Una mostra a Perugia mette in dialogo una storica collezione di pergamene con opere d’arte contemporanea
Si tratta di “EXTRA”, il progetto espositivo ospitato a Palazzo Baldeschi dove parte della storica Collezione Albertini – acquisita da Fondazione Perugia – dialoga con le opere di diciotto artisti contemporanei

Appartenevano a giudici e sindaci del Comune di Perugia le oltre 1700 copertine in pergamene datate tra il XIII e il XV Secolo – finemente decorati – riunite nella Collezione Albertini.
Una selezione di pregio che la Fondazione Perugia è riuscita ad acquisire e a riportare nel capoluogo umbro dopo oltre 170 anni, grazie anche alla collaborazione dell’Archivio di Stato, la Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria.
A valorizzare questa importante operazione è EXTRA. Segni antichi/Visioni contemporanee, la mostra ospitata a Palazzo Baldeschi, a Perugia, a cura di Marco Tonelli (e visibile sino al 6 gennaio 2026). Il progetto si pone l’obiettivo di conoscere la Collezione Albertini in dialogo con le opere di diciotto artisti contemporanei di calibro internazionale, tra cui: Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Maria Lai, David Tremlett, Gianni Dessì e molti altri ancora.







La Fondazione Perugia acquisisce la Collezione Albertini
Nel 1853 l’amministrazione comunale di Perugia decide di vendere una parte della documentazione conservata in archivio e per la cifra di 500 lire viene acquistata da Joseph Spithöver, un antiquario tedesco molto noto che viveva a Roma, proprietario di una libreria-casa editrice. Dopo vent’anni Spithöver propone l’acquisto sia al neonato Regno d’Italia che al Comune di Perugia, ma le istituzioni pubbliche sono battute sul tempo da Louis Albertini, un giurista argentino di origini italiane, che trasferisce le pergamene a Parigi dove risiede e dove sono state conservate dai suoi eredi fino al giugno 2024.
La Fondazione Perugia ha acquistato i lotti (in totale 153) in un’asta svoltasi a Parigi la sera del 21 giugno 2024, presso la casa d’aste Mirabaud Mercier, e dopo l’apposita autorizzazione degli Archivi di Francia.

Tra segni antichi e visioni contemporanee. La mostra “EXTRA” a Palazzo Baldeschi a Perugia
A valorizzare la selezione di pergamene della Collezione Albertini è la mostra EXTRA, che anima la sala di Palazzo Baldeschi con cinque sezioni: Figurazioni, Astrazioni, Motivi, (Ri)scritture e Simboli, creando un percorso espositivo che rispecchia la storia delle immagini nel loro rapporto con la parola.
Si parte daFigurazioni e dagli stemmi araldici con figure di leoni rampanti, grifoni, cigni dai colli intrecciati, buoi, uccelli, cani e unicorni che si trovano insieme alle opere iperrealiste in ceramica di Bertozzi & Casoni, alle provocazioni di Wim Delvoye, ai quadri di Gabriele Arruzzo e alle invenzioni di Luigi Serafini.
Si passa poi alla sezione dedicata alle Astrazioni dove troviamo assonanze tra le pergamene e le opere di Maurizio Cannavacciuolo, David Tremlett e Beverly Pepper.
Nella sala dedicata ai Motivi il confronto si apre con i segni grafici di Domenico Bianchi, Gianni Dessì, Alighiero Boetti e Giorgio Griffa, artisti che hanno creato immagini autonome e astratte partendo proprio dalla reiterazione del segno.
Gli stemmi trovano un parallelo quasi diretto con le immagini di Ugo La Pietra, con le creazioni di Luigi Ontani, con i grandi fogli di Mimmo Paladino e con le opere di Joe Tilson, tutte riunite nell’area dedicata ai Simboli; per poi concludere il percorso espositivo con (Ri)scritture, e le relazioni con Emilio Isgrò, Gastone Novelli e Maria Lai.
Un lavoro di studio e analisi per la valorizzazione delle pergamene
“È un grande plauso quello che – a distanza di un anno – rivolgo ancora una volta a Fondazione Perugia per l’acquisto della Collezione Albertini, pregiata raccolta di 1749 documenti e coperte in pergamena risalenti al XIII e XV Secolo”, racconta ad Artribune Antonio Tarasco, direttore generale Archivi del MIC. “Un plauso per aver riportato nel suo territorio questa straordinaria collezione, ma soprattutto per aver fatto del rapporto pubblico-privato un modus operandi virtuoso che ha permesso, in un territorio piccolo come quello di Perugia, la piena cooperazione fra i nostri uffici e quelli della Fondazione. Già ora so che – anche grazie al nostro supporto – è stato avviato un approfondito lavoro di studio, analisi e restauro che permetterà la piena valorizzazione delle pergamene. Auspico che questo tipo di collaborazione possa essere messo in campo anche per la futura fruizione, in modo da permettere un’ampia divulgazione dei preziosi documenti presso un pubblico più vasto di cittadini e appassionati di storia”.
Valentina Muzi
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