Al Castello di Rivoli c’è la grande mostra di Rebecca Horn 

La mostra Rebecca Horn – Cutting Through the Past al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea è la prima retrospettiva dedicata all’artista in un’istituzione museale pubblica italiana e la prima organizzata dopo la scomparsa dell’artista nel 2024. Il progetto è frutto della cooperazione con Haus der Kunst, Monaco di Baviera, a seguito della personale organizzata […]

La mostra Rebecca Horn Cutting Through the Past al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea è la prima retrospettiva dedicata all’artista in un’istituzione museale pubblica italiana e la prima organizzata dopo la scomparsa dell’artista nel 2024. Il progetto è frutto della cooperazione con Haus der Kunst, Monaco di Baviera, a seguito della personale organizzata da questa istituzione nel 2024, ed è curato da Marcella Beccaria.  

La mostra di Rebecca Horn a Rivoli 

Al centro di questo progetto Rebecca Horn (Michelstadt, 1944 – Bad König, Germania, 2024) e il suo ruolo nello sviluppo della pratica artistica contemporanea, grazie ad opere che hanno dato un contributo importante alle arti performative. Un percorso attraverso oltre 50 anni di lavoro, riconoscendo il valore di una ricerca quanto mai attuale. Il suo lavoro propone un intreccio tra l’umano e il meccanico e anticipa problematiche attualmente al centro del dibattito culturale, in un contesto definito da tecnologie sempre più complesse e pervasive. La mostra presenta una selezione di installazioni, sculture, video, film e disegni, con importanti prestiti provenienti dalla Fondazione Moontower, istituita a Bad König, in Germania, dall’artista.  

Ritratto di Rebecca Horn, Courtesy Moontower Foundation, Bad König, Germany, Foto Gunter Lepkowski © REBECCA HORN, by SIAE 2025
Ritratto di Rebecca Horn, Courtesy Moontower Foundation, Bad König, Germany, Foto Gunter Lepkowski © REBECCA HORN, by SIAE 2025

I disegni di Rebecca Horn, tra naturale e meccanico 

La mostra apre con rari disegni, eseguiti all’inizio della sua carriera – quando Rebecca comincia il suo percorso di studi presso la Hochschule für Bildende Künste di Amburgo – e questa pratica scandisce tutte le fasi creative dell’artista, intensificandosi negli ultimi anni della sua vita. Questi primi disegni delineano un immaginario nel quale alcuni dettagli del corpo femminile vengono resi attraverso forme essenziali e geometriche, tese a una comunione con elementi vegetali, animali o meccanici. Questi lavori denotano il panorama di autori che, unitamente ad un’ampia conoscenza della storia dell’arte, connotano la sua formazione, con un’affinità per il pensiero surrealista e per Marcel Duchamp. 

Rebecca Horn, Lippenmaschine, (Macchina labbra), 1964 grafite e matite colorate su carta, 24 x 26 cm, incorniciato Courtesy Moontower Foundation, Bad König, Germany Foto / Photo Heinz Hefele © REBECCA HORN, by SIAE 2025
Rebecca Horn, Lippenmaschine, (Macchina labbra), 1964,grafite e matite colorate su carta, 24 x 26 cm, incorniciato,
Courtesy Moontower Foundation, Bad König, Germany, Foto Heinz Hefele © REBECCA HORN, by SIAE 2025

La fragilità del corpo nelle performance di Rebecca Horn 

Un’esperienza fondamentale per l’artista, il cui ricordo è indissolubilmente legato a varie opere di questo percorso, è il periodo trascorso in ospedale a causa di un’infezione polmonare, che la costrinse a periodi di isolamento. La volontà di comunicare con gli altri si legava alla consapevolezza della propria vulnerabilità, dando vita ad un ambito di ricerca nel quale il corpo è il protagonista, protetto e trasformato, grazie a forme leggere e in movimento. Nella sezione centrale della mostra i visitatori possono quindi rapportarsi con le performance dell’artista, attraverso i video Performances I (1970-1972), Performances II (1972) e Berlin (10.11.1974 – 28.1.1975) (1974-1975), grazie alla recente digitalizzazione dei master originali.  

La malattia e le macchine cinetiche nella mostra di Rebecca Horn a Rivoli 

Nel film Der Eintänzer (Lo gigolò), del 1978, per la prima volta l’artista ha esplorato la possibilità di dotare gli oggetti di movimenti e pulsioni, non dissimili da quelli degli esseri viventi. L’esposizione include macchine cinetiche, co-protagoniste dei suoi film, come Pfauenmaschine (Macchina pavone) – ideata dall’artista per la sua partecipazione alla rassegna documenta, a Kassel, nel 1982, la quale accoglie i visitatori al loro ingresso nello spazio espositivo. La mostra raccoglie alcune tra le maggiori opere di questo periodo, tra cui Concert for Anarchy (Concerto per l’anarchia) (2006), anch’essa legata al tema della malattia, di cui è presente la versione del 2006, oggetto di scena per il film ambientato in una clinica psichiatrica Buster’s Bedroom, 1990. Un pianoforte a coda, rovesciato e appeso al soffitto, ciclicamente emette dei suoni. Come i personaggi del film, anche lo strumento sperimenta l’euforia di potersi affrancare dal controllo della clinica, “riuscendo finalmente a comporre la sua musica“, come dichiarava l’artista. 

