Oltre i numeri: un’analisi sul mercato dell’arte dopo le aste di New York

I fattori che hanno influito sul successo delle aste di New York dell’autunno 2025 sono di diversa natura e tutti hanno portato a risultati come non li si vedeva da tempo

È bastata una manciata di giorni, dal 18 al 21 novembre 2025, a generare più di due miliardi di dollari di vendite, commissioni incluse, tra le sessioni serali e diurne delle aste di Christie’s, Sotheby’s e Phillips a New York. Del corso di quelle giornate è stato raccontato in lungo e largo: l’entusiasmo riscosso; i bid a cifra tonda; ciò che passava sotto il martello dei banditori che pareva arrestarsi solo in casi isolati e, naturalmente, le energiche aggiudicazioni come non le si vedevano da tempo. Oltre i record registrati e la vendita mozzafiato di Bildnis Elisabeth Lederer a firma Gustav Klimt, ci sono altri fenomeni che meritano attenzione, visto, soprattutto, il ritorno massiccio dei portafogli di fascia altissima che non hanno esitato a sbloccarsi dinanzi all’opportunità di portarsi a casa capolavori degni delle pareti di un museo internazionale.

Mercato dell’arte: la qualità e la provenienza contano

La qualità e il pedigree delle opere presenti nei diversi cataloghi ha certamente costituito il traino per incentivare le muscolari offerte, ma il vero perno è stata la provenienza. Erano molteplici le collezioni pronte ad essere disperse nelle giornate degli incanti newyorkesi e tutte erano di enorme prestigio. A partire da Sotheby’s in cui è stata proposta agli acquirenti quella di Leonard A. Lauder, uno dei più grandi collezionisti americani e magnate dell’impero della cosmesi, a cui è seguita quella di Cindy e Jay Pritzker, importanti mecenati e filantropi, e senza dimenticare la raccolta Exquisite Corpus in cui spiccava il dipinto di Frida Kahlo fresco di record. Lo stesso copione da Christie’s dove sono apparse la Edlis | Neeson Collection, rinomata raccolta d’arte contemporanea costruita da Stefan Edlis insieme alla moglie Gael Neeson, e ancora quella di Robert F. and Patricia G. Ross Weis e persino opere provenienti da un museo, ovvero il Kawamura Memorial DIC Museum of Art.

Quello della provenienza è un trend che sempre più coinvolge gli acquirenti e che ha portato quelli di fascia altissima UHNWI (Ultra High Net Worth Individual) a dominare le vendite newyorkesi. Se le raccolte da cui provengono i lotti sono appartenute a magnati, filantropi e soggetti di rilievo nel mondo della cultura, dello spettacolo e dell’imprenditoria-  persone che hanno impiegato non solo denaro ma anche cura e ricerca scientifica nella costruzione di una collezione d’arte – non passano inosservati ai pochi che possono permettersi di acquistarli. E, d’altronde, il prestigio legato allo status di poter vantare di essere proprietari dell’opera appartenuta a personaggi di spicco è certamente un aspetto psicologico da considerare e che sempre più prende vigore negli scambi, spingendo le vendite a risultati sbalorditivi. Se da un lato l’aspetto della provenienza ha dato lustro ai lotti e stimolato il raggiungimento di cifre da capogiro, dall’altro, salvo in alcuni casi, si è rischiato poco nella proposta, al di là delle collezioni presentate. Del resto, era talmente alta la qualità dei cataloghi che ha praticamente surclassato tutti gli altri aspetti, come quello di una proposta che avrebbe potuto puntare maggiormente i riflettori su nomi non altisonanti, ma comunque centrali nel mondo dell’arte moderna e delle avanguardie contemporanee.   

