Collezionismo? Sì, ma giovane, fresco, inclusivo. Parla la fondatrice di The Art Society 

Al compimento di un anno, Andrea Vittoria Giovannini, fondatrice di The Arte Society, ci racconta com’è nata la piattaforma ideata per estendere e rinnovare il concetto di collezionismo in Italia oltre i soliti cliché

Ormai un anno fa, Andrea Vittoria Giovannini, imprenditrice e giovane collezionista, ha trasformato la sua passione per l’arte in The Art Society, piattaforma ideata per estendere il concetto di collezionismo oltre i cliché e il solito parterre di paludati signori. Per trasmettere ai suoi coetanei l’idea che avvicinarsi all’arte contemporanea in modo serio è possibile e non servono né lauree, né famiglie aristocratiche alle spalle, ma piuttosto un’abbondante dose di curiosità, due gambe forti e pronte a macinare molta strada e, naturalmente, un pizzico di audacia. La capacità economica? Sì, serve anche quella ma non è il primo e l’unico requisito necessario. Ma lasciamo che sia lei stessa a raccontarci… 

Intervista ad Andrea Vittoria Giovannini, fondatrice di The Art Society 

Inizierei proprio dalle basi, qual è il tuo background?  
Sono arrivata al mondo del contemporaneo “da grande”, dopo una serie di esperienze professionali nel design e nel lusso. L’arte mi ha sempre interessato, così ho cominciato a studiare e approfondire e, soprattutto, a vedere quanto più possibile. Entrando in confidenza con gli artisti, tra cui molti giovani, talentuosi ed emergenti, è sorta la voglia di sostenerli e da lì alle prime acquisizioni il passaggio è stato fisiologico.  

Come hai iniziato a collezionare?  
Frequentando il gruppo di Hypermaremma che 5 anni fa ha iniziato a valorizzare la zona – cui sono molto legata – con installazioni d’arte contemporanea, quindi mi sono lasciata coinvolgere. Ho trovato amici e mentori, persone da cui imparare; così ho cominciato a muovere i primi passi nel collezionismo, facendo acquisti spontanei, anche degli errori ovviamente, e mettendo gradualmente a fuoco il taglio che volevo dare alla mia collezione.  

Come sei arrivata a The Art Society? 
Quando si scopre una passione spesso nasce il desiderio di condividerla e io ho sentito proprio quest’urgenza. Tuttavia, mi sono resa conto che amici e colleghi, nonostante il livello culturale, l’apertura e le possibilità, erano restii a seguirmi percependo il mondo dell’arte contemporanea come snob ed escludente. Così ho deciso di abbattere questa impalpabile ma concreta barriera creando una piattaforma, The Art Society, per portare l’arte contemporanea, con progetti curati, in luoghi alternativi, come ristoranti, hotel, club.  

Insomma, una piattaforma nata per ampliare il pubblico dell’arte in senso trasversale? 
Esattamente, perché la mission di The Art Society è sostenere l’arte e gli artisti: scrivendone, studiandone, parlandone. In altre parole, collezionare non mi bastava più, volevo acquisire un ruolo attivo, scendere in campo.  

Ci vuoi raccontare l’esordio di The Art Society?  
È stato a Venezia nell’ottobre del ’24, con una mostra organizzata in partnership con l’hotel Radisson Collection. Per intervenire nei due saloni settecenteschi di Palazzo Nanni abbiamo coinvolto il curatore Niccolò Giacomazzi che, conoscendo molto bene il tessuto artistico veneziano, ha selezionato Matilde Sambo (Venezia, 1993) e Jingge Dong (Pechino, 1989). È stata una sfida perché non potevamo toccare nulla ma che ci ha dato notevoli soddisfazioni in termini di pubblico e critica. La mostra è stata molto apprezzata dalla comunità locale, specialmente dagli artisti.  

Un episodio particolarmente significativo e/o impegnativo? 
La performance Mangiare in testa organizzata a Bologna durante Open Tour, per me uno dei migliori eventi nel panorama italiano. Un intervento decisamente crudo, denso di significati e altamente disturbante, sempre a cura di Niccolò Giacomazzi. Il tema del cibo, trattato in maniera così esplicita (una performer mangiava in testa a un’altra) come rituale primordiale, orgia collettiva, ha generato un climax di riflessioni in cui sono confluite problematiche personali, psicologiche e sociali: dai disturbi alimentari alle dipendenze, dall’abuso alla sopraffazione. La realizzazione è stata impegnativa perché non avendo trovato nessuno disposto a sostenerci o ospitarci, l’abbiamo prodotta autonomamente come The Art Society in un centro culturale, il cui ristorante si chiama Capire

…e gli ultimi eventi?  
A novembre a Roma, in occasione di Roma Arte in Nuvola abbiamo organizzato due eventi su invito. Il primo per offrire un momento di decompressione dopo la preview della fiera, al Sanctuary, con la presentazione di un’installazione site specific di Giulio Alvigini a cura di Davide Sarchioni. Voce giovane e irriverente, perfetta per il pubblico verticale della serata. Il secondo, orientato sulla ricerca, è stato un talk sul ruolo dell’AI nell’arte contemporanea, con gli artisti Paolo Bufalini e Camilla Gurgone, la curatrice Daniela Cotimbo e l’archeologa Marianna D’Ovidio. 

