La grande dame della scultura. Bologna dedica per la prima volta una mostra a Louise Nevelson
È ospitata nelle sale di Palazzo Fava, decorate dal ciclo di affreschi di Ludovico, Annibale e Agostino Carracci, l’esposizione che celebra una delle prime donne che si è affermata nel panorama artistico degli Anni Quaranta

Fanno parte delle collezioni dei maggiori musei americani, tra cui il MoMA di New York, le opere dell’artista Louise Nevelson (Kiev, 1899 – New York, 1988) che, nel corso della sua carriera, arrivò a rappresentare gli Stati Uniti alla trentunesima Biennale d’Arte di Venezia e a ottenere nel 1967 una prima vasta retrospettiva al Whitney Museum. Al secolo Lija Isaakivna Berljavs’ka – Nevelson era il cognome del marito, da cui decise presto di emanciparsi –, l’artista era riconosciuta come la “grande dame della scultura contemporanea” e fu una delle prime donne ad affermarsi nel panorama artistico degli Anni Quaranta. Per la prima volta, Bologna decide di celebrarne l’arte e la storia ospitando una grande mostra dal 30 maggio al 20 luglio 2025 nelle sale di Palazzo Fava, affrescate nella seconda metà del Cinquecento da Ludovico, Annibale e Agostino Carracci.
![Louise Nevelson (Kiev, 1899 – New York, 1988) Senza titolo, 1964 c. Legno dipinto di nero 216x241x49.5cm [Photo: © Alessandro Zambianchi. Courtesy Gió Marconi, Milano]](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/05/01foto-fabio-mantegna-768x512.jpg)
![Ritratto di Louise Nevelson, 1973 [Photo: Enrico Cattaneo. Courtesy Gió Marconi, Milano]](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/05/1-portraitoflouisenevelson1976lynngilbert-768x964.jpg)



![Ritratto di Louise Nevelson, 1973 [Photo: Enrico Cattaneo. Courtesy Gió Marconi, Milano]](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/05/nevelsonmostra1973p-274604afoto-enrico-cattaneo-768x1152.jpg)
![Ritratto di Louise Nevelson, 1973 [Photo: Enrico Cattaneo. Courtesy Gió Marconi, Milano]](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/05/nevelsonmostra1973p-274723afoto-enrico-cattaneo-768x512.jpg)
![Louise Nevelson (Kiev, 1899 – New York, 1988) Senza titolo, 1964 c. Legno dipinto di nero 216x241x49.5cm [Photo: © Alessandro Zambianchi. Courtesy Gió Marconi, Milano]](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/05/senza-titolo-1964-legno-dipinto-di-nero-768x576.jpg)


L’Associazione Genesi e la mostra su Louise Nevelson
Organizzata dall’Associazione Genesi – che avvia una serie di monografiche dedicate a grandi artisti storicizzati il cui lavoro ha anticipato tematiche sociale divenute urgenti – e a cura di Ilaria Bernardi, la mostra coincide con il 120esimo anniversario del trasferimento di Nevelson dall’Ucraina agli Stati Uniti, che segnò una svolta umana e professionale nella vita dell’artista: “Se con il suo lavoro fatto di scarti quotidiani assemblati, Louise Nevelson ha anticipato il tema della memoria, con la sua vita personale, opponendosi alle convenzioni tradizionalmente imposte alla donna del suo tempo, ha anticipato l’oggi dirimente questione della condizione femminile”, spiegano dall’Associazione. Infatti, sposata con Charles Nevelson, soffrì da subito il ruolo limitante di moglie e madre e decise, nel 1941, di divorziare dal marito per dedicarsi completamente all’arte.

Louise Nevelson: femminile e femminista
Germano Celant nel 1971 scriveva che il lavoro di Louise Nevelson era insieme femminile e femminista, in quanto “concentrandosi su di sé, come essere autonomo dall’uomo, è giunta all’autoaffermazione in una cultura maschile e maschilista”. La curatrice Bernardi aggiunge come l’artista riproponga nel suo lavoro “un’analisi femminista della diseguaglianza di genere, producendo un’arte autenticamente femminile”. Il rapporto magico, alchemico e primitivo con la natura incontaminata, in risposta al razionalismo tecnologizzato maschile, è al centro della sua scultura, che conserva ciò che la donna esclusa dalla storia ha custodito nei millenni: “La trasformazione della materia (gli scarti da lei raccolti e assemblati nelle sue sculture) in arte, evoca l’auspicata trasformazione della donna in essere autonomo, possibile solo attraverso la sua autoaffermazione”, concludono.
La mostra tra visite guidate e workshop
A far da protagoniste sono le iconiche sculture di grandi dimensioni in legno dipinto che ripercorrono diversi cicli scultorei dell’artista, dagli Anni Cinquanta agli Ottanta. La mostra è articolata in cinque sezioni, che dividono (per la prima volta) le opere per tipologie tematico-strutturali ricorrenti, al fine di accompagnare il visitatore in una conoscenza quanto più approfondita del lavoro di Nevelson. A margine della mostra, verranno anche organizzate visite guidate e workshop, inclusivi a partecipativi, per bambini, ragazzi e adulti.
Caterina Angelucci
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