Il passo sospeso. Esplorazioni del limite

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE RAGGHIANTI
Via San Micheletto 3, Lucca, Italia
Date
Dal al

dal martedì alla domenica dalle 16 alle 23, lunedì chiuso

Vernissage
24/06/2017

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Piero Manzoni, Alighiero Boetti, William Kentridge, Marina Abramovic, Gino De Dominicis, Lucio Fontana
Curatori
Alessandro Romanini
Uffici stampa
DAVIS & CO
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Il passo sospeso. Esplorazioni del limite, mostra d’arte contemporanea a cura di Alessandro Romanini, che si terrà nella sede della Fondazione Ragghianti e in altri spazi del centro storico della città.

Comunicato stampa

Si apre a Lucca, sabato 24 giugno 2017, Il passo sospeso. Esplorazioni del limite, mostra d’arte contemporanea a cura di Alessandro Romanini, che si terrà nella sede della Fondazione Ragghianti e in altri spazi del centro storico della città (fino al 3 settembre 2017). L’esposizione rientra nel programma di iniziative realizzate in occasione del trentesimo anniversario della scomparsa di Carlo Ludovico Ragghianti, promosse dalla Fondazione a lui intitolata.

La mostra coinvolge un consistente nucleo di artisti contemporanei accomunati dall’esplorazione del concetto di limite e confine, non soltanto nelle sue declinazioni geografiche, ma anche culturali, antropologiche, filosofiche, espressive, linguistiche e socio-politiche. Il tema, salito da tempo agli onori della cronaca nei suoi risvolti geografico-migratori, raccoglie artisti storici (Lucio Fontana, Piero Manzoni, Alighiero Boetti, Enrico Castellani, Gino De Dominicis, Giuseppe Uncini, Igor Mitoraj) e protagonisti internazionali della contemporaneità (William Kentridge, Marc Quinn, Giulio Paolini, Sandro Chia, Paladino, Roberto Barni, Marina Abramović, Vittorio Corsini, Peter Greenaway, Joseph Kosuth, Santiago Sierra), fino all’ultima generazione creativa italiana e straniera, con artisti giovani ma già affermati (Michelangelo Consani, Leone Contini, Wael Shawky, Enrique Ramirez, Guido Van der Werve).

Il “passo sospeso” cui si riferisce il titolo è l’atto di colui che sta per attraversare una linea di confine (materiale o immateriale) che separa un territorio noto da uno sconosciuto, con tutti i timori e i pericoli che comporta, ma anche le aspettative e le progettualità. Il breve lasso di tempo all’insegna dell’esitazione, in cui un piede è ancorato al terreno conosciuto e l’altro è sospeso oltre il confine che separa l’individuo dall’ignoto.
Per esplorare questo complesso nucleo tematico sono state scelte dinamiche multidisciplinari, che vedono affiancarsi opere realizzate con le varie tecniche, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al video.

La sezione video della mostra si affranca dalla dimensione documentaria e dalla spettacolarizzazione unidirezionale dei mass media, scegliendo una formula metaforica che vede l’arte offrire un pensiero “laterale” rispetto a quello mediatico.
Sono presenti opere video che riflettono su tematiche legate al concetto di limite, confine e frontiera, come Al-Aqsa Park dell’artista egiziano Wael Shawky (ospitato di recente in prestigiosi spazi espositivi e manifestazioni internazionali come l’Hammer Museum di Los Angeles, il Castello di Rivoli, la Biennale di Istanbul, il MoMA PS 1 di New York, la Serpentine Gallery di Londra) o Cruzar un Muro del cileno Enrique Ramirez (l’artista è presente anche nella sezione principale della Biennale di Venezia 2017 curata da Christine Macel), passando per l’opera dell’olandese Guido van der Werve e l’articolata riflessione di Umberto Eco, protagonista del video di Davide Ferrario (presentato nel Padiglione Italia della Biennale di Venezia 2015), una sorta di testamento culturale, sul potere della lettura e sui confini che dividono e uniscono memoria e identità.

L’esplorazione del concetto di limite prende spunto, oltre che dalla cronaca, anche dalla morfologia e dall’urbanistica di Lucca. La sua cinta muraria ha rappresentato per secoli un vero e proprio limes, confine fisico e simbolico, contribuendo a conferire alla città una duplice identità, che si estende dalla dimensione architettonica a quella sociale e culturale: da un lato ha protetto Lucca dalle aggressioni esterne, dall’altro ha permesso e incoraggiato lo sviluppo di relazioni internazionali e di transiti in un senso e nell’altro.

Come afferma il direttore Paolo Bolpagni, «con questa mostra la Fondazione Ragghianti diviene un propulsore culturale, fuoriuscendo dai propri confini per creare un dialogo tra la città, i suoi luoghi storici e i linguaggi contemporanei. Allo stesso tempo l’esposizione rappresenta un omaggio al legame di Ragghianti con Lucca».
Una sinergia fra genius loci e iconografia contemporanea, che si snoda attraverso un complesso di opere collocate in luoghi simbolici del centro storico, che esplorano anche il concetto di limite fra passato e presente, fra tradizione e innovazione.
La cinquecentanaria cinta muraria diviene una frontiera vissuta, nella quale campeggiano opere di artisti internazionali che riflettono sull’eredità del passato, facendola germinare nel confronto con la sperimentazione dei linguaggi plastici odierni.
Dalle opere figlie della classicità del maestro polacco Igor Mitoraj a quelle rituali e meditative del giapponese Kan Yasuda, passando per l’astrazione formale della greca Sophia Vari, la dolente esplosione plastica equestre del messicano Gustavo Aceves fino a quelle simboliche dell’eredità culturale mediterranea del russo Alexey Morosov. Artisti cosmopoliti, portatori di istanze artistico-culturali, religiose ed etniche diversificate, accomunati dalla capacità realizzativa degli artigiani di Pietrasanta, che li ha attirati sul territorio della provincia lucchese. Le opere esposte sono infatti tutte prodotte nei laboratori artigiani della “Piccola Atene”, nella provincia di Lucca, divenuta sinonimo di arte e cultura all’insegna dell’attrazione del talento e della forte collaborazione artista-artigiano.

Il tessuto urbano del centro storico di Lucca sarà inoltre popolato da sculture di altri artisti, come Mimmo Paladino, che colloca nella centralissima piazza San Martino una moderna iconografia policroma dell’offertorio, mentre Sandro Chia e Roberto Barni scandiscono i crocevia di ascendenza romana in piazza San Michele con sculture in bronzo e l’anfiteatro romano ospita un’opera monumentale di Mitoraj.
Per illustrare esaustivamente la dialettica fra genius loci, opere d’arte e i rispettivi profili storico-artistici e linguistici, sarà creata appositamente un’applicazione multimediale, utilizzabile da tutti gli smartphone e tablet, che accompagnerà i visitatori nel percorso espositivo a cielo aperto. Saranno realizzate inoltre numerose iniziative collaterali ad accompagnare l’evento.