Peter Flaccus – September Song
La mostra prende il titolo dall’ultima opera che Flaccus ha portato a compimento nel settembre 2025 e che viene ora presentata per la prima volta al pubblico: un dittico di grande intensità cromatica.
Comunicato stampa
Maja Arte Contemporanea è lieta di presentare, da giovedì 13 novembre a sabato 27 dicembre 2025, “September Song”, terza personale in galleria dell’artista Peter Flaccus, con testo critico di Marco Di Capua. L'inaugurazione si terrà giovedì 13 novembre alle ore 18, in via di Monserrato 30, Roma.
La mostra prende il titolo dall'ultima opera che Flaccus ha portato a compimento nel settembre 2025 e che viene ora presentata per la prima volta al pubblico: un dittico di grande intensità cromatica, «di un giallo saturo attraversato da ramificazioni verdi e punteggiato da segni», che - come osserva Di Capua - «sembra voler parlare in una lingua magica ormai perduta, nel suo splendore muto».
Per Flaccus, la pittura è un organismo vivente. «A mio avviso, un dipinto è una sorta di fenomeno naturale, come un albero, che non ha bisogno di una teoria per alzarsi in piedi e sventolare i suoi rami al vento», afferma l'artista. In questa immagine si condensa la sua visione: il quadro cresce, respira, si nutre di materia (la cera), di luce e di tempo, trasformando il gesto pittorico in un processo vitale.
Realizzati a encausto - tecnica antichissima che mescola pigmenti e cera fusa - i lavori in mostra emanano un senso di equilibrio organico fra materia e luce. Ogni superficie vibra tra trasparenza e opacità, trattenendo l'energia del gesto e restituendola come respiro. Il colore, stratificato e inciso, si fa sostanza viva, attraversata da movimenti lenti, da tensioni e rilasci che evocano fenomeni naturali: flussi d'acqua, correnti d'aria, metamorfosi vegetali o cosmiche.
Scrive Di Capua: «[…] è come se questi quadri respirino. Nella dinamica di uno stile che si alleggerisce, questi non si mostrano più soltanto come insiemi formali, ma come accadimenti». Una pittura, dunque, che non rappresenta ma accade, in cui ogni opera conserva, in trasparenza, la memoria del proprio divenire.
Come una nota che si affievolisce, "September Song" lascia nello sguardo la traccia di un tempo interiore, un'eco di colore che sembra continuare oltre la superficie del quadro.
NOTE BIOGRAFICHE
Peter Flaccus nasce nel 1947 a Missoula, nello stato del Montana (USA). Dopo la laurea all'Amherst College, la frequentazione della Skowhegan School of Painting and Sculpture e il Master of Fine Arts presso l'Indiana University, negli anni Settanta si trasferisce a New York, dove espone in numerose gallerie (Zabriskie Gallery, Monique Knowlton Gallery, etc).
Vince varie borse di studio, tra cui la New York Foundation for the Arts, ed è invitato varie volte a lavorare nelle Residenze per Artisti, come la Yaddo Residency (New York) e la MacDowell Colony (New Hampshire).
Nel 1989 cura la mostra "Belief in Paint" al Museo del Bennington College, nel Vermont.
Trasferitosi a Roma all'inizio degli anni Novanta, Peter Flaccus si dedica prevalentemente alla tecnica dell'encausto, di cui è riconosciuto come uno dei maggiori esponenti.
È Professor Emeritus in Studio Art presso la John Cabot University di Roma.
Hanno scritto del suo lavoro: Alberto Abbruzzese, Brunella Antomarini, Marcello Barison, Carlo Alberto Bucci, Maria Ida Gaeta, Grace Glueck, Donald Kuspit, Tanja Lelgemann, Rosa Pierno, Jacqueline Risset, Annemarie Sauzeau, Gabriele Simongini, Alan Singer, Susan Stewart, Stephen Westfall, e molti altri.