Il rebus dell’arte contemporanea con Maurizio Bertinetti a Venezia
La Galleria Tommaso Calabro ospita un nuovo episodio del programma “Pop (The Chapel) Up”, per l’occasione dedicato all’artista torinese classe 1955 che fa della sua arte un intervento acuto e irriverente

Artista, collezionista, curatore e (anche) mediatore. Maurizio Bertinetti (Torino, 1955) è un “archeologo del presente”, che decifra attraverso un linguaggio ironico e corrosivo tra simboli, miti e reliquie della nostra quotidianità. Le sue opere sono in mostra fino al 21 giugno 2025 presso la sede veneziana della Galleria Tommaso Calabro in occasione di Pop (The Chapel) Up, il programma ideato per presentare l’opera di artisti che hanno un approccio irriverente nei confronti dell’arte contemporanea.
L’artista Maurizio Bertinetti in mostra da Tommaso Calabro a Venezia
“Le sue opere e operazioni hanno una causticità trasversale, fatta di amore e distacco, entropia, ordine e re invenzione. Il processo di scoperta e riproduzione del passato-presente si traduce nella costruzione di una grammatica della modernità. Una anti-grammatica ironica che mette in luce limiti e idiosincrasie della vita occidentale”, raccontano dalla galleria. I suoi lavori, infatti, non mirano né alla ricerca di armonia né di coerenza: preferiscono il cortocircuito, il rebus, l’enigma. Bertinetti si inserisce così nella scia dei grandi decostruttori dell’arte e del pensiero, eredi del situazionismo e della pratica del détournement, ma attraverso una rielaborazione estremamente personale. Il suo percorso artistico, durante il quale ha frequentato artisti come Lucio Fontana, Meret Oppenheim, Andy Warhol e Mario Merz, è caratterizzato da una costante volontà di superare i ruoli convenzionali del sistema artistico.

Il cortocircuito dell’arte contemporanea con Maurizio Bertinetti
Nel progetto veneziano, l’artista presenta Bertinetti & Co., una sorta di “corporation temporanea dell’arte” che dialoga con le opere della sua collezione personale. Il gesto curatoriale diventa artistico, l’artista diventa medium di un flusso simbolico che collega le sue creazioni ai marchi del consumismo, agli idoli del kitsch, alle icone pop e ai suoi maestri spirituali. Il risultato? Un’esposizione che è una celebrazione disillusa del potere e del limite dell’immagine.

Il presente visto da Maurizio Bertinetti
Bertinetti, dunque, si chiede cosa significhi produrre senso in un contemporaneo iper saturo di segni. Come Jan Fabre che danza sulle tombe dei suoi miti, egli celebra i propri riferimenti artistici con un gesto che è insieme affettuoso e irriverente. Ma mentre Fabre rivendica un legame, Bertinetti lo problematizza: il presente, ci suggerisce, è da attraversare senza mai abitarlo del tutto.
Caterina Angelucci
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