Architetture non finite, macerie e futuro: la mostra di Armando Perna e Fabrizio Bellomo a Bari
Da Voga, il cemento definisce il paesaggio contemporaneo da Beirut all’Albania, dalla Puglia alla Calabria. Il Mediterraneo tra crollo, fallimento e resistenza nella mostra di Perna e Bellomo

Il “non finito” ha un lignaggio nobile in arte, quella pratica michelangelesca così contemporanea che abbozza finemente la realtà, appena accennandola. Poi c’è il non finito degli incompiuti, che Alterazioni Video ha raccontato molto bene nel suo Incompiuto Siciliano, quella mappatura di architetture nate un po’ per la politica, un po’ per la speculazione, un po’ per caso e che rimangono disarmate e disarmanti come cattedrali in un deserto che testimonia il vuoto, ciò che non era, ciò che poteva essere.
La mostra di Armando Perna e Fabrizio Bellomo
Parlano di “cemento” e di indefinitezza gli artisti Armando Perna (Reggio Calabria, 1981) e Fabrizio Bellomo (Bari, 1982) nella doppia personale da Voga a Bari con opere “che punteggiano il paesaggio come testimonianze concrete di un futuro mancato ma mai del tutto abbandonato”, si legge nel testo di accompagnamento. Perna, che indaga la realtà attraverso l’obiettivo fotografico, porta con sguardo investigativo lo spettatore sul crinale sottilissimo tra complessità urbanistica e maceria. Siamo a Beirut e nel campo profughi di Shatila nel progetto The Twilight World (2013- 2018) e poi in Aspromonte, con Presente infinito (2015- in corso che evolve nella serie dei light boxes Case del 2024). Protagoniste sono le architetture tra crollo, fallimento e resistenza, la vita umana è appena accennata, ma fortissima e presente, pur non cedendo alla seduzione del folklore, della nostalgia, dell’accondiscendenza.










L’opera di Bellomo a Bari
L’architettura è protagonista anche nell’opera di Bellomo – e il dialogo tra i due è fortissimo -, nel progetto Ksamil che torna in quella Albania (nel frattempo è protagonista di una personale alla Piramide di Tirana) molto amata e vincolata alla sua Bari da un tacito accordo estetico, storico e adriatico, documentando gli edifici dichiarati abusivi lungo la costa, parzialmente demoliti e abitati.
La collaborazione tra Bellomo e Perna
La tensione delle forme verso l’esterno, in uno slancio verso il mondo, la vita che si va a realizzare nella riappropriazione popolare e nel riuso trova compimento nei frammenti presentati in mostra. E nella collaborazione tra i due nella realizzazione della videoproiezione Mirto, progetto che prende le mosse dall’installazione a due canali ‘Nziembru (2024) di Bellomo, e dalla sua casa in Calabria. Nella sua non finitezza, nella storia di famiglia e nel territorio che la ospita svolge da punto in comune di due ricerche che rifiutano la cristallizzazione nel passato, per guardare attraverso il trauma al futuro.
Santa Nastro
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