, 2018. Still da videoinstallazione © Agnieszka Polska. Courtesy Żak _ Branicka, Berlino & Overduin & Co., Los Angeles

IL NUOVO SALE

Le insopportabili condizioni di vita dei minatori, il dolore e i sacrifici richiesti dal lavoro in miniera assumono una valenza paradossale, ora che l’innovazione tecnologica consente di produrre il sale su scala globale e di trasformarlo in bene di immediata reperibilità. Da valuta pregiata il sale è divenuto bene di consumo dal valore irrisorio. In linea teorica questa stessa trasformazione può – o potrebbe – interessare qualsiasi bene prodotto dall’industria: grazie al progresso tecnologico si possono produrre sempre più beni a costi sempre più bassi; il sogno di un mondo materiale “post-scarsità”, che debelli la povertà una volta per tutte, non è mai parso più realizzabile. Eppure, il demone creato da Polska non sembra offrire rassicurazioni sul futuro.

DATA MINING E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Chi si nasconde dietro al demone dai tratti gentili che va incontro al messaggero? È un corvo dagli occhi grandi che parla di background process, 3D, aria che brucia, di un mondo in cui l’acqua vale molto più del sale; un mondo che sembra molto simile al nostro.
Nei pannelli introduttivi al video colpisce l’annotazione di Tiziana Terranova, docente di Sociologia delle Comunicazioni presso l’università L’Orientale di Napoli, che paragona l’estrazione di sale nelle miniere medioevali al data mining contemporaneo, con il quale non si estrae materia inorganica ma desideri, sogni, speranze da quella forma di intelligenza collettiva che è internet. Alla violenza del sistema feudale si sostituisce la seduzione della rete digitale, alla scarsità di beni la sovrabbondanza di informazioni, alla schiavitù del suddito il lavoro gratuito di una massa di utenti sotto forma di condivisione spontanea di dati.

Agnieszka Polska, The Demon’s Brain, 2018. Still da videoinstallazione © Agnieszka Polska. Courtesy Żak _ Branicka, Berlino & Overduin & Co., Los Angeles

Agnieszka Polska, The Demon’s Brain, 2018. Still da videoinstallazione © Agnieszka Polska. Courtesy Żak _ Branicka, Berlino & Overduin & Co., Los Angeles

ARTE, ECOLOGIA E POLITICA

In The Demon’s Brain impegno ecologico e politico e riuscita estetica trovano una sintesi convincente. Polska si fa interprete di un’urgenza dai contorni estremamente attuali: si pensi alla resistenza nella foresta di Hambach, affettuosamente “Hambi” per i suoi difensori, ai richiami e agli appelli di filosofi e intellettuali, Bruno Latour tra tutti, o ancora al recente rapporto commissionato dall’ONU a novantuno esperti, in cui si elencano le misure da prendere nell’immediato per tenere sotto controllo l’ulteriore aumento – potenzialmente catastrofico – della temperatura media terrestre. Quale può (deve?) essere il ruolo del singolo individuo nel rispondere all’urgenza di una questione globale?
It is not too late”, ripete il demone al giovane messaggero. Con un certo disagio, ce lo auguriamo tutti.

Cristina Travanini

Berlino // fino al 3 marzo 2019
Agnieszka Polska. The Demon’s Brain
HAMBURGER BAHNHOF – MUSEUM FÜR GEGENWART
Invalidenstraße 50-51
www.smb.museum

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Cristina Travanini

Cristina Travanini

Cristina Travanini è Dottore di Ricerca in Filosofia presso l’Università di Roma II, con una specializzazione in teoria dell’oggetto e del valore. Tra i suoi più recenti interessi di ricerca troviamo l’arte e l’estetica contemporanee, la filosofia delle emozioni e…

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