Luigi Ghirri – Polaroid ’79 – ‘83
Realizzata in collaborazione con la Fondazione Luigi Ghirri, si tratta della prima mostra in Italia interamente dedicata al lavoro su polaroid del fotografo italiano del secondo dopoguerra più conosciuto al mondo.
Comunicato stampa
La ricerca di Luigi Ghirri si posiziona tra un uso concettuale del medium e una costruzione dell’immagine che suscita immediata empatia. Oggetti portatori di memorie, la complessa stratificazione del paesaggio italiano e le persone che lo attraversano abitano le sue fotografie, dando un senso di familiarità e offrendo al tempo stesso elementi in cui riconoscersi nel mondo da lui raccontato. Questa riconoscibilità dei soggetti convive con una postura analitica adottata dall’artista. Le domande e i temi posti dalle sue opere sono legati alla tecnica fotografica: il generare immagini in cui convivono temporalità diverse, la composizione fotografica che al tempo stesso esclude e include, lo sdoppiamento della realtà insito nella fotografia, lo svelamento di quanto rimane sconosciuto o invisibile nonostante sia sotto gli occhi di chiunque ogni giorno.
La mostra propone un’ampia selezione di polaroid scattate da Ghirri tra il 1979 e il 1983. All’epoca, l’azienda Polaroid gli aveva garantito una vasta fornitura di pellicole e macchine, avvicinandolo all’utilizzo della fotografia a sviluppo istantaneo. Tra il 1980 e il 1981 Ghirri è invitato ad Amsterdam, nell’allora sede europea dell’azienda, per provare la Polaroid 20x24 Instant Land Camera, capace di scattare in poco più di un minuto istantanee extra large. Le polaroid, piccole e grandi, restituiscono un Ghirri inedito. Da un lato, il fotografo che alla fine degli anni Settanta, dopo un decennio di rigoroso controllo concettuale e tecnico delle proprie fotografie, accoglie l'aleatorietà che la fotografia istantanea offre e la possibilità di vedere immediatamente il risultato dell’immagine. Dall’altro il fotografo che, lontano dalla sua Emilia, ricostruisce il suo mondo di oggetti e stratificazioni di memoria altrove, disponendo alcuni oggetti selezionati in Italia e portati in Olanda in valigia davanti all’apparecchio fotografico.
La mostra intende stimolare nei pubblici più giovani una riflessione sui punti di contatto tra la fotografia analogica a sviluppo istantaneo e la fruizione immediata dell’immagine, normalizzata dall’uso di smartphone e fotografia digitale. Luigi Ghirri. Polaroid ’79–’83 conferma così la capacità del Centro Pecci di proporre letture inaspettate anche di figure già note, mettendone in evidenza aspetti di particolare attualità. Il lavoro molto conosciuto di Luigi Ghirri costituisce sicuramente un importante elemento di richiamo per il pubblico più generalista che ha incontrato la sua opera attraverso mostre, copertine di libri, riproduzioni in giornali e riviste ma che con questa proposta espositiva può proseguire nell’esplorazione del lavoro del fotografo e conoscere un aspetto ancora poco raccontato della produzione del maestro attraverso un corpus di opere specifico.
Biografie
Luigi Ghirri (1943-1992) inizia a fotografare all'età di trent'anni. Nel 1975 viene scelto Discovery dell'anno nel "Time-Life Photography Year". Nel 1979 pubblica Kodachrome e il CSAC di Parma gli dedica una mostra e un catalogo che segnano una svolta nella fotografia italiana. Nel 1982 si apre alla rappresentazione del paesaggio e dello spazio urbano e viene segnalato come uno dei venti autori più significativi della storia della fotografia del XX secolo. Nel 1984 cura la mostra e il catalogo Viaggio in Italia e nel 1989 pubblica Paesaggio italiano e II profilo delle nuvole. Del 1997 è Niente di antico sotto il sole, che contiene tutti gli scritti e le interviste e un'antologia di sue immagini. I suoi lavori sono conservati presso: MoMA (New York), Stedelijk Museum (Amsterdam), Musée de la Photographie Reattu (Arles), Polaroid Collection (Cambridge, Mass.), Canadian Centre for Architecture-Centre Canadien d'Architecture (Montreal), Cabinets des Estampes-Bibliothèque Nationale (Paris), CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione (Parma).
