La danza della memoria. Manfredi Beninati a Castelbuono

Museo Civico, Castelbuono – fino al 18 aprile 2017. Nell’ambito della sua prima antologica al castello madonita, l’artista palermitano invita a immergersi in dimensioni impalpabili e fiabesche. Dove lo spazio e il tempo si sospendono.

Secondo Domenico da Piacenza, teorico d’arte coreutica vissuto alla corte degli Estensi intorno alla metà del Quattrocento, fantasma è, nella danza, un arresto improvviso tra due movimenti, un momento di sospensione e di tensione in cui si contraggono la misura e la memoria dell’intera coreografia. Una teoria raffinata e intrisa di intellettualismo, che cerca di spiegare la complessa relazione fra tempo, memoria e immaginazione, e che si carica di ulteriore fascino se si considera che il termine latino phantasma ha due diversi significati: “fantasma” e “immagine della fantasia”.

FANTASMI E PITTURA

Se la pittura di Manfredi Beninati (Palermo, 1970) dovesse essere descritta con una sola parola o attraverso un’immagine, questa sarebbe senza dubbio fantasma. Così si presenta l’elegante personale dell’artista palermitano attualmente in corso al Museo Civico di Castelbuono: un’arte sospesa, rarefatta, fatta di fantasmi e di fantasia, di memorie appena accennate che, come flashback o déjà-vu, si librano sulla materia lavorata dall’artista.
Disegni, dipinti e collage realizzati dagli Anni Duemila a oggi con tecniche e materiali tra i più disparati restituiscono, come uno psichedelico caleidoscopio, l’immaginario di un artista cosmopolita e poliedrico, che ha assorbito, filtrato e reinventato le esperienze vissute in giro per il mondo, dagli anni trascorsi a Roma nel mondo del cinema al periodo londinese della Young British Art a fianco di Gilbert and George, dei quali fu assistente. Un carico di visioni e citazioni che si stratificano e convivono nella stessa opera, dando vita a plurimi racconti simultanei realistici e onirici, dove vengono evocati le Città invisibili di Italo Calvino o l’immaginario naïf di Antonio Ligabue, passando da citazioni classiche e pop, senza contraddizioni logiche o temporali.

Manfredi Beninati, Senza titolo (Sofronia), 2001. Collezione privata

Manfredi Beninati, Senza titolo (Sofronia), 2001. Collezione privata

FIABA E MALINCONIA

E così, tra colori sfumati e luci in dissolvenza, affiorano luoghi d’infanzia e personaggi cari all’artista, immersi in atmosfere impalpabili e fiabesche, sensuali e malinconiche, surreali e inquietanti. Atmosfere che Beninati ripropone a grandezza naturale – come già nel 2005 alla Biennale di Venezia, aggiudicandosi il premio del pubblico – in una sala del museo, ricostruendo un interno domestico cui non è consentito l’accesso, ma soltanto l’osservazione a distanza attraverso una finestra. Mobilio vetusto e soprammobili affastellati, il senso di caducità e di abbondanza governano un disordine esteticamente impeccabile. Nature morte tridimensionali cariche di energia, oggetti inanimati e stranamente volteggianti, come se qualcosa fosse appena accaduto o stesse per accadere. Forse un fantasma.

Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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