Inaugura a Lecce l’archivio di Eugenio Barba, fondatore dell’Odin Teatret

È tutto pronto per la nascita del Living Archive Floating Islands, l’archivio vivente di Eugenio Barba che sarà ospitato negli spazi dell’ex convitto Palmieri di Lecce. Una vasta installazione interattiva che ripercorre la storia dell’Odin Teatret, del suo fondatore e del Terzo Teatro

Prenderà forma a Lecce, negli spazi della Biblioteca Bernardini adiacenti a quelli del Fondo Carmelo Bene, l’Archivio dedicato a Eugenio Barba (Brindisi, 1936), regista teatrale e fondatore dell’Odin Teatret tra i più innovatori e rivoluzionari del teatro contemporaneo. Oltre 600 metri quadrati dell’ex convitto Palmieri ospiteranno un “archivio vivente”: il Living Archive Floating Islands, espressione che rievoca le “isole galleggianti”, i gruppi e le reti teatrali confluite nelle sperimentazioni del Terzo Teatro iniziate negli Anni Settanta. Il Living Archive, frutto di un accordo tra la Fondazione Barba Valery e la Regione Puglia, sarà un archivio-mostra-installazione interattiva organizzato in tre sezioni: la prima dedicata alla figura di Barba, che conterrà un vastissimo archivio digitalizzato comprendente la biblioteca personale del grande regista (oltre 5mila libri sul teatro), la seconda riguarda la sessantennale storia dell’Odin Teatret, con video, film, libri, oggetti, audiovisivi, condivisi attraverso le nuove tecnologie e che prevede attività di formazione, rielaborazione e didattica. La terza sezione, dedicata al Terzo Teatro, sarà caratterizzata da attività interattive. Abbiamo intervistato Eugenio Barba per parlare nel dettaglio del progetto, presentato dal regista negli scorsi giorni a Lecce, insieme al direttore del Polo Biblio-museale Luigi De Luca.

Photo Raffaele Puce. Courtesy Polo Biblio Museale di Lecce

Photo Raffaele Puce. Courtesy Polo Biblio Museale di Lecce

INTERVISTA A EUGENIO BARBA

Qual è l’obiettivo centrale del progetto?
La finalità dell’archivio, che non è solo una raccolta di documenti, è quella strappare dal suo destino di passato e immettere nel presente il patrimonio cognitivo raccolto nell’esperienza del Terzo Teatro, trasmettendo tutta questa conoscenza depositata in fogli di carta, libri, programmi, film, locandine attraverso un linguaggio sensoriale, fisico, attivo. Mancava, nell’ambito museale, una parte dedicata al teatro: siamo abituati ad andare al museo e fruire solo l’arte figurativa. Il teatro, invece, è esperienza sensoriale, simultaneità di relazioni. Ci siamo chiesti come dar voce all’esperienza teatrale nei musei e trasformarla in linguaggio artistico che colpisca l’immaginazione. Perché questa è la finalità del teatro: colpire l’immaginazione.

Come sarà strutturato l’“archivio vivente”?
Quello che è importante non è solo la prima sezione dell’archivio, dedicata alla memoria, che comprende la mia biblioteca personale. Fondamentale è la parte che riguarda la storia dei gruppi del Terzo Teatro, chiamato così per distinguerlo dal sistema di produzione teatrale tradizionale, che esiste dagli Anni Settanta e ha creato un altro modo di pensare e fare il teatro. Pensiamo alle prigioni, agli ospedali psichiatrici: il Terzo Teatro è una cultura che ha cambiato la nostra percezione del teatro. Non esiste più “il teatro”, ma una costellazione di teatri. Questa parte dell’archivio è dedicata al concetto di trasformazione: una “messa in scena” degli spettacoli dell’Odin Teatret, oltre a documenti e reperti fruibili in modo interattivo dal visitatore, che – reinventati in un nuovo linguaggio artistico ‒ potranno rivivere nell’immaginario collettivo. Più che messa in scena la chiamerei “rimessa in spazio”: è una trasformazione, una contraffazione del passato nel presente, per trasmettere al pubblico la sensazione che l’impossibile è possibile, e questo è il principio primo del teatro. Immagino l’archivio come la Bella Addormentata che viene svegliata dal principe azzurro, che è il visitatore: è il patrimonio teatrale che rinasce.

Photo Raffaele Puce. Courtesy Polo Biblio Museale di Lecce

Photo Raffaele Puce. Courtesy Polo Biblio Museale di Lecce

L’ARCHIVIO DI EUGENIO BARBA A LECCE

E la seconda parte dell’archivio?
La seconda area è quella della trasmissione, della ricostruzione del passato che rivive nel presente. L’esperienza teatrale viene raccontata non solo sotto forma di riviste, film, audiovisivi, ma anche a livello pedagogico, favorendo stimoli intellettuali attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. La mia esperienza, la conquista della mia conoscenza è passata attraverso una grande difficoltà a trovare libri che spesso non esistevano, o che bisognava comprare in lingue straniere. Ci saranno anche incontri a livello didattico e tecnico, per favorire il dialogo sul teatro. Tutto sarà fruibile gratuitamente. Il dialogo, il baratto, inteso come scambio di esperienze, finalizzato a superare i limiti dell’orizzonte privato e localistico, saranno al centro di questa parte dell’archivio.

Che ruolo ha il teatro nella società liquida, basata sul dominio del virtuale sul reale?
Non penso che oggi si possa porre la domanda al singolare. Oggi non esiste “il teatro”, ma “i teatri”. Esiste Koreja, che è profondamente differente dal teatro di Strehler a Milano, il Piccolo Teatro, e Koreja è totalmente diverso dal gruppetto messicano che conosco a Città del Messico. Cambia la motivazione delle persone che fanno teatro, per esempio, alcuni lo hanno fatto negli Anni Settanta pensando che il teatro potesse trasformare il mondo, mentre oggi lo fanno in tutt’altra maniera. Quello che possiamo constatare è che esiste ancora un desiderio di fare teatro, in ogni nuova generazione che arriva sul pianeta. Nonostante la società sia diventata un grande spettacolo, il teatro sussiste ancora.

Cecilia Pavone

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Cecilia Pavone

Cecilia Pavone

Cecilia Pavone, storica e critica d’arte, curatrice indipendente, giornalista professionista, è nata a Taranto ed è laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Bari. La sua ricerca verte sulla fenomenologia artistica contemporanea e sulla filosofia dell’arte. Scrive su riviste specializzate…

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