Arte femminile sempre più apprezzata dal mercato

Nel corso delle aste di New York, è emerso un interesse solido per le composizioni pittoriche e scultoree delle artiste, un dato che sottolinea un trend sempre più strutturato e che si riscontra non solo a livello delle vendite, ma anche nelle selezioni delle case d’asta. Rispetto al passato, i cataloghi sembrano più attenti ad alternare nomi maschili e femminili e puntano alla ricercata offerta di lotti a firma di artiste, sia moderne che contemporanee, pioniere dell’evoluzione di nuove correnti e linguaggi. E i risultati non si sono fatti attendere, visto l’interesse del mercato per questo segmento. A conferma di quanto detto, Christie’s ha registrato nuovi record d’asta durante la 21st Evening Sale per Firelei Báez, Joan Brown e Olga de Amaral che con Pueblo H (2011), proveniente dalla collezione di Elaine Wynn, ha raggiunto $ 3.125.000, più del doppio del suo precedente record. Un risultato che riflette la crescente visibilità internazionale dell’artista colombiana che, oltre ad aver partecipato alla Biennale di Venezia del 2024, è stata anche al centro della retrospettiva alla Fondation Cartier di Parigi sempre nel 2024. E poi come non citare Leonor Finì, Joan Mitchell e le più contemporanee Lucy Bull e Julie Mehretu che hanno raggiunto vendite ragguardevoli nel corso delle sessioni di Phillips, Christie’s e Sotheby’s, oltre, naturalmente, alla stratosferica vendita di El sueño (La cama) di Frida Kahlo.

Record all’asta. Il contesto economico e politico

A iniettare fiducia sul mercato, probabilmente, ha influito anche la fine dello shutdown, ovvero il blocco delle attività governative non essenziali a seguito della mancata approvazione della legge di bilancio al Congresso USA. Lo scorso 12 novembre, poco prima delle aste di New York, è stato raggiunto un compromesso che ha permesso di trovare un accordo sulla questione, portando alla ripresa di tutte le attività negli Stati Uniti. Un aspetto questo che, pur non essendo strettamente correlato al mercato dell’arte nello specifico, ha potuto comunque incidere sulla fiducia generale, la quale si costruisce sulla scala di un ecosistema ampio che richiede, prima di tutto, stabilità.

Inoltre, le cifre del mercato dell’arte di New York hanno seguito la tendenza positiva già registrata nel mese di ottobre in area europea tra Londra e Parigi. Nella capitale britannica la 20th / 21st Century Evening Sale di Christie’s ha segnato il suo miglior risultato sulla piazza di Londra degli ultimi 7 anni con un +30% rispetto alla sessione analoga del 2024 e la collezione Karpidas da Sotheby’s ha toccato un totale complessivo di 101 milioni di sterline, raggiungendo risultati che hanno più che raddoppiato le stime iniziali e reso la vendita la più notevole, per un singolo proprietario, mai realizzata nella capitale britannica, nonché la più importante mai organizzata da Sotheby’s in Europa. Senza dimenticare le vendite in fiera da Frieze London e Art Basel Paris, le quali sono state spinte da vivo entusiasmo e attenzione vivace alle proposte delle gallerie.

Il cross collecting e il surrealismo

Tendenza emersa durante gli anni della pandemia, 2020-2021, il cross-collecting è un modo di collezionare che mescola epoche storiche tra loro completamente differenti, ignorando le catalogazioni di settore a favore dell’accostamento di opere e oggetti diversi e posti insieme in un dialogo armonioso. Phillips lo scorso 19 novembre ha puntato proprio su questo eclettismo, presentando una selezione di 33 lotti tra reperti preistorici, opere impressioniste, established contemporary e artisti ultracontemporanei, un catalogo che ha conquistato gli offerenti con $67.3 milioni di venduto. La corrente surrealista, inoltre, continua ad essere amata e molto dal mercato, specialmente quello di fascia altissima, e lo si è visto dai risultati raggiunti, in particolare dalla raccolta Exquisite Corpus di Sotheby’s che ha fruttato poco meno di cento milioni di dollari, confermando un trend già in forte espansione negli ultimi tempi.

È ancora presto per parlare di un’inversione di tendenza o stabilire se questo scenario possa durare nel tempo. C’è da ammettere, d’altro canto, che a New York nelle scorse settimane si è assistito ad un cambio di paradigma che ha dato linfa a quanto si era già manifestato a Londra e Parigi lo scorso ottobre 2025. A questo punto non resta che vedere come andranno le cose il prossimo anno: il calendario è già pronto per quelli che si apprestano ad essere appuntamenti di enorme rilievo per gli scambi sul mercato dell’arte.

Antonio Mirabelli

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Antonio Mirabelli

Antonio Mirabelli

Antonio Mirabelli si è laureato in giurisprudenza presso la Luiss Guido Carli di Roma e nello stesso ateneo ha frequentato la Scuola di Specializzazione per un biennio. Avvocato e appassionato di arte, matura esperienza nel campo del Wealth management come…

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