Giulio Alvigini, TAKE ME TO ROME AND FUCK ME AT THE COLOSSEUM ph Liligutt Studio
Giulio Alvigini, TAKE ME TO ROME AND FUCK ME AT THE COLOSSEUM ph Liligutt Studio

I prossimi progetti di Andrea Vittoria Giovannini per The Art Society

Quali sono i prossimi appuntamenti per The Art Society?  
A gennaio abbiamo in programma un evento sperimentale su Milano: una serata di gioco, riservata a un pubblico ristretto, intitolata Mercanti in Fiera; in cui le tradizionali carte saranno sostituite da opere che diventeranno veri e propri premi. Chiaramente i costi saranno contenuti perché l’obiettivo è sempre coinvolgere un pubblico trasversale.  

E poi? 
L’altro appuntamento è una mostra a Venezia a fine gennaio, poco prima di Arte Fiera a Bologna, in un palazzo che andrà completamente ristrutturato, per valorizzare gli artisti emergenti veneziani.  

Mi sembra che il focus di The Art Society sia sugli artisti italiani, giusto? 
Esattamente, e preferibilmente sotto i 40 anni, diciamo “giovani” in ambito artistico. Quello che conta è l’originalità, la freschezza della ricerca. A Milano abbiamo coinvolto Matteo Attruia la cui giovinezza nel messaggio scavalca la questione anagrafica. 

Come si è configurato questo perimetro di ricerca? 
Osservando. In Italia, sono molti gli artisti promettenti ancora poco valorizzati, privi di una galleria e debolmente sostenuti dalla struttura pubblica. Così ho sentito la necessità di contribuire e, consapevole delle tante valide realtà che operano in tal senso, ho concepito il progetto come soluzione alternativa per raccontare e supportare gli artisti da una prospettiva diversa. Penso sia importante unire e amplificare le forze quando si condivide lo scopo di promuovere la cultura sostenendo gli artisti. 

Al di là degli eventi pianificati, cosa prevedi per il futuro di The Art Society? 
Me la immagino come un luogo fisico, in Umbria, dove sono cresciuta, a cui in realtà sto già lavorando e che – SPOILER – dovrebbe aprire a fine 2026. Un posto che possa accogliere da una parte la mia collezione; dall’altra mostre temporanee ed eventi culturali, presentazioni, talk, ma anche musica, food e winary. Insomma, uno spazio di confronto e scambio. 

Una sorta di fondazione? 
In linea con l’identità di The Art Society lo definirei club, una realtà in cui entrare a far parte per intenzione. La immagino come una comunità di persone che condividono valori, obiettivi e passioni. Del resto, in questo momento di crisi l’arte è necessaria, come lo è catalizzare forze ed energie per sostenerla, promuoverla e viverla. 

I suggerimenti ai futuri collezionisti di Andre Vittoria Giovannini

Ci lasci con tre consigli ai giovani collezionisti e un libro?  
Parto dal libro che pur non essendo di arte mi ha cambiato la vita: L’anno del pensiero magico di Joan Didion. E per i consigli non ho dubbi: trovate un mentore, qualcuno di grande esperienza e cultura, di cui possiate fidarvi. Una persona generosa disposta a condividere anche solo tempo e consigli con voi. Andate a vedere tutte le mostre, gli atelier e gli eventi possibili, abolite la pigrizia. Per la ricerca usate anche Instagram – che aiuta moltissimo – ma poi alzate il telefono, chiedete informazioni, non siate timidi. Infine, studiate, leggete (iscrivetevi alla newsletter di Artribune). Ricordate che la storia dell’arte di oggi è legata a quella di ieri, quindi essere curiosi e approfondire è fondamentale. E – bonus – siate aperti mentalmente, non abbiate l’arte come unico interesse perché è tutto collegato. L’arte è vita quindi è viaggio, poesia, scrittura, cinema, musica, convivialità. Andate ai concerti, alle presentazioni di libri, ai talk, spaziate, non chiudetevi mai.  
 
Ludovica Palmieri 

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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