Tra immagini fotografiche e in movimento. Sohrab Hura vince il premio dell’Eye Filmmuseum di Amsterdam
L’Eye Art & Film Prize 2025 gli è stato riconosciuto per la capacità di restituire il presente attraverso un linguaggio che comprende fotografia, film, pittura e disegno l’artista indiano che tratta vari temi, dalla violenza alle disuguaglianze e la salute mentale

“Ciò che rende Hura così affascinante è il fatto che non si limita a una sola disciplina. Si muove con disinvoltura tra immagini fisse e in movimento, tra ritmi cinematografici e collage fotografici. Le sue creazioni si collocano tra saggio e incontro, tra documentario e sogno. In questo modo, rivela con acutezza e talvolta con poesia le contraddizioni e la natura surreale della vita contemporanea – in particolare nel contesto dell’Asia meridionale – costruendo al contempo un linguaggio visivo che risuona a livello globale”, con queste parole la giuria internazionale dell’Eye Art & Film Prize, presieduta dalla direttrice Bregtje van der Haak, ha conferito a Sohrab Hura (Hooghly-Chinsurah, India, 1981) il premio istituito dall’Eye Filmmuseum di Amsterdam.

L’Eye Art & Film Prize 2025
Nato nel 2015, si tratta di uno dei riconoscimenti internazionali più importanti per chi opera nell’ambito del cinema e delle arti visive e di chi fa di questo incontro il proprio linguaggio artistico. Tra i vincitori delle edizioni precedenti si ricordano Hito Steyerl, Wang Bing, Francis Alÿs, Meriem Bennani e, più recentemente, Garrett Bradley e Chia-Wei Hsu, scelti da una giuria internazionale che cambia ogni anno. Per questa edizione, per esempio, sono stati chiamati a esprimere il proprio giudizio Leonardo Bigazzi, Nanouk Leopold, Lemohang Jeremiah Mosese, Hila Peleg e Chris Dercon. Mentre i candidati sono stati proposti da un comitato consultivo sempre internazionale, composto da Manthia Diawara, Hoor Al Qasimi, Júlia Rebouças, Rajendra Roy, Eva Sangiorgi e Apichatpong Weerasethakul.
Per l’occasione abbiamo intervistato Sohrab Hura, che riceverà un premio di 30mila euro e una presentazione presso l’Eye Filmmuseum entro l’anno.

L’intervista al vincitore dell’Eye Art & Film Prize 2025 Sohrab Hura
Cosa ha significato per te ricevere l’Eye Art & Film Prize?
È stata una sorpresa, a dire il vero, e mi sento molto toccato dal fatto che la giuria abbia trovato qualcosa di significativo nella mia pratica a cui potersi connettere. Ho iniziato il mio percorso con la fotografia e questa ha costituito fin dall’inizio il nucleo centrale del mio lavoro. Ho sempre visto il film, il disegno o qualsiasi altro mezzo che mi incuriosiva come nuovi strati da sovrapporre al mio lavoro fotografico. Un’estensione della fotografia e non qualcosa di completamente separato. Un riconoscimento come questo mi conferma che va bene lavorare in uno spazio di confine. In passato, una piccola parte di me avrebbe desiderato che un riconoscimento del genere venisse da un’istituzione fotografica, dato che ho iniziato come fotografo. Quindi, il fatto che ora arrivi dall’Eye Filmmuseum significa molto per me e mi dà la fiducia per andare avanti e continuare a sperimentare con leggerezza.
La giuria ha dichiarato: “Ciò che rende Hura così affascinante è il fatto che non si limita a una sola disciplina. Si muove con disinvoltura tra immagini fisse e in movimento, tra ritmi cinematografici e collage fotografici”, come combini i diversi medium nel tuo lavoro? E perché?
Mi interessano principalmente le storie e come vorrei raccontarle. Il modo e la forma emergono da sé, a un certo punto. Se dovessi fare una comparazione con un altro ambito è come cucinare. Magari voglio preparare un piatto specifico, ma se penso un po’ di più a chi potrei volerlo cucinare, modificherei la ricetta di conseguenza, magari persino cambiando la forma stessa del piatto. E magari prendendo gli avanzi del pasto di ieri per farci un piatto nuovo per oggi. Creare diventa semplice come cuciniamo (e mangiamo) quotidianamente. Quando ero bambino, mi piaceva giocare a calcio, leggevo di Johan Cruyff e della filosofia del “calcio totale”. Forse fare arte può essere anche così?

L’artista Sohrab Hura tra disinformazione e identità
In The Lost Head & The Bird esplori i temi della disinformazione e delle dinamiche di potere. Secondo te, qual è il ruolo dell’artista in un’epoca di manipolazione visiva?
Lavoro per dare un senso alle cose. Più precisamente, voglio riuscire a riconoscere dei modelli. Credo che sia altrettanto significativo dare un senso alle piccole cose quotidiane quanto osservare la società nel suo insieme. Se riesco a vedere questi due punti non come stati separati ma come estremi di un ampio spettro in cui il mondo esiste, allora diventa più facile vedere le molteplici connessioni e i significati che mi circondano. In quest’epoca di informazione e manipolazione può diventare molto opprimente cercare di elaborare tutto, quindi lavorare con un certo margine di dubbio e con una certa morbidezza aiuta. Un po’ come quando tenere la sabbia con una presa morbida ma ferma è meglio che stringere troppo il pugno, perché altrimenti tutta la sabbia scivola via. L’informazione, per come fluisce e per come può essere manipolata, sembra piuttosto instabile e penso che quella piccola distanza possa aiutare a seguire i cambiamenti nei modelli.
Molte delle tue opere affrontano temi di identità e memoria in India. Descriveresti la tua arte come politica per natura?
Non mi descriverei come un artista politico. Ci sono tante persone là fuori che si prendono rischi ben più grandi per rendere il mondo un posto migliore. Io sto solo facendo arte, film, fotografie e cose del genere. Non considero nemmeno il mio lavoro come un impegno attivo su temi come identità e memoria o su argomenti così ampi. Il mio lavoro spesso parte da qualcosa di molto piccolo, il quotidiano. Ma il punto è che il quotidiano rende impossibile ignorare la natura politica della vita e non posso sfuggire alla politica del mondo che mi circonda, che si tratti della vita in un piccolo villaggio nell’India centrale o del genocidio in corso in Palestina. Forse per qualcun altro il mio lavoro può sembrare politico, perché ne vede solo la forma finale, ma per me il mio lavoro è davvero il processo che porta a ciò che gli altri vedono.
Puoi condividere qualche dettaglio su progetti futuri o lavori in arrivo?
Sto lavorando a qualche libro fotografico che, spero, verrà pubblicato l’anno prossimo, oltre a un paio di mostre in India previste per l’inizio del prossimo anno, per le quali sto realizzando nuovi disegni.
Caterina Angelucci
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