Le Officine Fotografiche fanno 25 anni e festeggiano con una mostra del grande fotogiornalista Paolo Pellegrin

Una mostra che permette di esplorare un aspetto meno conosciuto della produzione di Pellegrin: il ritratto. Ne parliamo con la curatrice della mostra Annalisa D’Angelo

Una mostra molto importante, quella del grande fotografo Paolo Pellegrin, per il 25° anniversario delle romane Officine fotografiche di Emilio D’Itri, che ne è al contempo il fondatore e direttore artistico. Persona, un approfondimento della produzione di ritratti del fotogiornalista, ha un valore che va oltre la fotografia, soprattutto oggi, con oltre 2 milioni di persone scese in piazza per Gaza solo in Italia. “In questo particolare momento storico in cui la virtualità estremizzata ci sta provando a costringere a disumanizzare qualsiasi cosa vediamo”, dice Amedeo Ciaccheri, presidente del Municipio 10 di Roma, “e quindi a rimanere anestetizzati anche alle immagini più terribili che ci arrivano quotidianamente dall’altra parte del Mediterraneo o dalle guerre in giro per il mondo, solo chi conosce il valore di costruire un racconto di una comunità sa che cosa vuol dire attraverso l’immagine, restituire la vita, proprio come fanno Officine fotografiche in questo quartiere di Roma”. 

Officine è un luogo speciale, da proteggere, ricorda Pellegrin. “Stiamo vivendo un’enormità della storia”, sottolinea l’artista Paolo Pellegrin, “e credo che nel racconto del mondo, dell’Occidente, della nostra vita, ci sarà un prima e un dopo Gaza”.

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Persona, Paolo Pellegrin, Officine Fotografiche, Roma

La mostra di Paolo Pellegrin curata da Annalisa D’Angelo

La mostra è stata curata da Annalisa D’Angelo che lavora con lui da moltissimi anni: Persona è un incastro di discorsi fatti tra lei e Paolo sul tema del ritratto e l’amicizia con Emilio D’Itri – che anni fa espresse il desiderio di tenere un giorno una mostra di Pellegrin sul tema –  l’ha portata a compimento. “Annalisa è diventata una coautrice del mio lavoro”, dice Paolo Pellegrin, “io scatto, viaggio, vado e spesso non ho il tempo di fare il tipo di editing che mi era stato insegnato dai miei maestri e qui arriva lei”

L’intervista ad Annalisa D’Angelo

Qual è la chiave di lettura principale che ha guidato la selezione delle immagini?
Mi sono fatta guidare dal termine “Persona” che, in filosofia, esprime il concetto di singolarità dell’essere umano: ne definisce l’identità, la dignità, la capacità di conoscere e di entrare in relazione. La selezione è tutta basata su questo concetto. In un momento storico in cui la complessità del presente ci spinge a interrogarci sulle grandi dinamiche globali, le storie delle singole persone riescono a farci comprendere meglio la storia contemporanea. Ho sentito la necessità di rileggere alcuni dei suoi lavori per ristabilire un contatto diretto con la singola persona, l’individuo.

C’è stata un’immagine che è risultata particolarmente difficile da collocare o interpretare nello spazio espositivo?
In realtà no, o comunque ho cercato di legare tutto, a volte magari da un filo invisibile, ma un legame c’è sempre. Pensavo di avere “problemi” a far dialogare i ritratti degli attori con il resto, e invece poi si è tutto sviluppato in maniera abbastanza naturale. L’archivio di Pellegrin è davvero immenso, come se avesse già vissuto altre vite oltre alla sua. 

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Persona, Paolo Pellegrin, Officine Fotografiche, Roma

Curare l’opera di Paolo Pellegrin

Quali sfide si incontrano nel curare una mostra fotografica di un autore così noto per il fotogiornalismo, che qui esplora una dimensione più intima?
Curare una mostra è sempre un momento delicato, che richiede attenzione, dedizione, rispetto e conoscenza profonda del lavoro del fotografo e della storia che andiamo a raccontare. Per me il lavoro di Paolo Pellegrin ha una grande dimensione intima, in tutti i suoi lavori dalla Cambogia, ai Rom, a Gaza, e all’Ucraina, in qualche modo riesce sempre a comunicare il micro e il macro della storia, e i ritratti sono la parte più intima. Quando ci soffermiamo sullo sguardo di queste persone, iniziamo ad interpretare anche noi, come pubblico, la loro storia personale, è qui che succede la magia, e il personale diventa universale attraverso gli occhi dello spettatore. 

Dia Pellegrino

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Dia Pellegrino

Dia Pellegrino

Dia Pellegrino è laureata in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Torino, con una tesi in Semiotica sull’evoluzione dell’immagine infantile nei dipinti ottocenteschi fino alla pubblicità contemporanea. Ha collaborato con Exibart, per cui ha scritto un articolo denuncia sul commissariamento dell’Associazione…

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