L’attualità delle opere di Rebecca Horn 

Colpiscono per la loro forte carica emotiva le grandi installazioni presenti, quali Inferno (1993-2024), Turm der Namenlosen (Torre dei senza nome) (1994), Cutting Through the Past (Tagliando attraverso il passato) (1992-1993) – l’opera che dà il titolo alla mostra – e Miroir du Lac (Specchio del lago) (2004). Accanto all’eros, Horn contempla il suo inscindibile opposto, come in Inferno, che cita la Divina Commedia di Dante Alighieri e gli eterni supplizi dei dannati. Realizzata impilando l’uno sull’altro vecchi letti da ospedale, quest’installazione dà vita ad un vortice ascendente, contorto e dolorante, attraversato da guizzi di luce. In Cutting Through the Past cinque porte in legno interagiscono con un’asta metallica, la quale si muove in senso circolare, scavando lentamente il legno delle porte. “Porte vissute”, come spiega la curatrice, “che raccontano di uno spazio domestico, un luogo che dovrebbe essere preservato al meglio, ma che invece denota sofferenza; porte attraversate da un movimento gentile e sensuale, ma anche violento, che man mano le corrode”. L’opera Turm der Namenlosen affronta un altro tema drammaticamente attuale: la tragedia collettiva delle guerre e delle loro vittime, soprattutto quelle che la storia dimentica. 

Rebecca Horn: la dimensione spirituale 

In Miroir du Lac l’artista riesce a portare i visitatori all’interno del proprio universo grazie a due specchi circolari, l’uno a terra e l’altro a soffitto, che producono un effetto di profondità infinita, quasi si trattasse di un pozzo, metafora cosmica che ricorre in numerose tradizioni e culture, sintetizzando i diversi ordini di cielo, terra e inferi e proponendosi quale via di comunicazione tra di essi. Detentore di segreti, il pozzo è anche interpretabile come immagine della conoscenza e della verità. “Uno specchio evocativo del Mito di Narciso, il cui movimento rimanda ad ulteriori dimensioni”, spiega Marcella Beccaria, “l’insieme costituisce una sorta di Triade o Trinità, se vogliamo, tre momenti che diventano uno”. La mostra raccoglie un’interessante selezione di Bodylandscapes, disegni di grande formato che nascono da processi performativi, soffermandosi su quelli connotati da forme arrotondate e cerchi.  

Rebecca Horn, Piccoli spiriti blu,1999, Torino, chiesa di Santa Maria del Monte, Monte dei Cappuccini, Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, CRRI, Centro di Ricerca del Castello di Rivoli, Archivio Paolo Pellion di Persano, Donazione Eredi Foto Paolo Pellion di Persano © REBECCA HORN, by SIAE 2025
Rebecca Horn, Piccoli spiriti blu,1999, Torino, chiesa di Santa Maria del Monte, Monte dei Cappuccini, Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, CRRI, Centro di Ricerca del Castello di Rivoli, Archivio Paolo Pellion di Persano, Donazione Eredi Foto Paolo Pellion di Persano © REBECCA HORN, by SIAE 2025

Il tempo circolare nell’arte di Rebecca Horn 

Queste geometrie permettono di intuirne il valore di simboli di una continua ricerca di equilibrio interiore, in dialogo con l’eterno fluire del tempo. Temi che vengono ulteriormente approfonditi in Das Rad der Zeit (La ruota del tempo) (2016), un’installazione che allude all’idea del tempo circolare. Queste opere denotano chiaramente la dimensione filosofica e profondamente spirituale dell’arista, che comprende Piccoli Spiriti Blu, la grande opera pubblica della Chiesa di Santa Maria al Monte dei Cappuccini.  In occasione dell’esposizione, presso l’edificio del Castello al primo piano è altresì visibile per la prima volta dopo molti anni un disegno a muro di Rebecca Horn, parte di Warlock’s Memoria (Memoriale di Warlock), del 1995, installazione realizzata in omaggio all’attore britannico David Warrilow, che aveva partecipato al film Buster’s Bedroom. Tre opere di Horn sono adesso esposte presso la Collezione Federico Cerruti, seconda parte del programma Interferenze, sviluppando un originale dialogo con l’ampia collezione di libri e opere d’arte di Federico Cerruti. Tra queste il violoncello con due archetti che suona da sé, installato nell’elegante sala della musica. Era stata ideata dall’artista quale parte del grande progetto realizzato a Weimar Konzert für Buchenwald (Concerto per Buchenwald), in memoria delle vittime degli orrori dei campi di concentramento. 

Giulia Bianco 
 
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Giulia Bianco

Giulia Bianco

Ha frequentato a Milano il Master Economia e Management per l'Arte e la Cultura della 24Ore Business School. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Catania con tesi dal titolo “I contratti nel mondo dell’arte”, è specializzata in diritto…

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