Nasce la scuola di marionanni, artista della luce. Tutto spiegato in questa intervista
La marionannischolé è una scuola che supera i confini tra i saperi per educare alla complessità. La luce, materia privilegiata da marionanni, orienta una forma di educazione interdisciplinare e in questa intervista l’artista spiega come
Non tutte le scuole nascono per insegnare: alcune nascono per tramandare, per mettere in circolo esperienze che non possono essere ridotte a metodo. È il caso di marionannischolé, progetto formativo voluto da marionanni, artista e maestro della luce, che trasforma il proprio percorso in eredità viva, collettiva, condivisa. Nato nel 1955 a Lugo, in Romagna, Mario Nanni da sempre lavora con la luce e l’illuminazione, realizzando interventi artistici e di valorizzazione architettonica. Testimonianze concrete di questo suo interesse sono l’azienda Viabizzuno – fondata nel 1994 e diretta da lui fino al 2022, specializzata in soluzioni illuminotecniche – e la vittoria del Compasso d’Oro nel 2024. Ha infatti ricevuto il premio insieme a Paolo Rizzato per la progettazione della lampada Figaroqua Figarolà.

Il perché di una nuova scuola
Dietro il nome, marionannischolé, un’idea forte: ripensare i modi dell’apprendimento, restituendo centralità all’esperienza diretta, al confronto tra saperi, all’intreccio tra arte, scienza e pensiero. Un contesto in cui si educa alla complessità senza perderne il senso, e dove la progettazione torna ad avere un ruolo etico oltre che creativo. In un momento in cui la formazione tende a specializzarsi, segmentarsi, chiudersi in filiere e competenze, marionannischolé sceglie un’altra via: quella della contaminazione disciplinare, del sapere come pratica trasversale, della luce non solo come oggetto di studio, ma come principio conoscitivo e strumento critico. Qui si forma il progettistauniversale, figura capace di abitare le intersezioni tra linguaggi, di osservare il mondo con sguardo lucido e responsabilità civica. Perché la scholé non suggerisce una nostalgia per i modelli educativi del passato, risponde piuttosto a un’urgenza del presente: ripensare la scuola come spazio di ricerca, relazione e libertà. È in questo contesto che nasce anche il movimento dello scrittoredellaluce, estensione culturale e progettuale della scuola, che intende stravolgere i paradigmi della progettazione, creando così quello che marionanni definisce il “mestiere del futuro”: lo scrittoredellaluce. Più che un’istituzione, marionannischolé si propone come gesto. Un gesto che unisce etica e bellezza, visione e pratica, e invita a riscoprire il valore della conoscenza come bene comune. A guidarlo, la convinzione che ogni creazione, se consapevole, possa essere un atto di cura verso il mondo. Ne abbiamo parlato con marionanni, attraversando le origini del progetto, i suoi riferimenti, e una visione che parte — ancora una volta — dalla luce.

Intervista a marionanni
Il 21 luglio 2025, con la nascita della fondazionemarionanni, si è aperto un nuovo capitolo della sua storia. Chi è, oggi, marionanni?
marionanni è un uomo del fare, ma resta quel ragazzino che sogna ad occhi aperti una luce e un modo diverso di progettare. Ho sempre sognato vie e strade nuove. Sono sempre stato artefice della mia storia senza subirne l’esistente. È luogo comune vedere e usare cose che esistono e non farsi domande. Io, invece, sogno cose che non esistono e dico ‘perché no?’; ogni progetto è per me una pagina bianca su cui costruisco una nuova visione.
Il vero protagonista della sua ricerca è il concetto di metaluce. Cosa significa per lei e in che modo si traduce nel suo lavoro?
La luce è qualcosa che va oltre la semplice attività di illuminare. Lavorare con la luce significa spingersi altrove; cercare l’emozione del nulla, dove la luce smette di essere soltanto materia che ci permette di vedere, e diventa pensiero, emozione, racconto, gioco, seduzione, arte. La metaluce è proprio questo: la luce che si trascende, che diventa arte, arte di se stessa. È questo il fondamento del movimento degli scrittoridellaluce e dell’insegnamento della mia scuola, la marionannischolé: la prima scuola che si propone di formare i giovani per il nuovo mestiere del futuro — lo scrittoredellaluce, colui che sa costruire concretamente i suoi progetti partendo dal pensiero.
Da dove nasce il progetto della marionannischolé? Qual è il pensiero che l’ha spinta a investire nell’educazione dei giovani di domani?
