Guida alle mostre da vedere a Parigi per le feste di Natale 2025
Oltre ai magnifici addobbi e alla magica atmosfera, Parigi propone un’offerta espositiva seria e molto vasta. Ecco una selezione delle mostre da non perdere durante le festività del 2025
Parigi è magica e durante il periodo natalizio la sua atmosfera diventa più avvolgente che mai; anche perché, oltre alle luci sfavillanti e alle sontuose decorazioni, la Ville Lumiére offre sempre un’ampia varietà di mostre di altissimo livello da vedere. E dato che, tra arte contemporanea, fotografia e moda, c’è l’imbarazzo della scelta, abbiamo selezionato per voi i migliori eventi espositivi da visitare durante le feste 2025.
Ludovica Palmieri
Pinault Collection. Bourse de Commerce – Lygia Pape
La mostra Lygia Pape. Weaving Space alla Bourse de Commerce ruota attorno a Ttéia 1, C (2003/2025), grande installazione luminosa costituita da fili di rame tesi nello spazio che crea un’immersione sensoriale, la cui forma cambia in base alla luce e ai movimenti del visitatore. Questo lavoro emblematico incarna il concetto dell’artista brasiliana di “intessere lo spazio”, ridefinendo il rapporto con il pubblico. La mostra è la prima personale di Lygia Pape (Nova Friburgo, 1927 – Rio de Janeiro, 2004) in Francia e riunisce opere fondamentali del suo percorso: dalle prime incisioni astratte al maestoso Livro Noite e Dia III (1963–1976), oltre a una selezione dei suoi film sperimentali. Il suo lavoro, segnato dal contesto socio-politico brasiliano, esprime un forte impegno verso la trasformazione sociale, abbattendo continuamente il confine tra arte e vita. Weaving Space celebra il desiderio dell’artista di coinvolgere in modo nuovo lo spettatore e di reinventare il linguaggio artistico. Lygia Pape, insieme a Lygia Clark e Hélio Oiticica, è una delle figure centrali dell’avanguardia artistica brasiliana della seconda metà del Novecento, che concepiva l’arte non come un oggetto finito, ma come una presenza sensoriale che interagisce con il pubblico.
Parigi // fino al 26 gennaio 2026
Lygia Pape. Weaving Space
PINAULT COLLECTION – BOURSE DE COMMERCE
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Musée d’Orsay – Gabrielle Hébert
Gabrielle Hébert (1853–1934), nata von Uckermann, fu prima una pittrice dilettante, per poi diventare, dopo il matrimonio con l’accademico Ernest Hébert, un’appassionata fotografa. Complice anche l’affascinante Villa Medici di Roma, di cui il marito era direttore, se nel 1888 la Hébert si innamorò della fotografia. Lì apprese la tecnica, allestì una camera oscura e scattò fotografie quasi ogni giorno, annotandole nei suoi diari. Esplorò molti generi — ritratti, nudi, paesaggi, nature morte, scene costruite — e realizzò un vero proto-reportage sulla vita dell’istituzione: residenti, modelle, animali, feste, lavoro artistico e vita comune all’interno del palazzo. La sua produzione offre uno sguardo unico sulla comunità artistica della Villa e sulla relazione creativa con il marito, che fotografò incessantemente, invertendo i ruoli tradizionali tra artista e musa. Le sue immagini documentano dipinti in corso, momenti privati, viaggi e la quotidianità romana. Dopo il rientro definitivo in Francia, smise quasi del tutto di fotografare, salvo continuare a ritrarre Ernest, di cui preservò la memoria promuovendo la creazione di due musei a lui dedicati. La mostra, seguendo un percorso cronologico e tematico, dalle prime foto del 1888 alle ultime del 1908, mette in luce come la fotografia abbia dato a Gabrielle un’identità d’autrice e uno spazio sociale in un mondo dominato dagli uomini. Attraverso questo lavoro, costruì la propria mitologia personale e divenne la prima cronista fotografica della Villa Medici.
