Ritratti. Collezione Florence e Damien Bachelot

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO NAZIONALE DEL RISORGIMENTO
Via Dell'accademia Delle Scienze 5, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
10/07/2025

ore 18.30

Curatori
Tiziana Bonomo
Generi
fotografia

Un viaggio alla scoperta dell’evoluzione del ritratto fotografico, da Lewis Heine a Nan Goldin, uno sguardo sull’umanità tra miti, attualità ed emozioni attraverso la Collezione Bachelot, tra le più importanti raccolte fotografiche private d’Europa

Comunicato stampa

Dallo scatto iconico con protagonista Pablo Picasso che assiste ad una corrida, firmato da Brian Blake, alla forza documentaria di Lewis Hine, che nella prima metà del Novecento utilizzò la fotografia come strumento di denuncia sociale, ritraendo i volti dei bambini migranti italiani negli Stati Uniti per raccontare la realtà del lavoro minorile; fino ad arrivare agli sguardi più contemporanei di Paul Graham, che fotografa gli invisibili che vivono per strada in America e di una Nan Goldin inedita con due immagini agli opposti per il rigore e l’eccentricità dei soggetti. Sono alcune delle foto in mostra al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino dal 10 luglio al 5 ottobre 2025, che ospita l’esposizione dell’Associazione culturale Imago Mundi, dal titolo “Ritratti. Collezione Florence e Damien Bachelot”, curata da Tiziana Bonomo.
Realizzata grazie al contributo del Main Sponsor Banca d’Alba, con il sostegno del Consiglio Regionale del Piemonte, il supporto della Fondazione Deloitte, il patrocinio della Città di Torino, della Città Metropolitana di Torino, della Camera di commercio di Torino, dell’Institut Français e dell’Alliance Française e in collaborazione con la Collection Bachelot, la Saul Leiter Foundation e ArtPhotò, la mostra presenta circa 90 opere fotografiche originali, provenienti da Parigi dalla Collezione di Florence e Damien Bachelot, una delle più importanti raccolte fotografiche private d’Europa.
Le immagini attraversano il Novecento fino alla contemporaneità e restituiscono, attraverso il volto umano, un racconto visivo di straordinaria intensità. Un genere quello del ritratto che, ben prima dell’era dei selfie e dell’ autonarrazione sui social, ha seguito un proprio percorso, riflettendo i mutamenti di costumi, identità e visioni del mondo.

Dalla documentazione all’uso politico dell’immagine, fino alle sperimentazioni artistiche che hanno ridefinito il linguaggio stesso della fotografia nel corso dei decenni, la mostra si articola in quattro sezioni tematiche: Miti, Emozioni, Società e Attualità.
Accanto a ritratti iconici di personaggi come Audrey Hepburn o Ernest Hemingway, c’è un raro lightbox con dentro Brigitte Bardot, firmato da Elio Sorci, noto fotografo della “Dolce Vita”. Trovano poi spazio i volti di una umanità quotidiana, colti dall’obiettivo di grandi maestri come Dorothea Lange, Saul Leiter, William Klein, Susan Meiselas, Elliott Erwitt, Nan Goldin e Mohamed Borouissa.
L’immagine guida della mostra, scelta dalla curatrice Tiziana Bonomo, è Lanesville (1958) di Saul Leiter: una fotografia che cattura un momento di intimità e che ritrae una donna nuda assopita, colta con delicatezza attraverso una porta socchiusa, con il mare e la strada sullo sfondo. Un’opera che racchiude fascino, mistero e bellezza, espressione perfetta dello stile inconfondibile dell’autore che aveva uno sguardo intimo e delicato sull’umanità, si distingueva per un uso del colore originale, capace di rendere l’immagine vibrante e al tempo stesso intrisa di un’atmosfera sospesa, come un ricordo che affiora dal passato.
Tra le opere esposte spiccano anche i soldati ritratti da Gilles Caron, in Israele (1967) e in Irlanda (2012): figure che incarnano la solitudine, lo smarrimento e l’umanità ferita da ogni conflitto, per assurgere quasi a simbolo universale delle lacerazioni della guerra.

Nella sezione Società si intrecciano le opere di fotografi molto diversi tra loro dove una foto degli anni Ottanta, firmata Pierre Molinier, incarna un edonismo estremo e teatrale, fino a farsi gesto di ribellione. Così come nella sezione Emozioni il giovane sguardo di Lella di Boubat, del 1948: lo sguardo rivolto all’orizzonte, i capelli mossi dal vento e la camicetta che lascia intravedere il reggiseno delineano un’immagine di semplice purezza: un’attitudine spontanea e intensa, proiettata verso il futuro, capace di trascendere il tempo e il contesto storico in cui lo scatto è avvenuto.
C’è poi la fotografia Donna e bambino sul letto di Bruce Davidson (1966), ambientata ad Harlem, che restituisce con forza la testimonianza delle difficili condizioni sociali dell’epoca, attraverso un primo piano che tocca corde profonde e universali.
L’impegno sociale e politico attraversa anche le opere dell’artista Judith Joy Ross, che offre un ritratto autentico delle giovani generazioni degli anni Novanta del secolo scorso e delle tensioni che attraversano la società di fine millennio.
La mostra in naturale armonia con il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano propone anche in un video un saggio del patrimonio dei 17.000 documenti fotografici che il museo custodisce. Tra i protagonisti del Risorgimento spiccano i ritratti della Contessa di Castiglione, pioniera nell’Ottocento nell’utilizzo della fotografia come strumento per costruire e diffondere la propria immagine e il proprio fascino. Una testimonianza del fatto che fin dalle sue origini il linguaggio fotografico era percepito come strumento di celebrazione, documentazione e costruzione dell’identità.