Curare le mostre insieme. Francesco Urbano Ragazzi e la curatela collettiva
Tenta di superare il concetto di identità il duo curatoriale Francesco Urbano Ragazzi. Riportiamo un loro intervento alla School of Visual Arts di New York sull’argomento
Non capita spesso di riflettere sullo stato dell’arte contemporanea italiana negli Stati Uniti. Soprattutto a New York. Lo ha fatto il duo curatoriale Francesco Urbano Ragazzi grazie alla prima Fellowship per curatori promossa dall’American Academy in Rome e dalla Direzione Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Questo autunno il duo ha infatti presentato due eventi nella Grande Mela per promuovere la ricerca artistica e curatoriale più recente, cercando di tracciare una nuova prospettiva critica sull’Italia.

I progetti di Francesco Urbano Ragazzi a New York
Dopo una residenza a Roma presso la storica sede dell’Academy al Gianicolo, Francesco Urbano Ragazzi ha organizzato un simposio internazionale e una rassegna di film e video. A legare i due appuntamenti, la volontà di mettere in discussione i formati di mostra a carattere nazionale in un’epoca come la nostra, in cui nuove forme di nazionalismo radicale stanno pericolosamente emergendo in tutto il mondo. Alla School of Visual Arts, rinomato centro di formazione artistico e curatoriale, si è tenuto LAAAAAND. Curating Another Nation, un panel che ha visto la partecipazione dell’accademica Jenny Lin (Tsao Family Rome Prize Fellow 2025, University of Southern California), delle curatrici Claire Tancons (fondatrice e direttrice di EXTEMPORA, Parigi) e Dare Turner (curatrice di arte indigena del Brooklyn Museum), e dell’artista Anton Vidokle (fondatore di e-flux e co-curatore della Seoul Mediacity Biennale 2025), con la moderazione della critica d’arte Nikki Columbus. Presso la e-flux Screening Room è invece andata in scena TUTTAUNANOTTE. An Italian Cinematic Showcase, un programma di film e video che guarda in maniera policentrica alla scena artistica italiana.
Perché vi diamo la notizia proprio ora? Per due ottimi motivi. Il primo. A partire da oggi e fino al 6 gennaio 2026 i 22 titoli che compongono TUTTAUNANOTTE saranno visibili gratuitamente sul sito di e-flux. Le opere di Marina Apollonio, Atelier dell’Errore, Bottin, Ludovica Carbotta, Pauline Curnier Jardin, Liryc Dela Cruz, Michela De Mattei, Tomaso De Luca, Anna Franceschini, Nicola Genovese, Enrico Ghezzi, Beatrice Gibson, Invernomuto, Sonia Leimer, Miltos Manetas, Stefano Miraglia, Muna Mussie, Raffaela Naldi Rossano, Jacopo Rinaldi, RM, Lorenzo Silvestri, Natália Trejbalová ci traghetteranno quindi verso il nuovo anno. Il secondo motivo. Qui di seguito potrete trovare, tradotto in italiano e in esclusiva per Artribune, uno stralcio dell’intervento che Francesco Urbano Ragazzi ha presentato alla School of Visual Arts.
L’intervento del duo Francesco Urbano Ragazzi a New York
“[…] Carla Lonzi rappresenta il punto di rottura del paradigma identitario che caratterizzava il sistema dell’arte con cui si confrontava. Lo sancì lei stessa nel breve saggio che accompagnava il catalogo della mostra Identité Italienne. L’Art en Italie depuis 1959, curata da Germano Celant al Centre Pompidou di Parigi nel 1981. Ma di quel paradigma ci siamo tutt’altro che liberati: sembra anzi che, nell’arte, la questione identitaria non sia mai stata così attuale e stringente. Potremmo persino dire che le identità sono diventate i nuovi media. Per questo abbiamo voluto riconnetterci alla figura di Carla Lonzi per tracciare un’altra genealogia della curatela, una genealogia femminista che si basa su una profonda alleanza creativa tra artista e curatore. Un’alleanza esistenziale, che non ha bisogno di stabilire classifiche e gerarchie. Abbiamo guardato all’approccio radicalmente relazionale di Lonzi per provare ad applicarlo al modo di concepire le mostre nel nostro tempo ed è a partire da lì che abbiamo immaginato Altérité Italienne”.

