La fotografa Angela Lo Priore e la ribellione alla bellezza stereotipata. Intervista
Dal Black Carpet Awards a Paris Photo: il libro fotografico “Wadadli. Feminine” racconta 30 donne attraverso fotografia, poesia e autenticità
Dopo la presentazione ufficiale ai Black Carpet Awards durante la Milano Fashion Week – con Naomi Campbell madrina d’eccezione – e il recente passaggio alla Paris Photo 2025, il libro fotografico Wadadli Feminine continua il suo percorso mercoledì 19 novembre alla Feltrinelli di Largo di Torre Argentina a Roma e il 27 alla contemporary art gallery The Pool NYC di Milano.
Il libro fotografico “Wadadli. Feminine”
Il progetto fotografico di Angela Lo Priore, pubblicato da Prearo Editore, è nato ad Antigua – Wadadli è il suo nome precoloniale – da un legame profondo con l’isola che Angela frequenta da quasi trent’anni. Qui raccoglie più di 30 ritratti di donne afrodiscendenti di ogni età, accompagnati dalle loro voci: poesie, racconti, riflessioni su libertà, guarigione e riconciliazione con il proprio corpo. Un manifesto etico contro la bellezza stereotipata, in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale propone corpi levigati e inaccessibili. E un invito sovversivo e necessario: just be natural.
“Tutti questi anni mi hanno permesso di entrare in contatto con la vera natura dell’isola e degli Antiguani”, racconta Lo Priore, “mentre il mio “focus” si è concentrato su progetti al femminile: “Manichini” 2012, “Eat Me” 2016, “Stairs of Obsession” 2021; tutti progetti che parlano di donne e delle loro fragilità. “Wadadli Feminine” è una riflessione sulla femminilità non stereotipata. Sono stata colpita dal modo di vivere i propri corpi con gioia e spontaneità”.
Intervista alla fotografa Angela Lo Priore
Durante il lockdown, scrive, “ho sentito qualcosa risvegliarsi mentre nuotavo nell’oceano”. Una necessità personale o un richiamo collettivo?
Una necessità personale nata da questo tempo statico del lockdown. Si è svegliato in me il desiderio di esprimere quella libertà che vedevo intorno a me in un Paese ancora non costretto all’isolamento. Il seme della mia creatività era a quel punto maturo.
“Just be natural”: un mantra che attraversa l’intero progetto. È una regola tecnica o un manifesto etico?
È un manifesto etico. Ho sentito l’esigenza, come nei miei progetti precedenti, di suggerire alle donne di ribellarsi ad un’idea di bellezza stereotipata ed uniforme. “Just be natural”! Devi mostrare te stessa così come sei. Mettersi a nudo è stato un gesto catartico di liberazione e di gioia.
L’etica della fotografia secondo Angela Lo Priore
Ha mai sentito il timore di scivolare nell’esotismo, anche involontariamente?
L’esotismo è legato a uno sguardo fugace e spesso irrispettoso, da turista che ruba immagini di vita privata. Io ho fatto un lavoro antropologico e ho creato queste immagini in assoluto accordo, rispetto e comprensione della loro cultura. Ho raffigurato le donne come un’estensione della natura stessa non in maniera primitiva ma per creare un tutt’uno con la natura.
Spesso è la fotografia stessa a generare senso di inadeguatezza. Come si può restituire verità all’immagine senza che diventi una forma di controllo?
Bisognerebbe smettere di manipolare le immagini, facendo credere che possa esistere una perfezione così definita da mettere in crisi la donna che guarda queste immagini.
Pensa che il fotografo abbia una responsabilità etica nel disinnescare l’inadeguatezza che le immagini spesso creano?
Sicuramente i fotografi hanno questa responsabilità. Il fotografo è stato per tanti anni una professione prevalentemente maschile. Lo stereotipo del fotografo seduttore che cercava nella figura femminile un certo erotismo, era frequente; ecco perché questo timore di affrontare l’obiettivo. E uno sguardo estraneo può incutere disagio. Il mio sguardo femminile si è posato con dolcezza e comprensione. Ho creato un’atmosfera di complicità e ho sentito il completo abbandono delle ragazze.
In Stairs Obsession lei raccontava la fragilità dell’animo femminile, in Eat Me! il corpo ironico e desiderante. In Wadadli Feminine la fragilità diventa radice, il desiderio si trasforma in libertà. È stato un passaggio naturale o una rottura consapevole nella sua visione della donna?
È stato un passaggio naturale, un’evoluzione. Nelle donne antigane ho visto la vera libertà: vivere il proprio corpo con gioia e accettazione.
Pomellato ha scelto di donare copie del libro durante i Black Carpet Awards. In un mondo dove tutto si monetizza, cosa significa per lei questo gesto di restituzione?
In questo caso c’è la sensibilità di una donna speciale: Sabina Belli, Ad di Pomellato, che da anni sostiene progetti al femminile, dando voce e sostegno alle donne.
Alessia de Antoniis
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati