Il Museo Abatellis di Palermo acquisisce un capolavoro del Gotico internazionale. Sventato l’espatrio illecito di uno Starnina

Un gran lavoro di squadra, tra carabinieri e Soprintendenza, per evitare la fuga all’estero di un’opera preziosa, posseduta da privati. La tavola tardo trecentesca dello Starnina resta in Italia, a Palermo. Ed entra di diritto nelle collezioni dell’Abatellis

Stava per lasciare la Sicilia e l’antica collezione palermitana a cui apparteneva: una vasta raccolta di rango museale nota come “Chiaramonte Bordonaro”, dal nome del Senatore che la avviò nell’Ottocento. Si tratta di una tavola a tempera di 117 x 86 cm, databile intorno alla fine del Trecento, dipinta dal fiorentino Gherardo di Jacopo, detto lo Starnina, in origine identificato come “Il Pittore del bimbo vispo” e solo negli anni Settanta ricondotto a identità certa. Il tentativo era quello di condurre l’opera oltreconfine per venderla a un gallerista straniero; ma essendo, come l’intera collezione – oggi smembrata tra diversi eredi – regolarmente vincolata, per legge è inamovibile senza il consenso della Soprintendenza e cedibile sono all’interno del territorio nazionale.
Grazie all’alacre lavoro delle Istituzioni è stata così sventata l’illecita transazione, che avrebbe fatto perdere le tracce del dipinto. Un successo prima dell’Ufficio esportazione e dei tecnici della Soprintendenza ai Beni culturali di Palermo (guidata da Selima Giuliano), i quali avevano riscontrato delle anomalie nei documenti, quindi del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Palermo, titolari dell’indagine coordinata dalla Procura.

Il Museo Abatellis di Palermo acquisisce un capolavoro del Gotico internazionale. Sventato l’espatrio illecito di uno Starnina
Gherardo di Jacopo, detto Starnina – Trinità (partic.), fine Trecento – Collezioni Galleria regionale di Palazzo Abatellis, Palermo

L’approdo nelle collezioni del Museo Abatellis

Oggi questo meraviglioso Thronus Gratiae (o Trinità), salvato dallo spregiudicato piano dei proprietari, diventa un bene pubblico ed entra nelle collezioni della Galleria regionale di Palazzo Abatellis, diretta da Maddalena De Luca, a cui è stato ufficialmente consegnato. Un’acquisizione dal valore storico-artistico altissimo, che garantirà la custodia e la valorizzazione del bene, restituito alla collettività.
Presentata con una lectio magistralis di Andrea De Marchi, ordinario di Storia dell’Arte Medievale all’Università di Firenze, la tavola è attualmente fruibile negli spazi del sottocoro del Museo, a pochi metri dal Trionfo della Morte che occupa l’attigua ex cappella. Una collocazione temporanea, in attesa dell’ingresso nella ricca Pinacoteca del piano nobile, che documenta – soprattutto con opere provenienti da chiese e conventi palermitani – l’iter della pittura in Sicilia fino al Cinquecento. Il gioiello dello Starnina troverà presumibilmente posto nella Sala VII/VIIA, dove sono esposti altri dipinti su tavola di origine ligure e toscana, giunti sulla scorta dei fiorenti scambi commerciali allora intrattenuti con Palermo.

Le influenze iberiche nella ricerca di Starnina

Concordi gli storici nel datare l’opera intorno alla fine del Trecento, o comunque nel periodo trascorso dall’autore in Spagna. Nato a Firenze nel 1354, lo Starnina si forma in città, come indicato dallo stesso Vasari, ma visti il talento e l’intraprendenza arrivò presto a varcare i confini italiani, chiamato alla corte di Giovanni I di Castiglia intorno al 1380 (secondo altre fonti solo nel 1395). Lavora tra Toledo e Valencia certamente fino al luglio del 1401, mentre il rientro in Toscana è documentato nel giugno del 1402, dove morirà fra il 1409 e il 1413. Il gusto emergente, assorbito nel corso della sua importante esperienza all’estero, si fonde con le caratteristiche della tradizione fiorentina, ovvero gli affondi spaziali nitidi, la solida costruzione plastica delle figure, la razionalità costruttiva tipicamente giottesca e la sobria dolcezza del disegno.

