Solitudine e sinfonie di forme nella mostra di William Farr a Milano

Le opere dell’artista londinese, in mostra a Palazzo Cramer, non funzionano come immagini né come oggetti, ma come portali che inducono a una modalità di percezione incarnata

Nei centocinquanta giorni che hanno scandito il periodo tra la chiusura della prima mostra personale di William Farr a Londra e l’inaugurazione di Attachment a Palazzo Cramer a Milano, l’artista, nato nel 1992 e fresco di laurea in pittura al Royal College of Art di Londra, la città in cui vive e lavora, ha alternato momenti di totale isolamento, silenzio e controllata inerzia, a sessioni di lavoro in studio e confronto con la tela, che hanno dato vita a quattordici nuove opere, in cui l’artista ha cercato di far convergere e trovare un equilibrio tra istinto e sensazione, riflessione e disciplina.  

La mostra di William Farr a Milano 

Le opere portano tutte il titolo Attachment, a cui l’artista affianca un numero, quasi a volere tenere traccia delle sedute metodiche in studio. Sono, indubbiamente, molto belle, ma ciò che conferisce loro una potenza singolare è il modo in cui funzionano: non come immagini né come oggetti, ma come portali che inducono a una modalità di percezione incarnata. La maggior parte della mostra è costruita su tele di piccole e medie dimensioni. In Attachment 4, una sinfonia di forme e campi liquefatti nei toni del verde, viola e rosso sembra danzare sulla superficie ocra del dipinto; in Attachment 11, diverse tonalità di verde si alternano. L’artista è in grado di trasportare chi osserva l’opera nel tempo e nello spazio della creazione, rendendola un luogo di sospensione e di presenza, un vero e proprio evento. 

William Farr, Attachment, Palazzo Cramer, Milano, 2025. Ph: Miranda Papadopoulou. Courtesy of the Artist and RUBEDO
William Farr, Attachment, Palazzo Cramer, Milano, 2025. Ph: Miranda Papadopoulou. Courtesy of the Artist and RUBEDO

William Farr: le opere in mostra 

In Attachment 13 e Attachment 14, a differenza di altre opere, emerge più chiaramente la presenza del colore bianco, inteso come soglia estetica ed effimera, dove l’atto di catturare il tempo coesiste con l’impulso di lasciarlo andare. Mescolando bianchi e primer, l’artista è in grado di ottenere una trasparenza fluttuante, che resiste alla piattezza. I pigmenti sovrapposti permettono al colore di essere un luogo di movimento, profondità e spazio. Ogni opera sembra trasmettere un momento diverso, una realizzazione e stato d’animo distinti. Le opere, astratte, sono realizzate a olio su lino e si caratterizzano per ampie stesure curveiformi di colore traslucido, sovrapposte o accostate tra loro. Data la giovane età dell’artista, è inevitabile cogliere nelle sue tele un elemento di derivazione, con chiari echi della tradizione del color field painting, suggerendo un momento di elaborazione del proprio linguaggio personale.  

La pratica di William Farr 

I lavori di Farr, caratterizzati da campiture ondeggianti di colore, colate e tratteggiate con pennellate libere, richiamano alla mente, ad esempio, le opere degli Anni Settanta dell’artista americano Ronnie Landfield, noto per un tipo di pittura che esplora la possibilità del gesto e la potenza espressiva delle campiture di colore nello spazio della tela.
Dopo un’attenta osservazione, tuttavia, la pittura di Farr si libera dalla rete di punti di riferimento stilistici. Ciò che emerge è la qualità della superficie del lavoro pittorico, la cui stratificazione e aura rifrattiva mettono in luce l’insufficienza di paragoni affrettati. La mano del pittore, pur certamente presente, non domina mai la tela. Farr impregna la superficie di un’iridescenza che rivela come la profondità e la translucenza siano la sua principale preoccupazione. I suoi dipinti vanno compresi come sintesi di una luce in continuo mutamento, un fatto evidenziato dai campi di colore e tono che mutano al variare della luce, creando un’esperienza temporale e immersiva. 

William Farr, Attachment, Palazzo Cramer, Milano, 2025. Ph: Miranda Papadopoulou. Courtesy of the Artist and RUBEDO
William Farr, Attachment, Palazzo Cramer, Milano, 2025. Ph: Miranda Papadopoulou. Courtesy of the Artist and RUBEDO

La mostra a Milano di Farr 

Sorprendono, nell’ultima sala, tre tele di dimensione imponente che, anziché occupare le pareti, si trovano sospese su dei supporti al centro della sala, apparendo quasi fluttuanti. L’artista invita così lo spettatore a entrare letteralmente nell’opera, generando un’esperienza immersiva di sublime intensità. L’immersione sensoriale si fa totale quando si inizia a percepire che, sul retro delle opere, degli altoparlanti emettono delle frequenze sub-udibili, che amplificano l’esperienza dell’opera non tanto come oggetto, o non solo, ma come evento sensoriale, attivando una percezione che va ben oltre la vista.

Matilde Burelli 

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