Yarema Malashchuk e Roman Khimei – You Shouldn’t Have To See this

Informazioni Evento

Luogo
RECONTEMPORARY
Via Gaudenzio Ferrari 12, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Orari di visita: dal mercoledì al sabato dalle 15 alle 19 / Ingresso gratuito
Meet the artists: 31 Ottobre, ore 19 - 21
Orari speciali in occasione di Artissima: 27, 28, 29, 30 ottobre ore 15/19 - 31, 1, 2 novembre ore 11/19
da Recontemporary Fondazione ETS - Via Gaudenzio Ferrari 12b, Torino

Vernissage
23/10/2025

ore 18

Artisti
Yarema Malashchuk, Roman Khimei
Generi
arte contemporanea, personale

Un progetto dei due artisti ucraini Yarema Malashchuk e Roman Khimei, che hanno fatto del rapporto tra arte e attivismo politico il nucleo della loro ricerca.

Comunicato stampa

YOU SHOULDN’T HAVE TO SEE THIS
Yarema Malashchuk e Roman Khimei
23 ottobre – 8 novembre 2025
Recontemporary, Torino
In occasione di Artissima 2025
Recontemporary presenta, in occasione di Artissima 2025, la mostra You Shouldn’t Have To See
This, un progetto dei due artisti ucraini Yarema Malashchuk e Roman Khimei, che hanno fatto del
rapporto tra arte e attivismo politico il nucleo della loro ricerca. Già presentata a La Biennale di
Venezia (2024), l’opera giunge ora a Torino, portando con sé l’urgenza di una riflessione che
intreccia testimonianza e sperimentazione visiva.
Malashchuk e Khimei hanno contribuito in modo decisivo a sensibilizzare il pubblico sugli effetti
devastanti della guerra e sulle sue conseguenze più profonde, spesso invisibili, per la società.
Il cuore della mostra è la video-installazione omonima, You Shouldn’t Have To See This. Il
silenzio che avvolge le immagini - proiettate su sei ledwall di diverse dimensioni - genera un
momento di empatia tanto intenso quanto fragile: bambini che dormono, corpi vulnerabili che
evocano pace e innocenza. Ma lo sguardo dello spettatore non è mai innocente: accanto alla
dolcezza subentra un senso di inquietudine. Le immagini ritraggono bambini ucraini rapiti e
deportati in Russia, successivamente riportati in patria. Un crimine di guerra che le stimer
riportano contare da 20.000 a oltre un milione di casi dal 2014 ad oggi.
Il titolo dell’opera allude anche al conflitto insito nelle immagini che, nell’era digitale, ci si
impongono di continuo: guerre, tragedie e catastrofi a cui assistiamo, volontariamente o meno,
attraverso gli schermi. Secondo gli artisti, le qualità estetiche di queste immagini rischiano di
generare un’illusione di partecipazione, se non addirittura un senso di compiacimento. In questa
prospettiva, ogni immagine è innanzitutto una prova di un crimine e solo in un secondo momento
— e solo potenzialmente — un’opera d’arte: un’opera che, in verità, non avrebbe mai dovuto
essere prodotta.
Confrontandosi con questo materiale, Malashchuk e Khimei mettono a nudo il paradosso della
rappresentazione bellica. La forza del progetto risiede proprio in questa tensione: rendere visibile
ciò che non si dovrebbe vedere, trasformando la testimonianza in una forma di consapevolezza
politica condivisa. In questo modo, You Shouldn’t Have To See This non si limita a denunciare un
crimine, ma restituisce all’arte la sua capacità di incidere sui discorsi pubblici e di creare uno
spazio di memoria collettiva e resistenza culturale.
All’esterno, la vetrina di Recontemporary ospita View of the Temporarily Occupied Left Bank of
the Kherson Region: l’opera, girata sulla riva del fiume Dnipro, guarda un territorio ancora
occupato sulla sponda opposta. Anche qui, nulla accade. Nessuna azione evidente, nessun
conflitto diretto. L’occupazione si percepisce proprio in ciò che non si vede. L’immobilità del
paesaggio diventa un’immagine di attesa e di distanza, dove la guerra si manifesta per
sottrazione.

con il patrocinio di

Le due opere, pur diverse nella forma, sono profondamente connesse: interrogano la violenza
attraverso ciò che resta fuori campo. Ci parlano di corpi e territori resi vulnerabili da forze che
agiscono in profondità, spesso nell’ombra, e che colpiscono l’identità, l’appartenenza, la
possibilità stessa di crescere o abitare un luogo.
YAREMA MALASHCHUK E ROMAN KHIMEI
Yarema Malashchuk e Roman Khimei lavorano come filmmaker e artisti visivi dal 2016,
esplorando le intersezioni tra documentario e finzione per confrontarsi con la storia recente e il
presente dell’Ucraina. Il loro lavoro indaga le strutture persistenti del potere post-imperiale e il
loro impatto su una nuova generazione di ucraini, sospesa tra il trauma storico e un futuro
incerto. Attraverso installazioni video multicanale e narrazioni cinematografiche, catturano la
natura frammentata della realtà, in cui memoria collettiva ed esperienza personale si intrecciano.
La pratica del duo riflette sul ruolo delle comparse, delle figure invisibili della storia, e sui modi in
cui gli individui navigano tra paesaggi politici e sociali in continuo mutamento.
Hanno ricevuto il premio principale del PinchukArtCentre Prize (2020) e il VISIO Young Talent
Acquisition Prize (2021). Il loro recente cortometraggio Additional Scenes ha vinto i principali
riconoscimenti al Tallinn Black Nights IFF 2024 e all’Ukrainian Film Critics Award. Il duo ha
partecipato al Future Generation Art Prize 2021, alla Baltic Triennial 14, alla Biennale di Göteborg
e alla Biennale di Kyiv, oltre che a mostre collettive presso Haus der Kunst, Castello di Rivoli e
Albertinum. Hanno inoltre presentato mostre personali al Kunstverein Hannover e alla Galeria
Arsenał di Białystok.
Le loro opere video fanno parte delle collezioni di Fondazione In Between Art Film, Kunstmuseum
Liechtenstein, Kontakt, TBA21, Frac Bretagne, Museum of Contemporary Art Kiasma e Museum
of Contemporary Art Antwerp, tra le altre. La loro installazione più recente è stata presentata in
Dare to Dream, evento collaterale della 60a Biennale di Venezia 2024.
Yarema e Roman sono membri del Prykarpattian Theater, un collettivo artistico che ha
recentemente realizzato il progetto Theater of Hopes and Expectations, presentato al Padiglione
Ucraino durante la Biennale Architettura di Venezia 2023.