A Palermo apre il Museo del Presente Falcone e Borsellino. Nuova vita per lo storico Palazzo Jung

Un nuovo spazio per l’arte e la cultura a Palermo. Un luogo insolito, in cui la memoria della lotta alle mafie e degli eroi caduti per la giustizia, si fa motore per nuove sfide. Presentato il Museo che porta il nome dei due grandi magistrati uccisi nel 1992. Ecco tutte le novità e le curiosità, nell’attesa che parta la programmazione

È intitolato al tempo presente il nuovo museo sbocciato nel cuore di Palermo, a un passo dalla Stazione Centrale, lungo l’ampia Via Lincoln che accoglie lo splendido Orto Botanico dell’Università. Non un museo in senso tradizionale, con tanto di collezione permanente e attività di conservazione e valorizzazione, ma uno spazio espositivo, di dibattito e di memoria, con cui la Fondazione Giovanni Falcone intende guardare all’attualità. Dribblando le solite retoriche celebrative e commemorative, il solito vincolo di un passato totalizzante, fagocitante. Niente toni lugubri e atmosfere seriose: a sorpresa, questo posto è un’esplosione di colori squillanti, quasi a sintonizzarsi su frequenze vitali, d’azione e di progetto, più che di compianto o di sola speranza.
Il messaggio è diretto: custodire e proteggere sì, ma anche e soprattutto costruire.

palazzo jung museo del presente uno scorcio del giardino della memoria A Palermo apre il Museo del Presente Falcone e Borsellino. Nuova vita per lo storico Palazzo Jung
Palazzo Jung, Museo del Presente, uno scorcio del Giardino della Memoria

La Fondazione Giovanni Falcone e il Museo del Presente

Presieduta da Maria Falcone, sorella del giudice ucciso dalla mafia il 23 maggio del 1992, la Fondazione porta avanti un progetto di testimonianza, di protezione del ricordo e di formazione delle giovani generazioni. Oggi, 33 anni dopo le due stragi di Capaci e di Via D’Amelio, che furono atroci spartiacque e ferite perenni, si inaugura un nuovo capitolo. Così nasce il Museo del Presente, intitolato ai due magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. “La mia grande preoccupazione fin dopo la morte di Giovanni – ha spiegato la Presidente – è stata che si disperdesse tutto il patrimonio che loro avevano lasciato. Ci voleva un museo dove i ragazzi potessero entrare, vivere quello che anche noi abbiamo vissuto e fare quello che noi non siamo riusciti a fare“.
Un cammino avviato nel 2023, con la sistemazione del grande giardino di pertinenza, e proseguito per step: al netto degli ultimi interventi necessari e nell’attesa di definire una programmazione, la struttura è oggi aperta al pubblico, ormai quasi completa e al momento visitabile su prenotazione. All’opening erano presenti, tra gli altri, il Ministro dei Beni Culturali Alessandro Giuli, i Ministri della Giustizia e degli Interni Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. Doverosa la scelta di quel 23 maggio che da oltre tre decenni è giorno di tributo per Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, travolti da 500 kg di tritolo lungo un tratto della A29, tra Capaci e Isola delle Femmine.
In poche righe lo statement dell’istituzione riassume approccio e finalità, per un luogo che “si propone di trasformare la memoria storica in un impegno attivo nel presente, promuovendo la cultura della legalità attraverso la bellezza e l’arte in ogni sua declinazione”.

palermo la facciata di palazzo jung A Palermo apre il Museo del Presente Falcone e Borsellino. Nuova vita per lo storico Palazzo Jung

