Nicus Lucà – Tutto Passa
È in questa mostra una selezione essenziale dei famosi libri scolpiti in pietre fossili. Un estratto da quella “biblioteca” ideale che Nicus aveva realizzato anni addietro.
Comunicato stampa
Nicus Lucà al Pastis tra memoria, materia, forma, illusione e contemporaneità
È in questa mostra una selezione essenziale dei famosi libri scolpiti in pietre fossili. Un estratto da quella “biblioteca” ideale che Nicus aveva realizzato anni addietro. Il catalogo di questa collana editoriale contiene libri che hanno titoli famosi, ma sono tutti di Nicus Lucà perchè lui si è sostituito a ciascun autore/autrice. È un archivio di volumi di pietra che nel tempo si è disperso in altre mostre, in altre biblioteche, su altri scaffali, mensole, piedistalli, in altri luoghi.
Altri, come lo sono questi bei tomi che sembrano, che sono e non sono, che sfuggono all’uso quotidiano. Sono libri che diventano spazi simbolici, rappresentazioni radicali di altri libri che non si devono aprire. Solidi, pesanti e interessati, perché la cultura vera è solida, pesante e interessata, non interessante. Luoghi di sorpresa e di curiosità squilibrata che permettono all’essere umano di astrarsi dal sé e dal più ostinato dei suoi destini: la produzione del senso.
Se per Umberto Eco il libro è una tecnologia perfetta, resistente all’oblio, nei lavori di Nicus Lucà il libro si fa ancora altro, persino più antico del linguaggio: diventa un reperto in cui la memoria ha battuto il tempo. Nicus ha salvato un corpus di titoli scelti con cura, non per dovere o per nostalgia, ma per funzione. Vuole ricordarci che in ogni epoca è nascosto un capolavoro, che la bellezza nasce anche nella selezione, nel collezionismo, nel mettere insieme oggetti che raccontano storie
invisibili. Per questo ne ha fatto degli strumenti di scavo culturale, contenitori muti e mutati, incisi nella materia come se la parola si fosse materializzata in tempo pesabile, si fosse fossilizzata.
Soprattutto ora, in quest’epoca digitale che annuncia minacciosamente la morte del libro, queste opere appaiono premonitrici: il libro fisico, l'oggetto che abbiamo davanti ha una durezza storica, una persistenza che nessuna tecnologia potrà mai sostituire completamente. Non viviamo alla fine del libro, ci dice Nicus, ma in una stagione in cui il libro, quello che si sceglie per consiglio, per la sua veste editoriale, che si tocca, si annusa, si conserva, resiste imperterrito. Sottolinea, se mai ce ne fosse bisogno, che l’ipotesi della “morte del libro” è un’ipotesi impossibile, una minaccia inattuale. Il libro ha una resistenza formidabile: è
resistenza. Incisi nella materia fossile, i libri di Nicus diventano la metafora estrema della memoria che permane nel tempo, che non si cancella, anche
quando il contenuto é sparito.
Accanto a questi piccoli monumenti si trova una riproduzione in scala monumentale del profumatore per auto “Arbre Magique”, l’alberello profumato che si appende allo specchietto retrovisore.
Lucà ne propone una versione nera, al profumo di Coltan, acronimo di columbo-tantalite, un minerale nero alla base dell’elettronica che ci circonda: smartphone, computer, auto.
Una sostanza preziosa e invisibile, estratta quasi sempre in condizioni brutali, all’origine di un circuito globale di guerre, sfruttamento e lavoro minorile.
Il profumo, qui, non profuma: copre, nasconde, denuncia.
È l’odore delle miniere illegali, delle mani che scavano, delle terre saccheggiate.
Una fragranza che non addolcisce, ma accusa.
La mostra si chiude con un’opera a terra: un grande zerbino con la scritta “TUTTO PASSA”.
Parafrasando Eraclito, qui l'artista ha usato un oggetto domestico, funzionale, che si calpesta senza pensarci.
Eppure, è proprio lì che il gesto attiva il senso: chi passa lascia qualcosa, chi legge lo fa con i piedi, chi guarda è già oltre, altrove. È una soglia, un avvertimento, un’invito, forse una liberazione. Non marsalarti diceva Alighiero, ché nulla resta immutato, la realtà (cos’è poi in fondo la realtà?) é in costante divenire: tutto passa (nel bene o nel male avrebbe detto Voltaire).
Come spesso accade nelle opere di Nicus Lucà, è lo spettatore a completare l’opera, trasformandola in quel che più gli pare; in pensiero, presenza, azione, visione.
Nicus Lucà unisce storia, materia, forma, contenuto e attualità con la poetica di chi crede che l’arte sia relazione, contesto, memoria, oblio e alla fine dei conti un atto di coscienza critica.
Pop Club