A Madrid si celebrano i 100 anni dalla nascita del grande artista Robert Rauschenberg

È proprio la Fondazione che ospitò la prima mostra di Bob Rauschenberg in Spagna nel 1985 a festeggiare oggi, con una grande retrospettiva, i cento anni dalla nascita dell’artista americano che, attraverso la sua ricerca cercò di raccontare la complessità della vita

Non è un grande museo pubblico, ma un’istituzione privata a celebrare a Madrid il centenario della nascita di Robert Rauschenberg (1925-2008). Si tratta della Fundación Juan March – realtà culturale legata all’omonima banca, con sede anche a Cuenca e Maiorca – che, peraltro, nel 1985 ospitò la prima monografica dell’artista statunitense in Spagna, in piena movida madrileña e con la presenza anche del celebre gallerista italo americano Leo Castelli. Oggi, la stessa Fondazione, in collaborazione con la Robert Rauschenberg Foundation di New York e la galleria austriaca Taddeus Ropac, presenta una mostra interessante, ben curata e realizzata. L’esposizione, dal titolo Robert Rauschenberg: l’uso delle immagini, si caratterizza per un allestimento originale in cui i telai di legno, oltre a sostenere le opere, suddividono gli spazi; di pregio anche il catalogo che, in linea con l’estetica di Rauschenberg, riporta riproduzioni di frasi in stampatello dall’artista.  

Le immagini nella creatività di Rauschenberg a Madrid 

Il titolo Robert Rauschenberg: l’uso delle immagini indica chiaramente la scelta tematica dei curatori Juan Manuel del Junco, Lucía Montes Sánchez e Inés Vallejo Ulecía, focalizzata sull’importanza della tecnica fotografica all’interno del processo creativo del grande artista statunitense. La mostra si apre, infatti, con una bellissima carrellata di foto, la maggior parte in bianco e nero e di formato quadrangolare, scattate da Rauschenberg negli Anni Cinquanta e Sessanta, tra il Black Mountain College (in Carolina del Nord, dove l’artista studia), New York e i viaggi in Europa e nel Nord Africa. La sfida del giovane artista era fotografare l’America “palmo a palmo”, progetto ambizioso ma incompiuto. Si percepisce però già l’idea di raccontare la complessità della vita, ritraendo luoghi e oggetti apparentemente insignificanti, con spirito di curiosità e senza ordine gerarchico (random orden). A Madrid sono esposte alcune immagini significative di quegli anni: la serie scattata tra i resti archeologici e nei mercati di Roma; i collage fotografici a Venezia; gli scatti dentro e fuori i limiti delle città; gli autoritratti o ritratti degli amici Cy Tombly e John Cage.  Agli esordi, la fotografia per Rauschenberg è già un linguaggio sperimentale, con fine di appropriazione e di documentazione, come un taccuino di appunti.  

Robert Rauschenberg mentre disegna nel suo studio di Lafayette Street, Nueva York. Foto: Harry Shunk e János Kender. Getty
Research Institute, Los Angeles. Donazione della Roy Lichtenstein Foundation in memoria di Harry Shunk e János Kender. © J. Paul Getty Trust
Robert Rauschenberg mentre disegna nel suo studio di Lafayette Street, Nueva York. Foto: Harry Shunk e János Kender. Getty
Research Institute, Los Angeles. Donazione della Roy Lichtenstein Foundation in memoria di Harry Shunk e János Kender. © J. Paul Getty Trust

Robert Rauschenberg: l’impegno sociale di un artista visionario  

Nel panorama contemporaneo, anche più recente, è raro trovare forme, linguaggi e tecniche artistiche che non siano stati sperimentati da Rauschenberg nella sua lunga e prolifica carriera. Considerato un ponte tra l’Espressionismo astratto e la Pop Art, Rauschenberg è un artista difficile da classificare, che si è nutrito dell’immaginario del passato per aprire la strada alle tendenze del futuro. Le sue idee visionarie sul rapporto tra arte e tecnologia, l’attenzione medio-ambientale, il senso di giustizia sociale e la convinzione del potere comunicativo delle immagini sono temi ancora di attualità nel dibattito critico. Il progetto ROCI – Rauschenberg Overseas Culture Interchange – nasce negli Anni Ottanta proprio per promuovere la pace e la convivenza attraverso semplici scambi o gesti artistici, nei Paesi dove le libertà democratiche sono limitate o represse. A Madrid, è rappresentato da quattro significative opere della serie Roci Chile (1985), Roci Venezuela, (1985), Roci Cuba (1988) e Roci Usa (1991); ogni opera è corredata dalle foto che l’artista realizza sul territorio e che poi include nel processo creativo, generalmente attraverso la tecnica della serigrafia.  

Foto senza fotocamera, sperimentazione e tecnologia alla Fondazione Juan March di Madrid 

L’esposizione si concentra in maniera dettagliata sulle tecniche di creazione delle immagini che l’artista sperimenta senza usare la macchina fotografica. Negli Anni Cinquanta Rauscheberg realizza i Blueprints con l’antica tecnica della cianotipia, creando immagini con effetti sfumati blu-azzurri. Anche nei celebri Combines, collage tridimensionali di pittura e scultura, sono spesso incluse una o più foto, generalmente prese da ritagli di giornali dell’epoca. Negli Anni Sessanta Rauschenberg impara le tecniche della litografia e della serigrafia (appresa nello studio di Andy Warhol), per riprodurre foto su carta, tela o altri supporti come plexiglass, rame o alluminio. Non è un caso, che con i Silkscreen Paintings nel 1964 vince il Gran Premio internazionale della pittura alla Biennale di Venezia. 
Alla fine degli Anni Settanta torna, invece, alla macchina fotografica tradizionale per realizzare le scenografie degli spettacoli dell’amica coreografa e ballerina Trisha Brown.  L’artista scatta milioni di immagini prima di trovare le sequenze adatte da proiettare su quattro maxischermi sul palcoscenico.  Sempre per la Trisha Brown Dance Company, nel 1983, disegna anche i costumi dei ballerini e tramite serigrafia trasferisce le foto sul tessuto, mostrando ancora una volta assoluta duttilità nell’uso delle immagini.  

Nuove tecniche e fiducia nei materiali: Robert Rauschenberg negli Anni Novanta 

Negli Anni Novanta, Rauschenberg si misura con tecniche sempre nuove e impiega comuni stampanti a getto di inchiostro per riprodurre, in diverse scale, tantissime immagini di oggetti, perlopiù d’uso comune ma difficili da classificare, con le quali costruisce una memoria personale. L’uso di tinte vegetali a base di soja dimostra le preoccupazioni ambientali dell’artista. Negli stessi anni, esplora anche le potenzialità della “cera a fuoco” e sperimenta il trasferimento di foto su gesso, come fossero affreschi su intonaco.  
La mostra si conclude con la serie Ruminations (1999-2000), ultima sperimentazione con la tecnica del rotocalco attraverso la quale l’artista accoppia foto del passato e del presente, componendo una sorta di diario familiare. Vale la pena scendere nei piani bassi della Juan March per ammirare, infine, l’enorme Bank Job (Spread), straordinario lavoro modulare del 1979 che sintetizza la modernità creativa del grande artista americano, eccezionale prestito della Galleria Taddeus Ropac. 

Federica Lonati 

Madrid // fino al 18 gennaio 2026
Robert Rauschenberg: l’uso delle immagini
FONDAZIONE JUAN MARCH
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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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