Parigi // fino al 15 febbraio 2026
Gabrielle Hébert: Amore folle a Villa Medici
MUSEE D’ORSAY
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Musée Picasso – Raymond Pettibon
Artista autodidatta, Raymond Pettibon (Tucson, Arizona, 1957) emerge alla fine degli Anni ’70 nella scena punk californiana realizzando le copertine degli album del gruppo Black Flag.
Dopo una laurea in economia alla UCLA nel 1977, Pettibon si dedica completamente all’arte, iniziando a esporre e autopubblicare i suoi primi disegni, legati all’estetica DIY di fumetti, volantini e fanzine tipica del punk. Le sue opere attingono a un vasto repertorio: letteratura, storia dell’arte, cultura pop, religione, politica e sport. Di spirito antiautoritario, Pettibon ritrae una società americana nichilista e violenta, segnata dalla fine dell’utopia hippie e dal ritorno del conservatorismo. Le sue immagini crude e i testi taglienti mettono il pubblico a disagio, invitandolo a interrogare il proprio rapporto con il “sogno americano”, in una linea simile a quella del suo ammirato Philip Guston. Partecipa a diverse mostre tra cui fondamentale è stata Helter Skelter: L.A. Art in the 1990s al MOCA di Los Angeles nel 1992. Dal 1995 collabora con la galleria David Zwirner, con esposizioni in musei e istituzioni internazionali. Dato il suo forte legame con la musica, per la mostra è stata creata una playlist speciale, realizzata da Grégory Combet.
Parigi // fino al 1° marzo 2026
Raymond Pettibon. Underground
MUSEE PICASSO
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Musée d’Art Moderne – Max Wechsler
In occasione della recente donazione di ben nove dipinti, il Musée d’Art Moderne de Paris dedica una mostra a Max Wechsler (1925 – 2020), rafforzando una relazione iniziata nel 1968 con la prima personale organizzata all’ARC del museo, dove Wechsler presentò le sue composizioni fantastiche dal tono surrealista. Oggi, la donazione — avviata quando l’artista era ancora in vita e completata con sua moglie Christine Fleurent — suggella questo rapporto storico. Le opere donate riflettono l’evoluzione della sua ricerca, dalla figurazione immaginaria all’astrazione concettuale. Berlinese d’origine, Wechsler fu mandato a Parigi nel 1939 per sfuggire al nazismo e perse la famiglia ad Auschwitz. Dopo la guerra lavorò come illustratore e grafico per il giornale Vaillant, continuando parallelamente la propria ricerca artistica. Le prime tele, influenzate da Klee e Dubuffet, gli valsero attenzione critica, ma tra il 1972 e il 1977 abbandonò la pittura, per poi reinventarsi. Dalla fine degli Anni ’70 si volge all’astrazione e, dal 1984, elimina completamente colore e pennello. La lettera tipografica diventa il suo materiale principale, mentre fotocopie, forbici e colla gli permettono di creare opere frammentate dove la scrittura appare come traccia o reliquia di una storia indicibile. Attraverso ingrandimenti, distorsioni o cancellazioni, la lettera assume una presenza insieme fragile e indelebile. Lo stesso artista scrisse: “La lettera, continuamente trasformata e destrutturata, resiste, si rivela indistruttibile… Mi piace associare ciò che resterà per sempre ignorato a ciò che rimarrà, comunque, indelebile”.
Parigi // fino al 28 giugno 2026
Donation Max Wechsler
MUSEE D’ART MODERNE
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Musée d’Art Moderne – Maurice Girardin
Il Musée d’Art Moderne de Paris dedica una mostra a Maurice Girardin, collezionista visionario, gallerista e mecenate, il cui eccezionale lascito (tra cui opere di Raoul Dufy, Pablo Picasso e Amedeo Modigliani) ha permesso la creazione del museo. Chirurgo dentista, Girardin iniziò a collezionare nel 1916 e nel 1920 aprì la sua galleria, La Licorne, dedicata alla giovane arte contemporanea. Alla sua morte nel 1951, donò alla città di Parigi oltre 500 opere, con l’obiettivo di realizzare un museo d’arte moderna, progetto sostenuto fin dagli Anni ’20. Circa 380 opere entrarono a far parte delle collezioni del museo nel 1953, che aprì al pubblico nel luglio 1961. Grazie al Comité Histoire des Amis du Musée d’Art Moderne e al sostegno della Galerie de la Présidence, nel 2023 è stato acquisito un fondo di archivi inediti di Girardin, offrendo nuove prospettive sulla sua collezione e sul suo ruolo di mecenate tra le sue guerre. Con circa cento opere, documenti d’archivio e libri illustrati, l’esposizione evidenzia le affinità estetiche di Girardin con artisti come Rouault, Gromaire, Derain, Zadkine, Soutine e Buffet, il suo interesse precoce per le arti extraeuropee e la sua curiosità da bibliofilo.