Palazzo Jung, sede del Museo del Presente

Lo spazio individuato si trova all’interno del celebre Palazzo Jung: tre livelli, un’elegante facciata dai chiari richiami neoclassici, il piano nobile caratterizzato da affreschi, marmi, maioliche. Edificato nei primi dell’Ottocento dai baroni di Verbumcaudo, il palazzo nel 1921 divenne residenza della famiglia ebraica Jung, giunta da Milano per avviare in città un’attività di export di frutta secca, essenze e agrumi. La Provincia di Palermo lo acquisì nel 1959, occupandosi del restauro dei saloni e del rigoglioso giardino, oasi verde dai profumi mediterranei ed esotici, in cui svetta ancora oggi un enorme Ficus Macrophylla. Recuperato e adattato alle nuove esigenze, l’immobile ospitò l’Istituto Alberghiero, poi trasferitosi altrove a metà degli anni Ottanta. Da quel momento in poi precipitò in una lunga stagione di abbandono, fino al secondo, poderoso intervento di consolidamento e adeguamento avviato nel 2000, che ne fece spazio occasionale per eventi e sede amministrativa del Consiglio provinciale. Nel 2023, l’avvio di una nuova storia: mentre il primo e il secondo piano restavano nella disponibilità della Città Metropolitana, il parco e il pianterreno, trascurati e privi di una destinazione d’uso, venivano concessi alla Fondazione Giovanni Falcone, che si assunse l’onere del ripristino e della conversione in spazio culturale.
Così si compiva un processo di restituzione alla cittadinanza, con la collaborazione delle istituzioni locali e di molte aziende italiane del design e dell’industria. “Resta ancora tutto il lavoro infrastrutturale da fare – ci spiega Alessandro De Lisi, direttore e curatore generale – ma siamo già nel vivo di questo progetto museale e di rilancio urbano, rivolto soprattutto ai giovani e alle scuole, oltre che ai tantissimi turisti che vivono questa zona della città vecchia. Abbiamo già oltre mille prenotazioni, solo nella prima settimana di apertura ufficiale. Un successo della città e di tutti coloro che hanno sostenuto la fondazione da sempre o che hanno iniziato a farlo di recente”.

la biblioteca blu A Palermo apre il Museo del Presente Falcone e Borsellino. Nuova vita per lo storico Palazzo Jung
Palermo, Palazzo Jung. La Biblioteca blu del Museo del Presente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Arte e cultura nella mission della Fondazione Falcone

Un luogo dunque intitolato alla memoria delle stragi e della lotta contro Cosa Nostra, che per l’isola è stata luttuoso destino, stortura abnorme, malacultura tentacolare e pervasiva. Quella mafia che dà “pane e morte”, come titolava nel 1958 il giornale “L’Ora”: un fenomeno incistato nel tessuto organico della Sicilia, capace di evolversi con il mutare degli eventi, dei costumi, delle contingenze storiche e sociali. “Noi ci auguriamo – spiega De Lisi – che questo posto possa diventare un grande polo per la ricerca sul presente e per le sempre più importanti e necessarie residenze di scambio europeo e mediterraneo, in tema di lotta alle mafie e sulle arti, sul design, sulle memorie condivise. È stata questa la visione e la straordinaria volontà della Presidente Maria Falcone”.
La sfida culturale, anche pensando a una mafiosità sotterranea da estirpare, è del resto enorme, profonda, difficile. Una sfida che convive con quella condotta fra le aule dei tribunali e le stanze della politica: l’impegno per trasferire valori e informazioni alle nuove generazioni resta prioritario, passando anche da tutto ciò che funziona come attivatore di bellezza e di pensiero. Al di là della sua specifica mission tra antimafia e cultura democratica – convegni, campagne di sensibilizzazione, incontri nelle scuole – la Fondazione Giovanni Falcone da tempo sostiene forme d’arte pubblica e di ricerca creativa, percepite evidentemente come strumenti chiave per accompagnare cittadini e studenti alla comprensione del mondo e alla sua reinvenzione.

dettaglio di sedute A Palermo apre il Museo del Presente Falcone e Borsellino. Nuova vita per lo storico Palazzo Jung
Palermo, Palazzo Jung, sedute di design tra gli arredi del Museo del Presente

