Ibrahim Mahama guida la lista dei 100 personaggi più influenti dell’arte secondo ArtReview

La Power 100 del 2025 incorona per la prima volta un artista africano, ma continua a confermare l’influenza crescente degli Emirati Arabi nel sistema dell’arte. Focus sugli artisti che attivano connessioni con le comunità e sanno diversificare il proprio ruolo; crisi delle gallerie, premiati i mecenati come Miuccia Prada

C’è un nome in cima alla Power 100 2025 di ArtReview, la classifica che ogni anno identifica le figure più influenti del mondo dell’arte contemporanea, che quest’anno segna inevitabilmente un cambiamento simbolico: Ibrahim Mahama, artista ghanese noto per le sue imponenti installazioni realizzate con sacchi di juta e tessuti di recupero. Infatti, è la prima volta che un artista del continente africano conquista il vertice di questa classifica, da oltre vent’anni considerata un termometro delle trasformazioni culturali globali.

La “Power 100” di ArtReview: che cos’è

Pubblicata per la prima volta nel 2002, la Power 100 nasce con l’obiettivo di mappare le personalità che, nel corso dell’ultimo anno, hanno orientato il dibattito artistico internazionale. Non si tratta di una lista di meriti estetici né di un semplice indicatore economico: a definirla è una giuria di circa 30 esperti provenienti da luoghi geografici e ambiti diversi del sistema dell’arte, che valuta tre criteri fondamentali: l’impatto sulla produzione artistica contemporanea, l’attività svolta negli ultimi dodici mesi e la capacità di incidere oltre il proprio contesto locale. Nel tempo, questa classifica è diventata uno strumento per leggere lo stato di salute del settore, i nuovi poli di potere culturale e i cambiamenti nelle forme di produzione artistica.

Chi è Ibrahim Mahama al primo posto della “Power 100”

Mahama non ha conquistato la prima posizione solo per l’impatto delle sue opere monumentali, che trasformano materiali poveri e carichi di storia in installazioni che avvolgono edifici e città. La giuria ha premiato soprattutto il suo duale ruolo di artista e promotore di istituzioni, un tratto sempre più centrale nel panorama contemporaneo. Infatti, negli ultimi anni Mahama ha reinvestito i proventi delle sue vendite in gallerie internazionali per creare a Tamale, nel nord del Ghana, una serie di centri culturali: Red Clay StudioSavannah Centre for Contemporary Art (SCCA) e Nkrumah Volini. Spazi che ospitano residenze, mostre, programmi educativi e laboratori per bambini, contribuendo a formare una comunità artistica locale e a sperimentare modelli alternativi a musei e gallerie tradizionali.

I nomi in top ten della “Power 100”

E questa tendenza è anche confermata dagli altri nomi in classifica. Al quarto posto l’artista egiziano Wael Shawky, che sta curando una fiera d’arte; al quinto il singaporiano Ho Tzu Nyen, impegnato nella direzione di una biennale. Sono artisti che sperimentano nuovi ruoli, avvicinando la pratica artistica a quella curatoriale e organizzativa. Ma accanto a loro anche figure come Amy SheraldKerry James Marshall e Saidiya Hartman, che affrontano interrogativi urgenti su rappresentazione, memoria e conflitto, mentre al nono posto, il collettivo Forensic Architecture continua a ridefinire il rapporto tra arte, tecnologia e diritti umani. Chiude la top ten Wolfgang Tillmans, fotografo che negli ultimi anni ha costruito un modello indipendente di istituzione artistica e scolastica.

La crisi dei modelli occidentali

Un altro dato significativo arriva dagli Stati del Golfo, sempre più presenti ai vertici della lista: Sheikha Al-Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al-Thani (alla guida del polo Qatar Museums, secondo posto: era al 21esimo un anno fa) e Sheikha Hoor Al Qasimi (terza, nel 2024 era prima) rappresentano strategie culturali sostenute da investimenti enormi, pensate per diversificare economie storicamente legate al petrolio e per costruire nuovi poli di attrazione artistica. Mentre i tradizionali centri occidentali, quali Stati Uniti, Germania e Regno Unito, fanno i conti con austerità, crisi delle gallerie di medio livello e un forte calo dei profitti nel mercato “blue-chip”, la scena globale sta rapidamente ribilanciandosi. Sempre più spesso sono collezionisti e istituzioni private a finanziare direttamente gli artisti, aggirando i canali tradizionali del mercato.

L’Italia nella Power 100: Miuccia Prada e Patrizia Sandretto

E infatti sale Miuccia Prada per l’Italia, che un anno fa aveva visto ridimensionata la propria presenza (da 4 a 2 unità). Ancora una volta, entrano in lista le sole Prada e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, ma entrambe ascendono verso la vetta: la seconda dalla posizione 44 alla 36, la prima con un balzo che dalla 79 la porta al 32esimo posto. Prada viene premiata – come altri mecenati presenti in classifica, da Arnault a Pinault – per il lavoro della Fondazione che dirige, impegnata sempre più intensamente nel sostenere le produzioni artistiche nel sistema tradizionale in crisi di cui sopra. Diminuisce, di conseguenza, la presenza in classifica delle gallerie, con alcune cadute importanti: Hauser&Wirth dalla 28 alla 57; il piazzamento più alto è per kurimanzutto alla 53.

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