Francesco Urbano Ragazzi e il concetto di alterità
“Nel tentativo di smarcarci dalle derive nazionalistiche e identitarie del nostro tempo, il progetto riunisce un gruppo di lavoro formato da artisti chiamati ad affiancarci nell’elaborazione di una mostra a carattere nazionale. Nell’estate del 2024 abbiamo così invitato 10 artisti legati in vario modo all’Italia e, insieme a loro, abbiamo costituito cinque circoli di ricerca. I circoli sono nati dall’accostamento di coppie caratterizzate da diversi gradi di affinità: in alcuni casi si trattava di coppie esistenti anche nella vita, in altri di collettivi con una lunga attività alle spalle, in altri ancora di nuove unioni fondate su possibili interessi comuni. Abbiamo definito i componenti di queste coppie artisti aggregatori. Ve li presentiamo.
Beatrice Gibson è un’artista inglese che opera sull’aspetto poetico e utopico del cinema. All’inizio di questo decennio ha deciso di trasferirsi da Londra a Palermo e di istituire lì Nuova Orfeo, un cineclub d’arte femminista. Natalja Trebalova, che ha conosciuto Beatrice attraverso il progetto, ha invece scelto l’Italia dalla repubblica slovacca, dove ha dato forma filmica e scultorea alle proprie visioni fantascientifiche.
Liryc Dela Cruz, rifugiato politico filippino a Roma, e la sua cara amica Muna Mussie, artista eritrea di base a Bologna, condividono una pratica estetico-politica che attraversa le immagini in movimento e la performance come strumenti di contemplazione ed esperienza diasporica.
Monia Ben Hamouda, artista milanese di origini tunisine, ibrida la tradizione calligrafica araba in ambienti che richiamano, espandono e pervertono il futurismo. Il suo compagno, Michele Gabriele, cresciuto tra il sud e il nord dell’Italia, sviluppa sculture immaginifiche che attraversano i canali digitali tracciando una traiettoria artistica soprattutto al di fuori dei confini nazionali.
Invernomuto, il duo formato nel 2003 da Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi, fa esplodere l’antropologia nei linguaggi della musica, dell’istallazione, del cinema e dei media digitali, e trasforma così le province del mondo in epicentri pulsanti di mitologie e immaginari.
Ludovica Carbotta e Tomaso De Luca, sono invece due artisti che non avevamo mai lavorato prima assieme, accomunati dal fatto di aver scelto di spostarsi dall’Italia, rispettivamente a Barcellona e Berlino, per indagare l’architettura tra i poli del gioco e della costrizione”.
La curatela collettiva secondo il duo Francesco Urbano Ragazzi
“Sono stati questi artisti, in dialogo tra loro e con noi, a stabilire i criteri di selezione e le modalità espositive di Altérité Italienne. Dovevamo anzitutto smarcarci dal feticismo, connaturato nel sistema dell’arte per gli artisti più hot, le minoranze più sovversive, le riscoperte più urgenti e altri trend del momento. Ma sentivamo dell’altro lato di dover evitare il rischio di rispondere a questo rifiuto con un collettivismo generico basato su meri meccanismi di invito e delega individuali.
Abbiamo piuttosto ragionato su un principio di co-responsabilità. Abbiamo infatti chiesto agli artisti di partecipare criticamente al processo selettivo e alla concezione dei formati espositivi delle diverse sezioni, di inventare modelli a propria misura invece che subire quelli solitamente imposti dai curatori o dalle istituzioni. La responsabilità è stata intesa come la loro e la nostra capacità di rispondere, response-ability, partendo dal radicamento nella pratica di vita di ciascuno.
Non abbiamo mai pensato questo come un processo definitivo, ma piuttosto come la parziale reificazione di desideri spesso rimasti inespressi. Desideri di mondi dell’arte che fondano le proprie regole sulle esigenze creative.
I dieci artisti aggregatori hanno così selezionato insieme a noi circa cento artisti concependo la mostra come un’opera collettiva. Allo star system che tutto logora e consuma, Altérité risponde con un constellation system”.

Il progetto TUTTAUNANOTTE di Francesco Urbano Ragazzi
“Purtroppo, o forse per fortuna, Altérité Italienne non si è però realizzata. Almeno non nella forma prevista. Ma le mostre spesso esistono al di là delle mostre. Altérité Italienne è prima di tutto un modo di pensare. Una prima uscita pubblica del progetto è TUTTAUNANOTTE: An Italian Cinematic Showcase, un programma di film e video presentato nello spazio fisico di e-flux Screening Room a Brooklyn, New York, il 13 Novembre 2025 e ora online sulla piattaforma di e-flux in streaming gratuito fino al 6 gennaio 2026. Lo showcase include 22 opere di Marina Apollonio, Atelier dell’Errore, Bottin, Ludovica Carbotta, Pauline Curnier Jardin, Liryc Dela Cruz, Michela De Mattei, Tomaso De Luca, Anna Franceschini, Nicola Genovese, Enrico Ghezzi, Beatrice Gibson, Invernomuto, Sonia Leimer, Miltos Manetas, Stefano Miraglia, Muna Mussie, Raffaela Naldi Rossano, Jacopo Rinaldi, RM, Lorenzo Silvestri, Natália Trejbalová. Questo è solo uno dei tanti programmi possibili. Ciò che contraddistingue è il fatto di riunire artiste e artisti che, nell’ultimo decennio, hanno sfibrato i confini dell’identità nazionale, ampliando al tempo stesso quelli della propria identità. Italiani per adozione, per origine, per caso, in transito o rifugiati, hanno disinnescato o fatto implodere la retorica nazionalista, trovando la consapevolezza di sé in aperture che trascendono l’individualità. Le opere presentate in TUTTAUNANOTTE non si limitano ad affermare i presunti canoni etici ed estetici dei loro autori; sono strumenti per uscire finalmente da sé. Dentro e fuori dai loro studi, questi artisti ricercano, conversano e collaborano. Crescono insieme come collettivi o formano alleanze temporanee. Fondano gruppi, studi condivisi, etichette discografiche, festival, cooperative, compagnie teatrali, cinema, spazi espositivi, siti web e associazioni. E nel farlo producono anche immagini in movimento. Attraverso quattro sezioni ispirate alle diverse fasi della notte, TUTTAUNANOTTE sprofonda in dimensioni temporali che spaziano dal recente passato coloniale dell’Italia fino a futuri immaginari e ancora lontani. Il titolo del programma è un omaggio a Toute une nuit, film del 1982 di Chantal Akerman. In una delle scene centrali, Gino Lorenzi (pseudonimo di Gérard Berliner) canta L’amore perdonerà, una canzone scritta in un italiano ruvido, talvolta scorretto.
Questa lingua imperfetta, eppure intensamente espressiva potrebbe essere la stessa lingua parlata dalle opere in mostra. Attenzione! TUTTAUNANOTTE non è un “best of”, perché “il meglio” non esiste, e se esiste, deve sempre ancora arrivare […]”.
Dal 28 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026 le 22 opere video che compongono TUTTAUNANOTTE saranno visibili online gratuitamente a questo link.
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