Wounded Words Wounding Words

Mostra curata da Marta Cereda e organizzata da ArtVerona: 28 opere selezionate, datate dagli anni ’60 ad oggi, che mettono in luce il valore rivoluzionario della parola in un luogo unico di storia e resistenza.
Comunicato stampa
Dal 9 al 26 ottobre, nella cornice della Biblioteca Capitolare di Verona, tra i luoghi simbolo della memoria scritta occidentale, va in scena Wounded Words Wounding Words. La mostra, curata da Marta Cereda e organizzata da ArtVerona, presenta una serie di opere che mettono in luce il valore rivoluzionario della parola, provenienti sia da collezioni private sia dalle gallerie che partecipano alla manifestazione ArtVerona.
La Capitolare - la più antica biblioteca ancora attiva al mondo, con un fondo prezioso di oltre 1200 manoscritti - diventa spazio di confronto dove alle parole custodite nei codici si sovrappongono ai segni dell’offesa subita: nel 1945 l’edificio venne bombardato e distrutto, alcuni volumi furono danneggiati e ancora oggi conservano schegge, bruciature, frammenti.
In questo contesto di storia e resistenza, prende forma un percorso espositivo che porta lo sguardo sulla parola come campo di tensione, per indagare il rapporto tra linguaggio, ideologia e, talvolta, violenza. Le 28 opere selezionate - dipinti, sculture, fotografie, installazioni, video, azioni - ne esplorano il potenziale ambivalente: strumento di comunicazione ma anche di manipolazione; veicolo di verità, ma anche di propaganda; arma e rifugio, costruzione e conciliazione.
“Wounded Words Wounding Words indica un duplice movimento: parole ferite, esposte a censura, esilio, perdita di senso; parole che feriscono, capaci di diventare armi simboliche, strumenti di discriminazione, veicoli di propaganda. Le artiste e gli artisti esplorano il linguaggio in tutte le sue metamorfosi: segno, materia, immagine, suono, gesto. Alcuni sono esponenti e maestri della poesia visiva, del verbo-visuale e delle neoavanguardie, che hanno ribaltato i codici della comunicazione e smascherato la retorica del potere; altri si misurano con il presente, in cui il linguaggio digitale si moltiplica, si svuota, genera nuove comunità e nuovi conflitti. Oggi più che mai il linguaggio non è neutro e necessita consapevolezza”. – dichiara Marta Cereda.
In un percorso che si dipana e si integra negli spazi museali, Wounded Words Wounding Words riflette su come le parole possano diventare azioni: atti che feriscono, che difendono, che separano, che uniscono. Per questo, lo spirito critico torna a essere gesto radicale: ogni parola è una scelta e ogni scelta può essere un atto di rivoluzione e resistenza.
“Accogliere nelle nostre sale la mostra Wounded Words Wounding Words non significa soltanto ospitare un percorso espositivo, ma intrecciare la storia millenaria della Biblioteca Capitolare con la riflessione viva e contemporanea sul potere della parola. -– afferma Mons. Bruno Fasani, presidente della Fondazione Biblioteca Capitolare di Verona. Gli artisti e le artiste qui riuniti ci invitano a interrogarci sul linguaggio come campo di forze, dove si intrecciano emancipazione e manipolazione, memoria e oblio, invenzione e censura. Un tema che per la Capitolare non è soltanto oggetto di riflessione teorica, ma esperienza vissuta: la nostra istituzione, che custodisce un patrimonio librario di assoluto valore storico, testimonia da secoli la capacità della parola di attraversare epoche, crisi e ricostruzioni”.
In mostra: Vincenzo Agnetti, Mirella Bentivoglio, Nanni Balestrini, Alighiero Boetti, Marcel Broodthaers, Marcello Carrà, Dina Danish, Tacita Dean, Gaia De Megni, Marco De Sanctis, Marlene Dumas, Milli Gandini, Alfredo Jaar, Maria Lai, Lucia Marcucci, Sabrina Mezzaqui, Rebecca Moccia, Shirin Neshat, Man Ray, David Reimondo, Micol Roubini, Sarenco, Markus Schinwald, Marinella Senatore, Giulio Squillacciotti, Armando Testa, Tobias Zielony, Andrea Zittel.
Giovedì 9 ottobre alle 19:30 (ingresso riservato, su invito) va in scena la performance di Gaia De Megni, Propaganda, che utilizzerà una parte dei dialoghi del film “Cannibali” di Liliana Cavani (1970) e altri elementi tipici dell’iconografia cinematografica. Venerdì 10 ottobre, alle 19:00, è in programma la performance di Stina Fors, A Mouthful of Tongues, uno spettacolo di magia in cui la voce appare staccata dal corpo dell’artista. Il suo lavoro è ricco di tensione, umorismo e potenza pura. L’intervento fa parte del progetto It sounds like another word, curato da Nicola Giuliani - fondatore di Campo Base Projects.
Orari mostra:
Giovedì 9 ottobre, inaugurazione su invito
Venerdì 10 e Sabato 11 ottobre ore 10:00 - 21:00 (ultimo ingresso ore 20:30)
Domenica 12 ottobre ore 10:00 - 19:00
Dal 13 al 26 ottobre, ore 10:00 - 18:00
Chiuso il mercoledì
Performance:
Giovedì 9 ottobre, ore 19:30 performance Propaganda di Gaia De Megni (accesso su invito)
Venerdì 10 ottobre, ore 19:00 performance A Mouthful of Tongues di Stina Fors
Biglietti:
Dal 9 al 12 ottobre, i visitatori in possesso di un biglietto ArtVerona potranno usufruire di uno sconto sull’ingresso alla Biblioteca Capitolare per visitare la mostra. I titolari della VIP Card ArtVerona avranno invece diritto all’ingresso gratuito. Dal 13 al 26 ottobre, l’accesso alla mostra sarà incluso nel biglietto di ingresso della Biblioteca Capitolare.
Marta Cereda
È una curatrice indipendente e direttrice artistica di Careof, Milano. Tra i progetti curatoriali recenti: “Mirrorball”, una mostra ideata in occasione di Milano Art Week 2025; “A Place to Stay” di Cecilia Mentasti, una produzione di Video Sound Art presentata da Careof nel 2024, con catalogo pubblicato da Corraini Edizioni, co-curata con Laura Lamonea; “La prima volta”, una mostra collettiva realizzata a Casa Testori, a Novate Milanese nel 2024, accompagnata da un libro; “Comete. Avanguardie di un altro sistema solare”, una serie di proiezioni e incontri presso Anteo Palazzo del Cinema a Milano nel 2024, co-curata con Marta Bianchi; “Tungsteno. Memorie e falsi ricordi”, una rassegna di video dagli anni Settanta a oggi sul tema della criptomnesia, presentata da Careof nel 2023.