Oggi, a 70 anni, so di aver avuto fortuna. La più grande è stata incontrare grandi maestri da cui ho imparato molto, e che hanno contribuito in modo profondo a formare la mia visione di scrittoredellaluce e di artista. Quelli più importanti sono stati sicuramente Gabriele Basilico e AG Fronzoni. Da loro non ho ricevuto solo conoscenze, ma ho imparato ad ascoltare, a guardare con attenzione il dettaglio nel contesto dello sviluppo di un progetto. Il mio desiderio, oggi, è quello di tramandare ai giovani la mia passione, l’esperienza, la conoscenza tecnica e pratica — ma soprattutto il saper fare, costruendo e sperimentando in modo trasversale, attraverso tutte le arti. Concetti che le scuole tradizionali spesso trascurano: solo quando tutte le arti si uniscono si raggiunge l’incanto e tutto diventa poesia, poesiadiluceuniversale.
Cosa vuole offrire la sua scuola?
La marionannischolé è una scuola capace di offrire agli studenti una conoscenza universale, dando loro la consapevolezza di saper dialogare con qualsiasi tipo di maestranza, progettista o cliente, con autorevolezza e professionalità. È una scuola animata da un movimento culturale, in cui la visione diventa linguaggio e si riconosce in un atto di libertà; e da un movimento del fare, in cui dall’idea si passa all’azione, dal disegno al gesto. Lo studio diventa realtà concreta: accende la materia, educa lo sguardo, trasforma il modo di pensare.
Il tramandare è ascesa alla verità. Maestro e discepolo avanzano in sapiente amicizia, con condivisione, fiducia, ricerca. Un sentiero di luce, un sapere che attraversa il tempo.

Il mestiere del futuro: lo scrittoredellaluce
Lei parla spesso dello scrittoredellaluce come il lavoro del futuro. Ma chi è davvero? E che cosa fa?
Lo scrittoredellaluce è colui che va oltre ciò che è già stato detto e fatto, e che mette in discussione i paradigmi della progettazione; è colui che sa che uno più uno non fa due, ma fa sempre qualcosa di più. Il suo lavoro non è certo quello di collocare punti luce su una pianta.
È un letterato, un ricercatore, un innovatore, uno sperimentatore, uno studioso. Lavora in molti campi della progettazione, unendo studio e saper fare con le mani. Cura ogni dettaglio e lo scrive con metodo, ma soprattutto sa ascoltare, e ha piena consapevolezza di cosa significhi costruire in modo etico, nel rispetto dell’ambiente, della natura, dell’uomo.
Un progetto si sviluppa con:
1. titolo, che sarà la guida del progetto;
2. introduzione, cioè l’ascolto;
3. svolgimento, in cui si scrivono le pagine del progetto;
4. conclusione, dove si raccolgono bisogni, scenografie, atmosfere a cui il progetto dovrà dare forma.
scriverelaluce è come scrivere un’opera teatrale, un’opera lirica, una composizione musicale, un film.
“progettarevocedelverboamare” è da sempre il credo che anima il suo lavoro, e presto diventerà il cuore pulsante di questa nuova realtà. Come si traducono concretamente questi valori nei percorsi educativi che propone?
Progettare non deve essere inteso come una semplice attività professionale, ma come un modo di entrare in relazione con la vita, perché il senso del progetto riguarda, prima di tutto, la costruzione di noi stessi. È un punto di partenza e allo stesso tempo di arrivo della ricerca: non solo la realizzazione di un manufatto, ma un processo di trasformazione dell’ambiente umano e dei suoi strumenti, che potranno condizionare l’intera vita di un individuo. Bisogna progettare con gioia, perché è la gioia che ci fa vivere con soddisfazione, che accende il pensiero e dà luce al fare. Il progetto è una promessa, un suggerimento di qualità, di pregio, di valore. Credo fortemente che tutti siamo progettisti, dipende solo da quanta consapevolezza e dedizione mettiamo nel dare forma alle nostre idee e ai nostri sogni. Prima di insegnare ai ragazzi a fare calcoli illuminotecnici, bisogna insegnare loro la letteratura, le leggi della fisica che governano la luce, la filosofia e l’arte. Un insegnante non può limitarsi a custodire conoscenze: deve trasmettere passione per ciò che insegna, deve saper coinvolgere, far innamorare gli studenti del proprio lavoro. Per missione, la propria passione; per passione, il proprio mestiere; per mestiere, il proprio lavoro.
Lei ha progettato le sedi della scuola. Quali sono state le ragioni delle sue scelte progettuali?
Le sedi della marionannischolé sono due: una in via Santo Stefano 94, nel cuore di Bologna, all’interno di una dimora settecentesca bolognese; l’altra a Bentivoglio, appena fuori città, è un edificio interamente progettato da me. Due luoghi diversi, ma uniti da un unico denominatore comune: la luce naturale. Ogni sede è pensata come una bottega rinascimentale contemporanea, dove la luce dialoga con il tempo e con la materia, diventando strumento di conoscenza e creazione. La sede di Bologna è un edificio ricco di storia, tutelato dalla Soprintendenza dei beni architettonici e culturali, rimasto per anni abbandonato e silenzioso. Il restauro conservativo che sto portando avanti è fedele al principio del saper fare e alla poetica del progettare. Ho scritto una nuova pagina bianca, restituendo vita a un luogo carico di memoria: la mia casa, la sede del mio museo, marionannivirgola, dove opere, invenzioni e prototipi raccontano la luce come linguaggio, materia e visione progettuale. Ma è anche laboratorio, residenza d’artista e sede della mia scuola. In queste stanze si impara a scriverelaluce, non solo studiandola, ma vivendola.
