L’arte di Amanda Chiarucci: una delicata complessità che smuove le coscienze
L’impatto emotivo dell’arte non è direttamente proporzionale alla materia dell’opera; anzi, come dimostrano le sculture di carta dell’artista Amanda Chiarucci, spesso proprio i lavori dall’apparenza più fragile ed effimera generano dei cambiamenti in chi le contempla

Il 6 giugno 1993 il cargo Golden Venture, partito dalla Thailandia dopo un lungo viaggio via mare con l’intento di raggiungere New York, si incagliò a pochi metri dalla riva. A bordo c’erano 286 migranti cinesi, principalmente provenienti dalla provincia del Fujian. Molti erano partiti mesi prima, passando per Birmania e Thailandia, pagando somme ingenti (fino a 30.000–35.000 dollari) a reti di contrabbandieri di esseri umani, i cosiddetti snakeheads. Durante lo sbarco forzato, dieci persone annegarono cercando di raggiungere la spiaggia a nuoto. In seguito, molti sopravvissuti furono detenuti in prigioni federali per mesi o addirittura anni, in attesa di un verdetto sulla loro richiesta d’asilo. In cella, privi di quasi tutto, iniziarono a riciclare carta — pagine di riviste, vecchi calendari, cartoni del latte, trasformandola in sculture origami.
Le sculture di carta di Amanda Chiarucci
È dalla conoscenza di questa vicenda che germina il lavoro di Amanda Chiarucci (Cesena, 1974): la creazione di complesse sculture in carta riciclata, realizzate secondo il sistema noto come Golden Venture, così denominato in memoria dell’episodio evocato. La dimensione migratoria che sottende questo lavoro risuona con la biografia familiare dell’artista. La madre, nata in Argentina, da padre di origine russa; altri legami parentali conducono invece alla Georgia. Ne emerge una rete di spostamenti accomunati dalla ricerca di condizioni di vita migliori. In questo quadro, l’origami assume per Chiarucci uno strumento per viaggiare: piegare la carta diventa un atto di traduzione simbolica, che collega la memoria dell’episodio del Golden Venture con le traiettorie migratorie della propria genealogia.
La tecnica del Golden Venture Origami nella pratica artistica di Amanda Chiarucci
Nata nel 1974 e diplomata all’Accademia di Belle Arti, Chiarucci intraprende in un primo momento un percorso legato alla performance per poi, dal 2013, dedicarsi con rigore e passione al Golden Venture origami – una tecnica modulare tridimensionale in cui ogni elemento costitutivo, un triangolo di carta piegato a mano con precisione quasi rituale, agisce come “mattoncino” di una struttura articolata. Il potenziale di questo sistema di incastri è virtualmente illimitato, e da oltre un decennio l’artista ne esplora le possibilità, spingendo la tecnica verso forme e configurazioni inedite. La sua ricerca intreccia sapienza manuale e interesse per campi quali lo studio dei frattali e la fisica, traducendo principi geometrici e strutture naturali in costruzioni simboliche che, per complessità e scala, suscitano meraviglia e si accordano alle forme e alle dinamiche proprie del mondo organico.







Lo studio di Amanda Chiarucci a Meldola vicino Forlì e Cesena
Il suo studio, nel paese romagnolo di Meldola (provincia di Forlì-Cesena), occupa gli spazi di un’ex macelleria, un tempo appartenuta al nonno e poi al padre, un luogo carico di memorie familiari, ora interamente votato alla creazione artistica. Qui, ogni elemento è parte di un processo preciso: i volumi acquistati nei mercatini dell’usato vengono trasformati in componenti di carta per l’origami modulare, mentre i testi di consultazione, dedicati a matematica, labirinti, chakra, fisica quantistica, offrono le matrici formali e concettuali da cui far germogliare le strutture. Il nucleo tematico è l’essenza stessa dell’universo, tutto ciò che sfugge allo sguardo ma obbedisce a leggi matematiche e geometriche: come descritto nei libri di Benoît Mandelbrot, studioso dei frattali alla base di gran parte della sua ricerca, o nella celebre sequenza di Fibonacci, in cui il numero diventa armonia e ritmo delle forme naturali. Negli anni iniziali, si poteva conversare con Amanda in qualsiasi circostanza mentre, con gesti continui e regolari, piegava la carta per ricavare i singoli moduli. Oggi questa fase è affidata ad altre mani, così da consentirle di concentrare interamente l’energia sull’assemblaggio finale.
La matrice spirituale nell’opera di Amanda Chiarucci
È un lavoro di tale precisione e pazienza da racchiudere qualcosa di intimamente religioso, non nei contenuti ma nella forma: una ritualità di gesti reiterati, che si susseguono come una litania senza fine, scandendo il tempo e infondendo alla materia un’aura di meditazione. La prima volta che vidi le opere di Amanda Chiarucci ad Arte Fiera, alcuni anni fa, ciò che mi colpì non furono soltanto le imponenti sculture di carta, ma le espressioni incredule dei visitatori che, aggirandosi attorno a quelle strutture monumentali, tentavano di decifrarne i segreti costruttivi. Una singola scultura può richiedere fino a 30.000 moduli origami e un lavoro di sei mesi, frutto della dedizione congiunta dell’artista e degli assistenti “piegatori”, per un massimo di sette opere realizzate in un anno. Alla dimensione monumentale si affianca un corpus di diari, studi e materiali di contorno: tracce preziose della forma mentis di un’artista che persegue la perfezione con un equilibrio sapiente tra metodo e pazienza. Nel 2026 i suoi lavori saranno ospitati in una grande mostra presso la Samuelis Baumgarte Galerie, a Bielefeld, Germania, in collaborazione con la Galleria Rino Costa.
Silvia Camporesi
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