Il giardino di carta dell’artista Primarosa Cesarini Sforza in mostra a Siena
Un viaggio tra le opere di Primarosa Cesarini Sforza, dove carta e natura si intrecciano in un giardino di simboli. Un percorso che esplora memoria e rinnovamento attraverso la delicatezza e la forza dei materiali più fragili

La mostra Giardino di carta, curata da Beatrice Pulcinelli, referente presso la Biblioteca e Fototeca Giuliano Briganti, è visitabile presso il museo Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala di Siena. L’esposizione offre uno sguardo sull’universo creativo di Primarosa Cesarini Sforza (Bologna, 1946), artista di fama internazionale, nota per il suo linguaggio espressivo che mescola ricamo, disegno, pittura e assemblaggi, dando vita a opere ricche di simbolismi naturali. Distribuita tra vari spazi del museo e della città, la mostra presenta una panoramica della sua vasta produzione, tra cui alcuni libri d’artista, invitando i visitatori a riflettere sul delicato equilibrio tra memoria e rinnovamento, tradizione e innovazione.
Chi è Primarosa Cesarini Sforza
Primarosa Cesarini Sforza nasce a Bologna nel 1946 in una famiglia di artisti, per poi trasferirsi ancora piccola a Roma, ma è negli Stati Uniti che sviluppa la sua ricerca artistica. Durante il suo soggiorno a New York, inizia ad esplorare l’uso della carta come supporto creativo, una passione che non abbandonerà mai. La sua poetica si esprime attraverso un linguaggio unico, fatto di carte acquistate durante i soggiorni all’estero o carte di recupero trovate nei mercatini, filati colorati ed altri materiali come fogli di piombo. I suoi collage e assemblaggi non solo riproducono la natura ma la ricreano in modo poetico, come un giardino immaginario che cresce nel tempo.

Primarosa Cesarini Sforza: le opere in mostra
Il suo lavoro, che riflette profondamente sulla memoria e l’esperienza personale, racconta storie silenziose dove la parola cede il passo al segno, al colore e alla materia. Attraverso cinque decenni di ricerca e sperimentazione, le sue opere mescolano oggi diverse tecniche, come cucito, pittura e assemblaggio. Materiali “poveri” come carta e fili vengono utilizzati con un senso universale che va oltre la loro semplicità apparente. Tra le sue tecniche più distintive, i fili coloratissimi, perfezionati durante la sua lunga permanenza in Marocco, creano un contrasto tra la leggerezza dei fili e la pesantezza della materia, simbolo di una dualità tra materia e leggerezza.
Un giardino che fiorisce in tre sedi
La mostra, che si articola in tre sedi, due delle quali all’interno del complesso museale del Santa Maria della Scala, offre una visione inedita e suggestiva della sua ricerca.
All’interno della Biblioteca Giuliano Briganti sono esposti “innesti” di rametti, fiori di carta, bacche e fili, che evocano l’idea di un giardino artificiale e i suoi libri-diario, opere in cui la scrittura tradizionale viene sostituita da disegni e simboli, come a voler preservare una memoria senza parole. Pagine arricchite di immagini che raccontano storie di viaggi, incontri e scoperta, realizzando un vero e proprio diario visivo. A complemento è stato organizzato il workshop Liberi di creare #2, giunto alla sua seconda edizione, e laboratori con gli studenti, offrendo un’opportunità unica per realizzare libri d’artista, permettendo a tutti gli appassionati di creare manufatti unici.

Nell’ex Refettorio sono invece esposte le opere di grande formato, tra cui il Giardino Officinale, una grande installazione site – specific in cui Cesarini Sforza rielabora un giardino immaginario che rimanda al “Giardino dei Semplici dello Spedale Grande di Siena” che ha ispirato anche il titolo dell’esposizione, diventando un ponte tra passato e presente. Le sue composizioni, animate da sagome di uomini, di mani e ciotole, di piante curative e piccoli animali, sembrano fiorire all’interno di un universo fragile e luminoso.

La mostra si conclude con una sezione all’Archivio di Stato di Siena che conserva tutto il materiale cartaceo relativo all’antico ospedale, dove è possibile ammirare la preziosa planimetria dell’antico “Giardino dei semplici” del 1756 e il “Libro delle possessioni e case vendute, comprate, XV sec.” del 1466 ca. che ha ispirato l’artista nella realizzazione di un libro d’artista ad hoc.
Il progetto non si limita a celebrare l’arte, ma invita a un’osservazione più profonda del nostro legame con la natura e con la memoria storica. Un’esperienza che va oltre il visibile, dove il gesto artistico e la scelta dei materiali diventano strumenti per indagare e reinterpretare il nostro cammino nel tempo.
Gaia Rotili
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