Arte e design per il Museo di Falcone e Borsellino

E sono l’arte contemporanea e il design i due poli attrattivi e generativi individuati per Palazzo Jung. Ampia la rete di brand che hanno sposato il progetto, fornendo elementi d’arredo, consulenze, materiali: da Viabizzuno, con gli iconici lampioni-papavero in vetroresina, installati in giardino, a Edra, che ha fornito tre splendidi oggetti-scultura: Vermelha, la poltrona “gomitolo” dei fratelli Campana; Pack, il maxi orso polare di Bianfarè, divano zoomorfo che solletica il tema del climate change; Ella, seduta materica in policarbonato di Jacopo Foggini, interamente realizzata a mano. Tutti gli altri arredi per esterno e per la biblioteca sono dell’azienda Plank di Ora (Bolzano), tappeti e moquette di Cigierre, Alcea ha creato i colori che dominano gli ambienti, secondo logiche sensoriali e simboliche, mentre Scent Company ha elaborato delle fragranze evocative per connotare alcuni spazi. E ancora collaborazioni con Plank, Dondina Associati, Mitsubishi Electric Italia, Fondazione Conad, Eni.
L’attenzione al design diventa qui un elemento significativo: al crimine e al degrado culturale si contrappone la forza dell’ingegno, il lavoro come strumento di affrancamento sociale, il valore della costruzione e della progettazione alla base di ogni idea di futuro.
Così si sviluppano i diversi ambienti, tra spazi monocromi e finezze d’arredo. La Biblioteca Blu (colore della libertà e di quel mare che Giovanni Falcone tanto amava) è luogo di lettura e di studio in cui sarà possibile consultare e chiedere in prestito volumi di storia, economia, arti visive, letteratura, poesia, che coprono il ‘900 e il nuovo secolo, con un focus sulla lotta alle mafie. Ma la grande sala, in cui splende una citazione a neon di Giovanni Falcone – “La maggioranza preferisce lamentarsi, piuttosto che fare” – sarà anche luogo di incontri, esposizione di opere, attività sociali. Un vero e proprio “atelier del pensiero”, connesso alla città.

La galleria del Presente

In via di sistemazione lo spazio coworking, mentre è già interamente allestita la Galleria del Presente, dove si srotola una sequenza di cimeli, immagini, storie di antimafia e resistenza. Sempre con un occhio attento al design e al colore. Non un memoriale, né una ricomposizione didascalica di fatti, luoghi, biografie; piuttosto un taccuino di appunti e di suggestioni, per ricostruire snodi essenziali tra cronaca e storia. Lungo il percorso è stata ricavata anche un’area specifica per esposizioni temporanee.
Così parla della dimensione più personale della vita Falcone un angolo d’intimità discreto, appena accennato: una poltrona, una serie di fotografie di famiglia incorniciate e alcuni pezzi della sua insolita collezione di papere (souvernir, giocattoli, soprammobili), metafora buffa degli “errori” a cui chi opera per la verità è sempre esposto, impegnandosi per evitarli e spesso dovendoli subire.
C’è poi una grande stampa digitale della casa di Via Castrofilippo, nello storico quartiere della Kalsa, dove nacquero Giovanni, Anna e Maria Falcone: a demolirla, nel ’56, ci pensarono le ruspe al servizio dell’osceno e prolungato Sacco di Palermo. Una teca conserva le agende di Falcone e una penna, la Pelikan Toledo che il giudice portava con sé il giorno dell’esplosione, recuperate tra le macerie e restaurata, piccolo simbolo delle fitte annotazioni che scandivano le sue giornate. La sveglia è invece quella che il Capo scorta Antonio Montinaro portava sempre con sé, misurando il tempo di una quotidianità intitolata a un drammatico stato d’allerta. Appesa in alto c’è la bicicletta preferita di Paolo Borsellino, grande amante di passeggiate liberatorie e meditative: a concederla la figlia Fiammetta, che in apertura accoglie il pubblico con una video-testimonianza, accostata a quella di Maria Falcone su un secondo monitor.

Il percorso procede, non senza sprazzi di ironia o concessioni ludiche, con esperienze olfattive, cromatismi decisi, brevi didascalie e grandi stampe digitali, come un dettaglio dell’Aula Bunker, mastodontica macchina teatrale che ospitò il Maxiprocesso, o come un facsimile della Natività di Caravaggio, trafugata nel 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo di Palermo, presumibilmente per mano della mafia, e mai ritrovata; o ancora come il collage che schiera tutti i servitori dello Stato caduti nella lotta a Cosa Nostra, insieme a un plotone di mafiosi in scala ridotta: i giganti con i nani tra i piedi. Un’infografica segna la linea del tempo, per scandire i principali fatti di mafia, intrecciati – in un bruciante contrasto – con momenti significativi della vita collettiva che scorreva parallela all’orrore, tra evoluzioni del costume, del design, della tecnologia.

Le pagine del Maxiprocesso e la sala immersiva

Affascinante reperto di archeologia del presente è un’enorme fotocopiatrice, nientemeno che la macchina originale utilizzata dal pool antimafia negli anni Ottanta, un dispositivo allora modernissimo, capace di riprodurre e fascicolare in velocità l’enorme mole di documenti prodotti per il Maxiprocesso.
E a proposito di fogli, sono esattamente 967mila quelli prodotti nell’ambito di un processo dalle dimensioni straordinarie (con i suoi 475 imputati) e dall’impatto mediatico mai eguagliato. All’interno della sala immersiva, amplificata dalle sue pareti di specchio, un eguale numero di pagine compone un grosso cubo compresso, unità di misura simbolica del Maxiprocesso stesso; nello spazio si proiettano e risuonano documenti audio e video, per un found footage che restituisce il senso di una storia di battaglie, di tenacia e di speranza. L’installazione site-specific è progettata da Vincenzo Capalbo e Marilena Bertozzi del fiorentino Art Media Studio, insieme ad Alessandro De Lisi.

