Mario Mafai – Dagli sfaldamenti al polimaterico
Mostra sulla produzione informale di Mario Mafai (1952-1965).
Comunicato stampa
Giovedi 4 dicembre inaugura, presso gli spazi di Aleandri Arte Moderna in via d’Aracoeli 7 a Roma, la mostraDagli sfaldamenti al polimaterico. Il passaggio di Mafai all’astrattismo, 1952-1965 a cura di Valerio
Rivosecchi. La mostra descrive una delle parabole più interessanti e meno note di Mario Mafai, ben
rappresentata da 25 dipinti ad olio, fra i più noti e celebri di questa produzione, spesso esposti musealmente,
ed altrettante opere su carta. Il graduale abbandono di Mafai dell’arte figurativa ebbe timidamente inizio nei
primi anni cinquanta facendosi via via sempre più determinato, incalzante e consapevole. Al 1952 risale il
primo disfacimento di veduta romana dal Gianicolo (presente in mostra), ottenuto attraverso l’annientamento
dei particolari a vantaggio di un accostamento fra tasselli tonali, vicino all’astrazione. Proseguendo questo
percorso di alterazione di alcuni dei suoi soggetti storici, vedute a volo radente e mercati delle verdure, l’artista
approdò alle tessiture, completamente astratte, e poi alla pittura informale a cui aggiunse, nel tempo, inserti
polimaterici (soprattutto corde di canapa, ma non soltanto) concludendo la parabola di ricerca negli anni
sessanta con una stesura della superficie pittorica quasi monocromatica su cui si stagliano le consuete corde.
La virata informale di Mafai venne però letta dai contemporanei in una chiave completamente differente e, per
noi, sorprendente. L’abbandono del Realismo, caro agli artisti di aspirazione sovietica, e la coincidente
restituzione della tessera del Partito Comunista (dovuta all’invasione sovietica dell’Ungheria e, soprattutto,
all’espulsione di Borik Pasternak dal Partito Sovietico in seguito al Premio Nobel per il Dott. Zivago)
trasformò la ricerca formale di Mafai in un caso politico. Il Corriere della Sera così annunciava, il 19 dicembre
1959, l’apertura della mostra alla Tartaruga di Roma dedicata alla produzione in oggetto:
Giornata nera per i
comunisti. Il passaggio di Mafai all’Astrattismo. Questo titolo, citato in quello della nostra mostra, illustra
bene il clima culturale italiano fortemente influenzato dagli schieramenti della guerra fredda. Come ben precisa
nel suo saggio in catalogo il curatore Valerio Rivosecchi:
Se negli anni Trenta (Mafai)
aveva dimostrato
ampiamente come la pittura poteva resistere a qualsiasi tentazione retorica e propagandistica, con altrettanta
sicurezza poteva mantenersi libera tra l’incudine delle direttive di partito e il martello dell’incomprensione del
“grande pubblico”.