Parigi // fino al 28 giugno 2026
Hommage à Maurice Girardin: collectionneur, galeriste et mécène
MUSEE D’ART MODERNE
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Grand Palais – Eva Jospin e Claire Tabouret
Si intitolano Grottesco e D’un seul souffle le mostre rispettivamente di Eva Jospin (Parigi, 1975) e Claire Tabouret (Pertuis, 1981) nelle due gallerie comunicanti del Grand Palais. Da un lato un percorso popolato da foreste, grotte e architetture immaginarie; dall’altro il backstage del progetto monumentale per le nuove vetrate di Notre-Dame de Paris.
Oltre quindici opere, alcune realizzate appositamente per la mostra, offrono una panoramica sull’universo di Eva Jospin costituito da intrecci che fondono l’architettura con elementi naturali e fantastici. Il titolo, che evoca la scoperta delle grottesche nel Cinquecento, riflette a pieno la natura della mostra, un iter immersivo in cui tra promontori, cenotafi, grotte, rovine e foreste, il visitatore cambia continuamente prospettiva. Tra le novità spicca una serie di bassorilievi ricamati, in cui tessile e scultura si fondono segnando una nuova tappa della sua ricerca.
Claire Tabouret presenta modelli a grandezza naturale, schizzi e studi preparatori delle sei vetrate concepite per la cattedrale di Notre-Dame, progetto vinto nel 2024. Ogni modello riproduce una campata del deambulatorio sud ed è realizzato in monotipo, arricchito da stencil per rosoni e motivi decorativi. Le sue proposte rispettano la luce neutra dell’edificio, creando una transizione armoniosa con le vetrate ottocentesche di Viollet-le-Duc, pur introducendo colori luminosi ed equilibrati. Ispirata al tema della Pentecoste, simbolo di unità e armonia, Tabouret invita il pubblico a entrare nell’intimità del suo processo creativo condividendo così la nascita dell’opera.
Parigi // fino al 28 giugno 2026
Eva Jospin, Grottesco – Claire Tabouret, D’un seul souffle
GRAND PALAIS
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Grand Palais – Mickalene Thomas
È la prima personale al Grand Palais dedicata a un’artista afroamericana, All About Love, retrospettiva vibrante di Mickalene Thomas che da visibilità alle donne e all’amore come forza di liberazione, autoaffermazione e gioia. Thomas (New York, 1971), nota per la sua pratica audace e multidimensionale, reinterpreta il ritratto classico attraverso una prospettiva queer e femminista afro, usando pittura, collage, fotografia, video e installazioni. Al centro del suo lavoro c’è l’amore, inteso come potere capace di trasformare la vita individuale e collettiva, ispirato al libro di Bell Hooks All About Love (1999). La mostra, che copre vent’anni di carriera, celebra la bellezza, forza e autonomia delle donne afro: amiche, familiari, amanti e icone culturali sono ritratte con sicurezza, sensualità ed eleganza, reclamando spazi storicamente negati. Le sue composizioni ricche e impreziosite da strass trasformano il piacere in atto politico e la rappresentazione in gesto radicale. Thomas rilegge anche momenti chiave della storia dell’arte europea, in particolare francese, ribaltando il punto di vista tradizionale in opere come Le Déjeuner sur l’herbe di Manet o La Grande Odalisque di Ingres.
Parigi // fino al 5 aprile 2026
Mickalene Thomas. All About Love
GRAND PALAIS
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