Il Giardino della Memoria

Ancora da ultimare, all’interno del Giardino della Memoria, è la Kinder Raum, l’ex casetta del custode, detta “dei bambini” per le dimensioni ridotte e l’aspetto fiabesco, destinata ad ospitare mostre, attività culturali, laboratori didattici, progetti partecipati. All’ingresso di questo hortus conclusus restituito ai cittadini ha trovato posto la grande teca con i resti di una delle tre Fiat Croma saltate per aria alle 17.56 di quell’incancellabile 23 maggio: è l’auto marrone, la prima del corteo, nota con il nome in codice “Quarto Savona Quindici”, su cui viaggiavano gli agenti Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, tutti morti sul colpo. Oggi quel relitto è reliquia itinerante, proprio come la Fiat bianca dilaniata e accartocciata, guidata quel giorno da Falcone, con la moglie a fianco, mentre l’autista Giuseppe Costanzo, salvatosi miracolosamente, era passato sui sedili posteriori.

Il giardino di Palazzo Jung è allora territorio del ricordo e del ristoro, nella convergenza tra impegno civile, cura del verde e progettualità artistica, pensando già a futuri possibili interventi d’arte pubblica da installare tra le essenze e gli arbusti. E pensando, nell’immediato, anche al cotè più sociale: “Tutte le istituzioni – ci ha raccontato il Presidente Vincenzo Di Fresco – stanno sostenendo e accompagnando questo piano di rilancio concreto e non retorico: ad esempio ogni lunedì i detenuti dell’Ucciardone, lo storico carcere di Palermo, vengono a sistemare il parco e a renderlo ancora più bello, strappando via la malerba che tenta di ricrescere”. Tutto si fa simbolo e messaggio civico, in questa narrazione che prova a toccare il piano attuale e concreto dell’azione.

Il Museo del Presente. Da Palermo a Bressanone

Intanto lo sguardo si proietta oltre l’Isola, accarezzando un’idea di internazionalità: “Assoluta vicinanza – spiega ancora Di Fresco – ci arriva della provincia autonoma di Bolzano, dove aprirà la sede per il nord e per la Mitteleuropa, a Bressanone, con la scuola, gli amici, i tanti sostenitori, le aziende coinvolte e le varie realtà di Paesi confinanti, come la Slovenia e l’Austria”.
E a proposito di identità culturale e di sconfinamenti, aggiunge Alessandro De Lisi: “Palermo soffre di una violenta banalità provinciale, la stessa che contribuì ad assicurare la via della morte a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino, ad insabbiare ancora le urgenti verità sulle stragi e a frenare lo sviluppo dell’architettura e del pensiero moderno: dovremmo ispirarci alle soluzioni più coraggiose per il contemporaneo come stiamo facendo con Vincenzo Di Fresco nelle relazioni con Medellín, con Marsiglia oppure con Berlino, a me molto cara. Palermo può essere ora un luogo a cui tornare dopo aver fatto lunghi viaggi e tanta esperienza altrove. Altrimenti il rischio è di scivolare nella didascalia disastrosa delle abitudini ideologiche più comode. E così auto assolversi, rassicurarsi, come se contasse il passato, più che il presente. Ma le nuove generazioni sono spalancate al mondo e molto più coraggiose e libere di quelle precedenti”.
Nel fragile e zoppicante sistema siciliano del contemporaneo, che in fatto di arte, design e architettura vede arrancare privati e istituzioni, la nascita di un progetto simile è una notizia lieta. Per l’originale commistione tra passione civile, artistica e culturale, per il lavoro di riqualificazione di un bene storico e per la possibilità di offrire al territorio un contenitore nuovo, dalle annunciate ambizioni internazionali. Purché capacità progettuale, respiro ampio e cura costante della qualità restino rigorosa priorità, contro il rischio dell’ennesimo fallimento locale.

Helga Marsala

Museo del Presente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
Via Lincoln, 71 – 90123, Palermo
Visite su prenotazione: [email protected]



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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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