Negli spazi di un’ex caserma apre al pubblico la Biblioteca del Mediterraneo di Bari. E c’è la prima mostra “notturna”

È la Fondazione Pascali a curare la prima esposizione ospitata dal nuovo Polo Bibliotecario Regionale, frutto dell’ambizioso processo di riqualificazione dell’ex Caserma Rossani, dove presto si trasferirà anche l’Accademia di Belle Arti di Bari. Si parte con la mostra notturna sulla Grotta dei Cervi

Per anni, l’ex Caserma Rossani di Bari è stato al centro di un dibattito sulle funzioni e le modalità della rigenerazione urbana, approdato solo di recente alla soluzione che, entro il primo semestre del 2026, vedrà trasferirsi nell’ex complesso militare, opportunamente riqualificato, l’Accademia di Belle Arti della città. 

La riqualificazione dell’ex Caserma Rossani di Bari

Un cantiere complesso che porterà alla realizzazione di tre nuovi edifici, offrendo una superficie complessiva di oltre 9mila metri quadri, per allocare aule, laboratori attrezzati per le diverse discipline artistiche, uffici, sale riunioni e una grande aula magna da 300 posti, pensata anche per attività di didattica teatrale e spettacoli. Tutto privilegiando la sostenibilità, l’efficienza energetica e il rispetto per il contesto ambientale e architettonico, come testimonia anche la progettazione di un tetto verde sull’immobile dedicato agli uffici, progettato per ottimizzare la regolazione termica interna e promuovere la biodiversità.
Scampato il rischio di trasformarsi in area a destinazione commerciale – come parte dell’amministrazione cittadina sembrava volere in passato – l’ex Caserma Rossani, a ridosso della stazione ferroviaria di Bari, si appresta quindi a diventare un nuovo polo culturale a beneficio della città, articolato intorno a una Piazza delle Arti frutto della riprogettazione dell’originale Piazza d’Armi, ripensata in forma di giardino per evocare i paesaggi pugliesi. Uno spazio verde che si aggiungerà all’adiacente e già realizzato Parco Rossani.

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Il nuovo Polo Bibliotecario Regionale all’ex Caserma Rossani di Bari

Il Polo Bibliotecario Regionale nell’ex Caserma Rossani di Bari. Il progetto

Ma l’ex Caserma – che si candida anche a ospitare il progetto “La casa nel parco”, grazie a un finanziamento fino a 350mila euro, stanziato dall’ANCI per valorizzare immobili inutilizzati, rendendoli punti di riferimento per i giovani under 35 – ha accolto anche il nuovo Polo Bibliotecario Regionale, ribattezzato Biblioteca del Mediterraneo, pronto ora ad aprire le porte per il  suo primo progetto espositivo pubblico (mentre i servizi e gli spazi del polo saranno operativi, nella loro totalità, solo a partire dall’estate inoltrata).Nel polo, che ha visto la riqualificazione di oltre 5mila metri quadri di spazi complessivi (con il recupero della Palazzina del Comando e della Casermetta) e potrà ospitare fino a 100mila volumi, sono confluiti parte del patrimonio della Biblioteca del Consiglio Regionale “Teca del Mediterraneo”, il patrimonio della Mediateca Regionale (incluso un archivio di 33.000 manifesti cinematografici), l’Archivio della Gazzetta del Mezzogiorno e l’Istituto per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea (IPSAIC). Per realizzarlo sono stati necessari oltre 13 milioni di euro, ma grazie a un’offerta integrata di servizi per la cultura, la formazione, l’informazione, il tempo libero e la socialità, con una programmazione incentrata in particolare sui temi del Mediterraneo (intercultura, identità, ambiente…), il polo si propone di diventare un centro culturale d’eccellenza del Sud Italia. Con sale di lettura, aule polifunzionali, laboratori, spazi per bambini e ragazzi, in un luogo destinato alla raccolta, alla conservazione e alla promozione della cultura e della storia locale. 

La mostra che inaugura il Polo Bibliotecario dell’ex Caserma Rossani

A partire dal 5 giugno (e fino al 29 del mese), il Polo Bibliotecario si presenterà alla città grazie alla mostra
Il Teatro del Tempo di Domingo Milella (Bari, 1981), a cura di Michele Spinelli e con la direzione artistica di Giuseppe Teofilo. Prodotto dalla Fondazione Pascali, con il supporto scientifico del Museo della Preistoria di Nardó e in collaborazione speciale con il Segretariato regionale MiC, della Soprintendenza per le Province di Lecce e Brindisi e ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, il progetto propone ai visitatori di intraprendere un viaggio simbolico verso la Grotta dei Cervi di Porto Badisco (in provincia di Lecce), attraverso un allestimento e un’illuminazione che evocano un’esperienza sotterranea e poetica. La mostra sarà infatti fruibile solo di sera, dalle 21 alla mezzanotte (ultimo accesso alle 23.30), e presenterà tredici opere di grande formato di Domingo Milella, tra cui diverse immagini inedite, secondo capitolo di un’esposizione datata 2021 nel plesso museale di San Francesco della Scarpa a Lecce.

domingo milella nella grotta dei cervi Negli spazi di un'ex caserma apre al pubblico la Biblioteca del Mediterraneo di Bari. E c’è la prima mostra “notturna”
Domingo Milella nella Grotta dei Cervi

La storia della Grotta dei Cervi di Porto Badisco

“Celata nel sottosuolo della costa salentina, la Grotta dei Cervi di Porto Badisco”, spiega Giuseppe Teofilo, direttore artistico di Fondazione Pascali, “rappresenta uno dei più straordinari giacimenti di arte rupestre d’Europa, con oltre tremila pittogrammi risalenti al Neolitico”, però chiuso al pubblico per motivi conservativi (si tratta del sito neolitico meglio conservato del Mediterraneo, però particolarmente fragile per la delicatezza dei graffiti e il microclima sensibile). “In questo contesto” prosegue Teofilo “l’arte contemporanea – e in particolare la fotografia di Domingo Milella – si configura come uno strumento potente per restituire visibilità, significato e accessibilità a un luogo altrimenti invisibile”. Le opere in mostra documentano quindi la ricerca artistica in uno spazio/tempo inaccessibile dalla quale emergono visioni stratificate e riflessioni profonde sull’idea di origine e di permanenza. “Lo spettatore”, spiega Spinelli, “viene guidato in un dialogo preistorico con la grotta neolitica più simbolica d’Europa, tra passato e presente, memoria e percezione, realtà e visione”. Un percorso in cui “la grotta diventa metafora della nostra condizione contemporanea, in bilico tra l’oscurità dell’incertezza e il desiderio di luce e comprensione”.

Livia Montagnoli

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