A Milano c’è un interessante festival culturale tutto attorno alla Stazione e al Naviglio della Martesana

Dalla Stazione Centrale al Naviglio della Martesana, torna la rassegna che da ormai tre anni racconta una Milano inedita tra lavanderie self-service, chiese e studi d’artista per l’occasione presentati come spazi espositivi al fine di portare la sperimentazione artistica fuori dai confini tradizionali

Nasce dall’esperienze di Centrale Festival a Fano, nelle Marche, che dal 2009 con Marcello Sparaventi e Luca Panaro promuove la fotografia e le sue sperimentazioni in ambito contemporaneo, il Milano Centrale Festival. Quest’anno alla terza edizione, l’appuntamento milanese presenterà (il 3, 4 e 5 ottobre 2025) mostre, performance, talk e laboratori in lavanderie self-service, chiese, bar di cabaret, biblioteche di quartiere, spazi condivisi e perfino una camera ottica affacciata sul Binario 1 della Stazione Centrale.

Milano Centrale Festival 2025

L’obiettivo, spiega il direttore artistico Luca Panaro di Chippendale Studio, è duplice, promuovere la fotografia come mezzo di riflessione sul reale e, allo stesso tempo, valorizzare una parte di Milano meno raccontata ma non per questo meno attiva da un punto di vista artistico culturale, che dai grattacieli di Melchiorre Gioia si apre verso la Martesana.

Milano Centrale Festival 2025 nelle parole del direttore artistico Luca Panaro 

Siamo particolarmente interessati alle sperimentazione del linguaggio fotografico e video, e a quegli artisti che riflettono sulla potenzialità del mezzo: non raccontano storie, non troveremo nelle loro opere uno storytelling, ma piuttosto mostrano come la fotografia, il cinema, la video-arte ci permettono di vedere la realtà in una maniera diversa”, continua il critico e docente. 

Gli artisti di Milano Centrale Festival 2025

Tra i nomi in mostra, Paolo Ventura tra malinconia e incanto, che ritrae la Martesana come uno spazio liminale, rarefatto, quasi astratto, mentre Irene Mele rilegge la memoria storica del canale attraverso la cianotipia, stampando su tessuto immagini d’archivio di lavandaie e immergendole fisicamente nelle sue acque. La memoria è centrale anche nella Biblioteca di Gorla, dove un libro-oggetto ricorda la strage che colpì il quartiere nel 1944, con la morte di 184 bambini. Il rapporto tra l’artista e il mondo naturale emerge, invece, nella mostra di Julia Carrillo in cui luce, aria e acqua vengono “impresse” in camera oscura dando vita a forme astratte. Maurizio Finotto, affronta, poi, il nodo familiare e identitario attraverso una serie di ex voto dedicati ai genitori, mentre Fabio Sandri gioca con l’autorappresentazione, in un invito al pubblico a lasciare una traccia di sé. È c’è anche la riflessione sul digitale: Roberto Cavazzuti esplora il confine tra verità e finzione con l’uso dell’intelligenza artificiale, sollevando interrogativi sulle nuove estetiche e responsabilità delle immagini. Una sezione, inoltre, è dedicata all’editoria d’arte e al libro fotografico. Il Dummy Photobook di Chippendale Studio e altre pubblicazioni diventano occasione di incontro e approfondimento con artisti, editori e curatori, ribadendo il valore dell’oggetto-libro come opera autonoma.

Scopri tutto il programma

Caterina Angelucci

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Caterina Angelucci

Caterina Angelucci

Caterina Angelucci (Urbino, 1995) è laureata in Lettere Moderne con specializzazione magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Oltre a svolgere attività di curatela indipendente in Italia e all'estero, dal 2018 lavora come…

Scopri di più