Chiara Agradi è storica dell’arte e curatrice. Dal 2021 è curatrice presso la Fondation Cartier pour l’art contemporain a Parigi e si occupa delle mostre internazionali, tra cui quelle presentate alla Triennale Milano nell’ambito della partnership tra le due istituzioni. Tra queste: Raymond Depardon. La vita moderna (2021), Siamo Foresta (2022), Ron Mueck (2023) e Il nostro tempo. CinéfondationCartier (2025). Ha inoltre curato Raymond Depardon. La vie moderne (2022) alla Power Station of Art di Shanghai, la prima mostra del fotografo francese in Cina. Dal 2024 è membro del comitato curatoriale della Polaroid Foundation, contribuendo allo sviluppo della programmazione artistica della Fondazione e facilitando la collaborazione con artisti contemporanei a livello internazionale tra i quali Ibrahim Mahama, James Barnor, Carsten Holler, Anna Franceschini. È attualmente dottoranda all’ École du Louvre e all’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne. La sua ricerca verte sulle relazioni tra le strategie commerciali dell’azienda Polaroid e la produzione artistica, con un’attenzione particolare alla fotografia italiana dagli anni ’70 a oggi, nel contesto dei dibattiti contemporanei sull’obsolescenza dei media e le pratiche analogiche. Nel giugno 2025 è stata curatrice in residenza presso la A4 Foundation di Città del Capo, su invito dell’Istituto Italiano di Cultura di Pretoria. In precedenza, Agradi ha collaborato alla programmazione artistica dell’archivio fotografico Giuseppe Loy a Roma, curando la retrospettiva Giuseppe Loy. Una certa Italia presso il Museo Nazionale di Arte Antica, Palazzo Barberini (2021), e il relativo catalogo. È stata inoltre invitata a curare la sezione fotografica della decima edizione della fiera Artgenève (2021) e ha lavorato come ricercatrice nel dipartimento fotografia del Centre Pompidou. Ha pubblicato articoli e saggi su riviste accademiche e di settore, ha partecipato a conferenze, giurie e comitati di selezione di fiere internazionali.
Stefano Collicelli Cagol (PhD) (Padova, 1978) è dal 2022 Direttore Generale di FACT – Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato dove ha curato le mostre Il giardino dell’arte; Eccentrica. Le collezioni del Centro Pecci con un progetto commissionato a Formafantasma; Diego Marcon. Glassa; Louis Fratino. Satura; Margherita Manzelli. Le Signorine; Peter Hujar. Ritratti e Peformace / Viaggi in Italia; Davide Stucchi. Light Lights; Colorescenze. Artiste, Toscana, Futuro; Yu Ji. Hide Me in Your Belly e ideato i nuovi format “Centro Pecci Nights” e “Centro Pecci Dispacci” dedicati alla promozione di performance e approfondimento di temi d’attualità attraverso le arti. Dal 2018 al 2021 è stato curatore de La Fondazione La Quadriennale di Roma dove ha curato la grande esposizione dedicate all’arte italiana Quadriennale d’arte 2020 FUORI, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 2020-1. Collicelli Cagol ha in precedenza collaborato con diverse istituzioni come: BY ART MATTERS, Hangzhou, Cina; Trondheim Kunstmuseum, Trondheim, Norvegia; Steirischer Herbst Festival, Graz, Austria; LUX Artists’ Moving Images, Londra; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Palazzo Grassi, Venezia; Castello di Rivoli – Museo d’arte contemporanea, Rivoli. In 2014, ha ottenuto il suo PhD in Pratiche Curatoriali e Storia delle esposizioni presso il Royal College of Art di Londra. Dal 2022, Collicelli Cagol fa parte dello Steering Committee di MIC-Ministero della Cultura e Comitato Fondazioni per l’Arte Contemporanea impegnato nella promozione all’estero dell’arte italiana con il progetto BEL PAESE, Promoting Italian Art Around the World.
Centro Pecci
Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato apre nel 1988, primo museo di arte contemporanea in Italia a essere costruito appositamente. Progettato dall’architetto Italo Gamberini, dal 2016 grazie alla nuova ala costruita dall’architetto Maurice Nio ha aumentato i propri spazi. Il Centro Pecci dal 2023 ha parte delle sue collezioni esposte in modo permanente grazie al progetto di display firmato da Formafantasma. Il complesso ospita 3000 metri quadri di spazio espositivo; il cinema; l’arena esterna; la biblioteca; l’archivio; l’urban center; il bookshop; Cargo bistrot; il ristorante MYO; tre laboratori educativi e un playground. Negli anni, Centro Pecci ha organizzato mostre monografiche di artisti come Robert Mapplethorpe, Gerhard Richter, Lucio Fontana, Alberto Burri, e Yves Klein. Di recente, ha ospitato la più grande mostra istituzionale di Diego Marcon pensata appositamente per gli spazi del Centro, la mostra monografica dedicata a Chiara Fumai, la mostra di Massimo Bartolini, artista del Padiglione Italia alla 60. Biennale d’arte di Venezia e la prima mostra italiana di Yu Ji. Un programma di incontri live che spaziano dalle presentazioni di libri, alle Centro Pecci School e alle Centro Pecci Night, consentono insieme alle mostre e ai progetti del dipartimento educativo di creare un ambiente inclusivo e accogliente, per sviluppare nuove idee e presentare pratiche di avanguardia. Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci.
Fondazione per le arti contemporanee in Toscana
Istituzione fondata da Comune di Prato e sostenuta da Regione Toscana