E l’altra sede, invece?
La sede di Bentivoglio è un atto d’amore verso la luce naturale, quella del sole e delle stelle. Un edificio nuovo, nato per trasmettere la passione di una vita dedicata ad ascoltare, scrivere e progettare la luce. È pensato per ospitare ampie aree didattiche ed espositive, una grande modelleria, laboratori e spazi di ricerca, dove i ragazzi potranno lavorare in una vera officina e dare forma ai loro progetti. Qui la luce è il principio ordinatore del progetto: non solo illumina, ma racconta. Sulla grande parete blu a sud, una meridiana segna il passaggio del sole, ricordando che il tempo è ritmo e respiro. Un grande lucernario, progettato per accogliere perfettamente la luce del sole nel giorno del solstizio d’estate, mette in dialogo lo spazio costruito con il cielo, permettendo alla luce di entrare e trasformare. Qui, dallo studio al laboratorio, i sogni si materializzano e il progetto diventa realtà.

Perché ha scelto Bologna?
La scelta di fondare la marionannischolé a Bologna, e non in altre città dove il design ha già radici consolidate, è un gesto di riconoscenza e di visione verso la mia regione. Già nel dopoguerra, l’Emilia-Romagna è stata la culla del design italiano, grazie a figure come Marcello Nizzoli, Dino Gavina e Carlo Zauli. Oggi torna a essere un punto di riferimento per la cultura del progetto contemporaneo. Bologna diventa così centro e motore di nuove energie creative, un luogo fertile per idee e collaborazioni che guardano al futuro. Accanto alla scuola, la fondazionemarionanni agisce come un vero incubatore di idee: uno spazio aperto in cui sperimentare, ricercare e sviluppare progetti che nascono dal dialogo tra arte, scienza e luce. Attraverso la fondazione, la marionannischolé offre ai giovani non solo una formazione, ma una piattaforma concreta per inserirsi nel mondo del lavoro, coltivando competenze, sensibilità e visione.
Come pensa si inserirà la marionannischolé nel contesto nazionale e internazionale?
Il progetto della scuola si sviluppa all’interno di una rete viva di relazioni che ho costruito in oltre cinquant’anni di lavoro, e che oggi unisce progettisti, architetti, artisti, musicisti e studiosi provenienti da contesti internazionali. E frutto di un percorso personale e professionale, iniziato con la viabizzuno, che da solo ho fondato nel 1994 e da cui sono uscito nel 2022, e che ho proseguito nel mondo, attraverso collaborazioni che hanno contribuito a definire una visione dello scriverelaluce e del progettare come atto culturale, creativo e umano. Il respiro internazionale della scuola non è un’aspirazione, ma la sua condizione originaria: i docenti sono professionisti, studiosi e ricercatori attivi in ambito globale, capaci di portare esperienze, metodologie e sensibilità maturate in paesi, culture e discipline diverse.
La marionannischolé offre due grandi percorsi formativi: uno triennale, progettarevocedelverboamare, e un master, viaggiandopercostruirsi. nomi evocativi, che sembrano già racchiudere un programma. Ce li racconta?
I nomi dei corsi non sono mai semplici etichette. Sono già un progetto, un’intenzione, un’idea di futuro. progettarevocedelverboamare è il percorso triennale pensato per chi desidera diventare un progettistauniversale. Un cammino in cui si intrecciano teoria e pratica, sapere tecnico e visione creativa. Agli studenti viene trasmesso un metodo fondato su ascolto, rigore, esperienza e impegno, per abitare davvero il progetto. Imparano a scriverelaluce attraversando i luoghi dell’abitare: la casa, la città, gli spazi religiosi, i musei, i luoghi del vivere quotidiano. viaggiandopercostruirsi è invece un master itinerante, innovativo nel formato e nei contenuti, pensato per chi ha già maturato esperienze progettuali e sente l’esigenza di andare oltre. È un laboratorio in movimento, che attraversa otto città italiane, trasformando ogni tappa in un’occasione di studio e confronto con la luce nei suoi contesti reali: architetture urbane, spazi commerciali, musei, biblioteche, luoghi religiosi. Osservazione, progettazione e sperimentazione si combinano in un approccio esperienziale, in cui il viaggio diventa strumento di scoperta e apprendimento. Per entrambi i percorsi, la pratica laboratoriale sarà centrale: gli studenti avranno accesso a un’ampia modelleria e a un’officina attrezzata, dove dare forma concreta alle proprie idee, costruire prototipi, sperimentare materiali e soluzioni.
Beatrice Caprioli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati