Gianni Asdrubali – Assolo

Informazioni Evento

Luogo
MATTEO LAMPERTICO ARTE ANTICA E MODERNA
Via Montebello 30, Milano, Italia
Date
Dal al

dal lunedì al venerdì, dalle 15.00 alle 19.00

Vernissage
25/10/2016

ore 18,30

Artisti
Gianni Asdrubali
Uffici stampa
CLP
Generi
arte contemporanea, personale
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La sua cifra espressiva risiede nella dialettica tra il vuoto e il pieno, ovvero tra il rapporto che lega le superfici bianche, siano esse le pareti, le tavole o le tele, agli interventi cromatici che lui stesso mette in atto, con una forma di pittura energica e carica di tensione.

Comunicato stampa

DAL 26 OTTOBRE AL 15 DICEMBRE 2016
ALLA GALLERIA MATTEO LAMPERTICO
LA PERSONALE DI
GIANNI ASDRUBALI, ASSOLO

Nel corso dell’inaugurazione – martedì 25 ottobre - si terrà una performance, durante la quale l’artista realizzerà un’opera in tempo reale

Dal 26 ottobre al 15 dicembre 2016, la Galleria Matteo Lampertico di Milano (via Montebello 30) ospiterà la personale di Gianni Asdrubali (Tuscania, VT, 1955), dal titolo Assolo.
L’esposizione presenterà una serie di opere recenti di Asdrubali che, durante la serata inaugurale (martedì 25 ottobre, dalle ore 18.30), si renderà protagonista di un’azione, durante la quale realizzerà, in tempo reale, un’opera costituita da due differenti superfici che verranno appese a una delle pareti della galleria. Il visitatore avrà quindi il privilegio di vederlo all’opera e di comprendere la sua velocità esecutiva unita all’estrema qualità pittorica, calandosi direttamente all’interno del suo processo creativo.
Attivo fin dai primi anni ’80, Asdrubali ha perseguito una forma di arte lontana dalle riflessioni critiche che dominavano quel periodo. La sua cifra espressiva risiede nella dialettica tra il vuoto e il pieno, ovvero tra il rapporto che lega le superfici bianche, siano esse le pareti, le tavole o le tele, agli interventi cromatici che lui stesso mette in atto, con una forma di pittura energica e carica di tensione.
Come ha dichiarato lo stesso Asdrubali, “la pittura inizia là dove io non dipingo”; una frase che consente di capire il senso e cogliere il valore della sua pittura che nasce con l’invenzione di un linguaggio personale e autonomo.
“La condizione che genera un’azione - sottolinea l’artista - dipende da uno stato di assenza, al contrario in una condizione piena e presente non c'è bisogno di alcun movimento. Solo in mancanza di spazio e di tempo, nell'assenza più totale, prima che il vuoto ci annienti, si sente generare e crescere la tensione a fare un'azione.”
Tutto il lavoro di Asdrubali si concentra nel ‘dare corpo' a questa assenza, a questa tensione. Nel suo operare la partenza è il vuoto, ciò che genera l’azione è lo spazio bianco della parete che attrae verso di sé l’impulso creativo dell’artista. Lo spazio, il pieno, la materia, il movimento sono il risultato dello scontro tra l'azione e il vuoto.
Asdrubali affronta la questione del rapporto fra la tela e il pittore e, in quanto tale, la sua opera non è distante dalla ricerca di Enrico Castellani, con il quale ha esposto in diverse mostre. Ciò che fa la differenza è il modo di interpretare il vuoto della tela che, mentre per Castellani è uno spazio da modellare, per Asdrubali è generativo di tensione, fa scattare un’azione.
I suoi dipinti mostrano di concatenarsi l’uno con l'altro, nonostante siano stati realizzati separatamente e senza alcun disegno preordinato: ogni quadro è autonomo e compiuto in se stesso, ma, una volta affiancato a un altro della stessa serie, forma un nuovo corpo, dalla forza dirompente.
Il critico d’arte Bruno Corà afferma che “La ragione della loro felice e sempre possibile armoniosa contiguità risiede in una interna dote di quelle pitture che pur ostentando una frontalità della stesura di superficie, essa, per effetto di una congenita adimensionalità, deve essere percepita come sferica, dunque una frontalità infinitamente profonda. […] La pittura di Asdrubali è certamente tutta frontalmente davanti agli occhi di chi la osserva, ma per 'vederla' realmente bisogna che lo sguardo vi penetri con un'ideale 'capriola', entrando e uscendo dalla sua sferica spazialità, attraverso la soglia già predisposta e varcata per primo da Asdrubali stesso.”

Gianni Asdrubali. Note biografiche
Gianni Asdrubali si afferma nei primi anni Ottanta, come protagonista di una ricerca contrapposta alle regole espressive allora dominanti. Al di là di tutte le attitudini citazioniste e neoconcettuali, la sua pittura si è organizzata dal 1980, come un rifiuto attivo del trapasso delle avanguardie che rigetta lo stato di latenza per stabilirsi in uno stato di ricerca. In questa ottica, rivolta più alla sperimentazione che alla narrazione, Asdrubali trasforma le informazioni in attivo pittorico, dando corpo ad un’immagine di realtà generata dalla tensione del vuoto, dentro il punto più estremo, l’inizio.
Il suo primo lavoro, il Muro magico del 1979, avviene in una stanza di una baraccopoli costruita in seguito al terremoto di Tuscania, abbandonata e poi recuperata dall’artista.
Dopo questo inizio la via è tracciata. Asdrubali espone per la prima volta nel 1982 alla galleria La Salita di Roma, dove seguirà poi una personale nel 1985. La prima personale è alla galleria Artra di Milano nel 1984. In quegli anni, conosce il critico Flavio Caroli, con il quale parteciperà a diverse mostre: Anniottanta , Galleria d’Arte Moderna, Bologna, 1985; Nuove Geometrie, Rotonda della Besana, Milano, 1986; Australian Biennale of Sydney, National Gallery of Victoria, Sydney, 1988; Italian Contemporary Arts , Taiwan Museum of Art, 1990.
Nel 1985 fa parte del gruppo Astrazione Povera , teorizzato dal critico Filiberto Menna, che darà luogo ad una serie di mostre: alla Galleria Marconi, Milano; alla Galleria dei Banchi Nuovi, Roma; alla Galleria Ghiglione, Genova; alla Galleria d’Arte Moderna Gallarate; La Salerniana, Erice. Nel 1986 partecipa alla Quadriennale di Roma , nel 1988 alla Biennale di Venezia e alla Biennale di Sidney. Nello stesso anno, viene invitato da Veit Loers alla mostra internazionale Schlaf der Vernunft , al Museum Fridericianum, Kassel. Nel 1990 espone a Palazzo Forti a Verona, alla Permanente di Milano, al Kunstmuseum di Darmstadt e al Museu de Arte Moderna de São Paulo, Brasile. Nel 1992 realizza il Tromboloide, un’opera che viene presentata per la prima volta alla galleria Il Milione di Milano e che segna un momento importante del suo lavoro nella definizione di uno spazio sempre più compatto e atomico.
Nel 1996 espone alla Galleria d’Arte Moderna di Spoleto, nella sede di Palazzo Racani Arroni. Sempre in quegli anni espone in varie sedi italiane ed estere: al Grand Palais di Parigi; alla Rocca Paolina di Perugia; alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma; al Museum Rabalderhaus di Schwaz; alla DuMont Kunsthalle di Colonia; alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna; alla Städtische Galerie di Rosenheim; alla Farnesina, Ministero degli Affari Esteri, Roma; alla Fondazione Bandera per l’Arte di Busto Arsizio; a Palazzo Bricherasio di Torino; a Palazzo Pallavicini Rospigliosi a Roma; al MACRO, Museo d’Arte Contemporanea di Roma; a Forte di Belvedere a Firenze. Nel 2001, l’Institut Mathildenhohe di Darmstadt gli dedica un'ampia retrospettiva.
Nel 2003, nasce ZAMUVA. Un gruppo di ricerca, nato dalla collaborazione con la progettista Pamela Ferri, finalizzato al conseguimento di una nuova spazialità, in cui un ruolo fondamentale è svolto dalla coscienza del vuoto come principio generatore di qualunque azione dotata di senso. Questa spazialità prende il nome di Spazio Frontale ed è pubblicata nel 2005 da Prearo Editore, Milano, con un testo critico di Bruno Corà.
Asdrubali viene invitato nel 2011 alla 54° Biennale di Venezia. Nel 2013, nella bottega Gatti di Faenza, una serie di grandi opere in ceramica sono realizzate dall’artista e installate nello spazio espositivo Luigi Ghirlandi. Nel 2014, al BAC Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea, nelle scuderie Aldobrandini di Frascati (RM), sono esposte alcune opere in ceramica realizzate nello stesso anno. A Montelupo Fiorentino, in occasione dell’iniziativa Materia prima promossa dal Comune e ideata da Marco Tonelli, una grande opera monumentale in ceramica di 12 metri x 4 metri viene installata sugli argini del Fiume Arno.

Milano, settembre 2016