A Roma due mostre indagano quotidiano e materia alla galleria Monti8 

In occasione della sua seconda San Lorenzo Gallery Night, la galleria Monti8 ha inaugurato "The Space Between", prima personale italiana di Gwen Evans, artista gallese oggi residente a Manchester. Una mostra essenziale, composta da cinque oli su tela e due carte del 2025

Nata nel 1996 e ormai tra le voci più raffinate della pittura britannica emergente, Gwen Evans costruisce immagini in cui la quotidianità domestica è attraversata da un senso di sospensione e mistero. Le sue scene appaiono familiari, quasi rassicuranti, ma custodiscono una vibrazione nascosta: l’impressione che qualcosa stia per accadere o che sia appena accaduto. Non sorprende che il critico Yannis Kostarias abbia definito il suo lavoro “un’estensione creativa del suo mondo interiore”, mettendo in luce la capacità dell’artista di trasformare il privato in racconto visivo. 

Gli ambienti emotivi di Gwen Evans alla galleria Monti8 di Roma 

Gli ambienti dipinti da Evans — stanze modeste, lenzuola stese, trapunte floreali, piccoli oggetti domestici — diventano metafore emotive. Le figure umane, spesso anonime o con i lineamenti sfumati, incarnano stati d’animo più che identità individuali. Sono presenze sospese, poste in gesti minimi, che suggeriscono timide intimità, distanze impercettibili, dialoghi silenziosi. In questo universo visivo, anche gli oggetti assumono un ruolo autonomo: trapunte, cesti, tessuti e panni stesi sembrano partner narrativi delle figure, custodi di un’atmosfera che si addensa senza mai esplodere. 

La luce come elemento essenziale nella mostra di Gwen Evans a Roma 

La luce è un elemento essenziale nella costruzione emotiva delle opere. Evans predilige tonalità crepuscolari, con blu profondi, verdi vellutati e tocchi di viola che creano un tempo sospeso, quello delle prime ore della sera. La luce morbida e diffusa non illumina realmente, ma avvolge — come se lo spazio stesso fosse un pensiero che si condensa sulla tela. Il colore diventa così un linguaggio psicologico, un ambiente interiore più che un semplice sfondo pittorico. 

Gwen Evans una pittura morbida e delicata 

Dal punto di vista tecnico, l’artista evita contorni netti e contrasti bruschi, costruendo la superficie pittorica con delicatezza estrema. La morbidezza dei passaggi tonali suggerisce immobilità, silenzio, quasi una sospensione del respiro. I dettagli dei tessuti e delle stoffe — a volte minimalisti, a volte complessi — mantengono sempre una coerenza visiva che impedisce alla composizione di spezzarsi. Persino i volti, pur semplificati, emanano una quieta intensità: sono superfici emotive, non ritratti psicologici. 
La figura umana è trattata come contenitore d’atmosfera. I gesti sono sobri, ma proprio questa parsimonia li rende carichi di significato. Come osserva Kostarias, anche i gesti più minimi possono trasmettere “una potenza dirompente” quando inseriti in un contesto di silenzio, immobilità e luce sospesa. È qui che il potere evocativo della pittura di Evans si manifesta pienamente: nell’arte di far accadere qualcosa pur mostrando l’essenziale. 

Gwen Evans, Visitor, 2025. Olio su tela, Cm 105x128
Gwen Evans, The Space Gwen Evans, Visitor, 2025. Olio su tela, Cm 105×128

Il percorso artistico di Gwen Evans 

Il suo percorso espositivo, nonostante la giovane età, è già significativo. Formata alla Manchester School of Art nel 2018 e attiva a Manchester, Evans ha presentato personali di rilievo come “CIPHER” (HOME, Manchester, 2023, Premio Granada Foundation Gallery) e “TRYST” (William Hine Gallery, Londra, 2024).  

Il Project Space di Monti8 

In parallelo alla mostra nella sede principale, MONTI8 presenta nel suo Project Space Cecilia Cocco – A Hand in the Glove, un dipinto di medie dimensioni realizzato per la mostra, visitabile per un mese nello spazio a due passi dall’altra sede della galleria, con gli stessi orari di apertura.  

Dopo le tre mostre precedenti: Kiwha Lee, Logan T. Sibrel e Xuanru Wang, con Cecilia Cocco MONTI8 inaugura un nuovo corso del progetto, che accoglierà artisti che esporranno uno o più lavori realizzati ad hoc per lo spazio e per essere visti dall’esterno, come una finestra su strada. 

Cecilia Cocco nel Project Space di Monti8  

Cecilia Cocco (Udine, 2001) è un’artista contemporanea che vive e lavora a Venezia, la cui ricerca si muove sul confine tra scultura, installazione e pittura, esplorando il rapporto tra memoria, materia e guarigione. La sua pratica artistica si caratterizza per un’attenzione particolare alla trasformazione dei materiali e al dialogo tra forme organiche e processi di sedimentazione. Cocco utilizza materiali poveri e naturali come cera, terra, tessuti e elementi organici, trasformandoli in superfici che portano i segni del tempo e dell’intervento umano. 

Al centro del suo lavoro c’è un’idea profonda dell’arte come “tentativo”, un gesto che “non garantisce esiti, ma che esiste perché abbiamo bisogno di credere che qualcosa possa ancora cambiare, o guarire“. Le sue opere diventano così “trattamenti estetici per ferite invisibili“, riconoscendo che “se è vero che non c’è una cura per tutto, è vero che c’è sempre qualcuno che prova a curare“. 

Il percorso artistico di Cecilia Cocco 

Il suo percorso artistico ha ricevuto importanti riconoscimenti: nel 2024 ha vinto il Primo Premio Pittura Artefici del Nostro Tempo alla 60ª Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. L’artista è attualmente in residenza presso l’Emeroteca dell’Arte di Mestre, nell’ambito del programma della Fondazione Bevilacqua La Masa e Musei Civici di Venezia. 

Con una sensibilità poetica e una rigorosa ricerca formale, Cecilia Cocco costruisce un linguaggio visivo che parla di fragilità, presenza e assenza, trasformando la materia in spazio di riflessione sulla possibilità stessa della cura. 

Luca Vona 

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