Ne derivò una palpabile ambiguità, i cui elementi di novità corrispondono all’esprit fiammeggiante e allo sfarzo vivace, nonché ad alcune caratteristiche tecniche riconducibili alle tendenze iberiche: “se le vicende collezionistiche, i volumi torniti e lo stesso supporto in pioppo – spiega il prof. Emanuele Zappasodisuggeriscono una genesi italiana, i nervosismi calligrafici e la profilatura mistilinea della tavola sembrano piuttosto indicarne un’origine spagnola, incoraggiata pure dal decoro floreale granito della lamina del fondo, un unicum nel catalogo di Starnina, già diffuso fin dall’aprirsi del Quattrocento nella penisola iberica, ma del tutto eccezionale in Toscana prima della comparsa sporadica nella maturità di Pirez e in Francesco d’Antonio”.

Il Museo Abatellis di Palermo acquisisce un capolavoro del Gotico internazionale. Sventato l’espatrio illecito di uno Starnina
Gherardo di Jacopo, detto lo Starnina – Trinità (partic,), fine Trecento – Collezioni Galleria regionale di Palazzo Abatellis, Palermo

Starnina, maestro del Gotico internazionale

E così, nelle cromie brillanti del soggetto sacro dell’Abatellis, nella levigatezza dei panneggi, nelle fini incisioni che impreziosiscono la corona, il fondo aureo e il libro in primo piano, c’è già lo spirito di un’epoca scandita da trasformazioni sociali, economiche e culturali, mentre una nuova maniera di dipingere – e dunque di osservare e interpretare il reale – si andava imponendo. Ed ecco il crepitio, la sinuosità, la grazia festosa delle figure; la minuzia dei dettagli tratteggiati in punta di pennello, perseguendo un naturalismo ricercato, al servizio di un mondo ideale e fiabesco; la ricercatezza dei fondi oro, la fantasia degli ornati, i bagliori e le tinte accese, sfumate o piatte; e ancora l’eleganza della linea e l’immediatezza così concreta delle espressioni.
È il Gotico internazionale, impostosi tra le corti d’Europa dalla fine del Trecento e per tutta la prima metà del Quattrocento, a incrociare le prime tendenze rinascimentali. L’aristocrazia, la committenza religiosa e la nascente borghesia dei funzionari e dei banchieri foraggiavano intanto gli eccellenti pittori in viaggio tra l’Italia, la Francia, la Spagna, i Paesi Bassi, la Boemia.
Starnina, a cui si devono capolavori come la Dormitio Virginis (1404-1408) del Philadelphia Museum of Art o la Madonna dell’Umiltà (1404) degli Uffizi, è annoverato tra i maggiori esponenti di questo vento nuovo e fecondo

Il Museo Abatellis di Palermo acquisisce un capolavoro del Gotico internazionale. Sventato l’espatrio illecito di uno Starnina
Gherardo di Jacopo, detto lo Starnina – Madonna dell’umiltà, 1403 ca. – Uffizi, Firenze

Dettagli preziosi per la tavola dell’Abatellis

La matrice iberica della sua Trinità è alla base delle valutazioni sullo stile e la datazione del prof. De Marchi, che in occasione dell’evento palermitano sottolinea alcune finezze, verificate al microscopio elettronico insieme alle restauratrici di Palazzo Abatellis: il sontuoso manto color indaco del Padre è realizzato in lapislazzuli, e non in azzurrite, così come il sottotono dell’incarnato dei biondi cherubini, le cui gote rivelano riflessi bluastri. E se il volto realistico del Cristo crocifisso, incorniciato da riccioli scomposti, rivela una sofferenza che tramortisce e sfianca, pur senza stravolgere, le gocce di sangue sulla fronte e sul costato vengono restituite con pigmento di cinabro, reso ancor più drammatico da tocchi in rilievo di ceralacca.
Un altro particolare evidenziato dallo studioso riguarda la struttura: lo spessore della tavola, dipinto in oro, indica chiaramente che i margini fossero a vista, mentre sono ancora visibili dei segni laterali, probabilmente occupati in origine da piccoli pilastri addossati. Da qui l’idea che non si trattasse della porzione di un polittico all’italiana, racchiuso dentro una cornice, ma di un retablo, pala d’altare spagnola con bordi al vivo, guarnita da un’architettura lignea a pilastrini addossata sul fronte.

Lo stile elegante e internazionale che Starnina contribuì a diffondere in Toscana ispirò autori come Lorenzo Monaco e Masolino da Panicale, maestri del Tardogotico che nello sfavillio metallico della tavolozza, nella luce densa e squillante dell’oro, nell’emotività e nella gestualità progressivamente libera dei soggetti, trovarono una via decisiva, premessa per quella rivoluzione moderna incarnata dal fermento radicale del Rinascimento.

Helga Marsala



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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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