Storia di Ileana Sonnabend: la gallerista che ha cambiato il corso dell’arte contemporaneatra Europa e America 

Una donna cosmopolita, intuitiva, anticonvenzionale e capace come poche altre figure di fare da ponte tra continenti, linguaggi e generazioni artistiche. Ora la sua collezione è a Mantova a Palazzo della Ragione

Con l’apertura della Sonnabend Collection a Mantova, all’interno del rinnovato Palazzo della Ragione, l’Italia diventa un luogo privilegiato per rileggere la storia di una delle figure più emblematiche dell’arte del Novecento: Ileana Sonnabend. Una donna cosmopolita, intuitiva, anticonvenzionale e capace come poche altre figure di fare da ponte tra continenti, linguaggi e generazioni artistiche.

Chi era Ileana Sonnabend

Nata Ileana Schapira a Bucarest nel 1914, in una famiglia ebrea benestante, crebbe tra la vivacità culturale della capitale rumena e i frequenti soggiorni viennesi. Fu proprio al museo di Vienna che nacque il suo precoce interesse per l’arte. Nel 1933 sposò Leo Castelli, futuro protagonista della scena newyorkese, e con lui si trasferì prima a Parigi e poi, allo scoppio della guerra, a New York. Lì i coniugi Castelli si trovarono nel bel mezzo della nascente Action Painting e iniziarono a collezionare opere che sarebbero diventate fondamentali, da Mondrian a Pollock. Nel 1957 aprirono la prima galleria, individuando e promuovendo fin dagli esordi artisti come Jasper Johns e Robert Rauschenberg, anticipando la stagione del Neo-Dada e della Pop Art.

Ileana Sonnabend e la prima galleria a Parigi 

Negli Anni Cinquanta, però, la vita di Ileana prese una nuova direzione. Dopo il divorzio da Castelli sposò Michael Sonnabend, con cui nel 1962 fondò a Parigi la Galerie Sonnabend. Fu la prima vera piattaforma europea della Pop Art americana, ma anche il punto di accesso per giovani italiani come Mario Schifano e Michelangelo Pistoletto, ai quali la gallerista dedicò alcune tra le loro prime mostre internazionali. Il suo sguardo, sempre alla ricerca del “nuovo”, si muoveva libero tra continenti: dall’Arte Povera al Minimalismo, dall’Arte Concettuale fino alla Transavanguardia e alle nuove tendenze fotografiche, nessun linguaggio sfuggiva alla sua curiosità visionaria.

Ileana Sonnabend nelle parole del figlio adottivo Antonio Homem

Il ricordo della sua attività restituisce anche il senso di un nomadismo che era parte del suo carattere: “Il ponte tra l’arte americana e quella europea fu una conseguenza della situazione di Ileana: prima, come europea a New York, reagendo al lavoro dei giovani artisti americani e desiderando farlo conoscere a un pubblico europeo; poi, una volta tornata in Europa, interessandosi immediatamente alle opere dei giovani artisti europei che in seguito avrebbe voluto far conoscere a un pubblico americano. Questo continuo andirivieni tra America ed Europa oggi può sembrare del tutto logico, ma all’epoca era molto inusuale e contribuì in modo significativo al grande periodo di internazionalismo che ebbe luogo negli Anni Ottanta”, racconta ad Artribune il figlio adottivo Antonio Homem, che aggiunge come sia un fatto curioso e divertente “che Ileana e la galleria fossero sempre percepite come europee in America e come americane in Europa”. Nel 1970 Ileana aprì una filiale della galleria a New York, trasferendola l’anno successivo a SoHo, contribuendo in modo determinante a trasformare il quartiere nel centro nevralgico dell’arte internazionale. Negli Anni Ottanta, grazie alla sua capacità di intercettare nuove direzioni, portò alla luce artisti come Jeff Koons, consacrato dalla celebre mostra Neo-Geo. La galleria, trasferita poi a Chelsea, continuò la sua attività anche dopo la morte della fondatrice, avvenuta nel 2007.

La Sonnaned Collection a Mantova 

Parallelamente alla sua attività espositiva, Sonnabend costruì negli anni una collezione privata straordinaria, capace di offrire un racconto coerente e trasversale dell’arte dagli Anni Cinquanta ai primi Duemila. E proprio questa collezione è al centro del neomuseo mantovano, in un allestimento che vuole restituire non solo le opere, ma il modo in cui Ileana le viveva e le disponeva nei suoi spazi. “La mostra di Mantova presenta le opere in un modo che corrisponde pienamente al modo in cui apparivano nella vita di Ileana; non c’è alcun adattamento al contesto italiano né ai punti di vista contemporanei. La definisco spesso un itinerario che diventa al tempo stesso una biografia e un ritratto”, continua Homem. 

Caterina Angelucci

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Caterina Angelucci

Caterina Angelucci

Caterina Angelucci (Urbino, 1995) è laureata in Lettere Moderne con specializzazione magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Oltre a svolgere attività di curatela indipendente in Italia e all'estero, dal 2018 lavora come…

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