Marc Chagall, testimone del suo tempo. Arriva la grande mostra a Palazzo dei Diamanti di Ferrara
L’autunno 2025 di Palazzo dei Diamanti è nel segno delle atmosfere incantate di Chagall, protagonista di un allestimento che riunisce 200 opere e punta a coinvolgere il pubblico con due sale immersive. In luce la fiducia dell’artista nell’umanità

A Palazzo dei Diamanti, l’opera di Marc Chagall fu già protagonista più di trent’anni fa, grazie alla retrospettiva allestita a cavallo tra il 1992 e il ’93, per la curatela di Sylvie Forestier. La mostra fu all’epoca premiata da un buon riscontro di pubblico: oltre 180mila i visitatori. Ora Ferrara si appresta a omaggiare nuovamente il pittore, uno dei più amati e originali artisti del Novecento, con un percorso espositivo a cura di Paul Schneiter e Francesca Villanti, caratterizzato dall’allestimento di due sale immersive che arricchiranno il progetto scientifico, rendendolo più accattivante.
La mostra su Marc Chagall a Palazzo dei Diamanti a Ferrara
Chagall, testimone del suo tempo, dall’11 ottobre all’8 febbraio 2026, riunirà a Palazzo dei Diamanti 200 opere – tra dipinti, disegni e incisioni – di Marc Chagall (Vitebsk, 1887 – Saint-Paul de Vence, 1985), nel frattempo protagonista anche a Ravenna di una mostra che esplora la sua fascinazione per il mosaico (al MAR, dal 18 ottobre al 18 gennaio 2026). L’obiettivo del progetto ferrarese è quello di esaltare l’umanità dell’opera di Chagall, artista visionario e al contempo testimone del suo tempo, capace di interpretare la tradizione attraverso il filtro della poesia e della sperimentazione figurativa, tra atmosfere incantate e figure fluttuanti, animali parlanti e ritratti allo specchio.

L’immaginario di Marc Chagall, testimone del suo tempo
Simboli di un immaginario che attinge alla memoria e all’esperienza personale dell’artista – nato in un villaggio dell’attuale Bielorussia, Chagall fu profondamente religioso e fiducioso nel riscatto dell’umanità, in equilibrio fra la cultura ebraica russa e il clima delle avanguardie artistiche del primo Novecento – trasformate in riflessione condivisa, per trattare temi universali come l’identità, l’esilio, la spiritualità e la gioia di vivere.
Dell’opera di Chagall, dunque, la mostra ferrarese vuole innanzitutto mettere in luce il tentativo di rendere tangibili i sentimenti più profondi dell’animo umano, “elevando lo spirito verso una bellezza capace di trovare, anche negli orrori del tempo, barlumi di pace e comprensione”.
I temi della mostra di Ferrara. Dalle sale immersive al concetto del doppio
Le sale immersive amplificheranno questo fil rouge, calando alcune delle opere dell’artista in una dimensione coinvolgente e spettacolare. Allo scopo sono stati selezionati i lavori di grande formato di Chagall, riproposti attraverso proiezioni e installazioni luminose grazie all’ausilio della tecnologia.
Tra i lavori originali, La sposa dai due volti, in prestito da collezione privata, è stato scelto come dipinto manifesto della mostra. Realizzato nel 1927, qualche anno dopo il ritorno in Francia di Chagall, il quadro rappresenta una giovane donna che galleggia su un fondo azzurro in cui fluttuano minuscoli personaggi, tra cui un complesso di musicisti e una capra. Il rigoglioso bouquet della sposa cattura l’attenzione, invadendo parte della scena. Ma è certamente il volto bifronte della giovane a caratterizzare l’opera: la dualità non deve essere interpretata come contrapposizione tra vizio e virtù, ma come raggiungimento della completezza nella diversità: unione degli opposti che genera armonia. Il tema del doppio – dai volti scissi ai profili che si moltiplicano, ai ritratti che si specchiano – è uno dei percorsi privilegiati dalla mostra di Ferrara, per esplorare la sensibilità di Chagall nel cogliere la dualità nell’esistenza umana.
Livia Montagnoli
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