Livio Bernasconi / Carol Bove / A Collection in Progress

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO -1 COLLEZIONE OLGIATI
Riva Caccia 1 , Lugano, Switzerland
Date
Dal al

ven - dom, 11:00 – 18:00 | ingresso gratuito | lunedì chiuso

Vernissage
29/09/2017

ore 18

Uffici stampa
DDL STUDIO
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Lo Spazio -1 propone, per la mostra autunnale, un inconsueto accostamento tra due artisti di diverse generazioni: il pittore ticinese Livio Bernasconi (Muralto, 1932) e la scultrice statunitense Carol Bove (Ginevra, 1971).

Comunicato stampa

Lo Spazio -1 propone, per la mostra autunnale, un inconsueto accostamento tra due artisti di diverse generazioni: il pittore ticinese Livio Bernasconi (Muralto, 1932) e la scultrice statunitense Carol Bove (Ginevra, 1971). Inoltre, come ogni anno, lo Spazio -1 presenta un nuovo allestimento della Collezione Olgiati con l’obiettivo di mettere in relazione fra loro opere dell'avanguardia storica e di quella contemporanea acquisite in momenti diversi.

Livio Bernasconi e Carol Bove devono la loro identità artistica agli scambi e alle contaminazioni tra la cultura svizzera e quella americana. La scultrice statunitense Carole Bove quest’anno rappresenta la Svizzera alla Biennale di Venezia. Livio Bernasconi, formatosi in Ticino e in Italia, ha risieduto negli Stati Uniti a metà degli anni Sessanta, un soggiorno che ha prodotto un rigoroso e prolifico confronto tra la sua formazione europea, nell’ambito dell’informale, il Pop americano e l’espressionismo astratto. La dimensione pittorica di Bernasconi e l’universo plastico di Bove – pur nella differenza dei mezzi adottati e dell’attitudine intellettuale – sono caratterizzati dal linguaggio dell’astrazione arricchito da una grande vivacità cromatica.

Il progetto per lo Spazio -1 prevede 15 dipinti di Livio Bernasconi datati a partire dagli anni ‘80: sono tutti caratterizzati dalla divisione della superficie pittorica in due diverse aree cromatiche, una contrapposizione dei piani animata da un movimento interno di forte dinamicità. Ampie campiture monocrome, tagliate al vivo, controbilanciate da ritagli cromatici periferici creano una tensione interna al quadro e attivano una relazione tra i diversi dipinti esposti sulle tre pareti perimetrali dello spazio ingaggiando così un sorprendente dialogo con la scultura della Bove collocata al centro della sala.
La scultura di Carol Bove in mostra è composta di quattro elementi in acciaio dipinto, denominati dall’artista "glifi schiacciati" (crushed glyphs), ovvero elementi grafici deformati e collocati su una base molto ampia e di altezza ridotta. La loro forte presenza visiva è contraddetta dal titolo Self Talk (“Dialogo interiore”), che propone all’osservatore di entrare in contatto con l’opera attraverso una riflessione personale, abbandonando schemi visivi e mentali precostituiti.
Come il glifo si riferisce generalmente ad un simbolo che acquista senso in un contesto specifico, ad esempio una lettera all’interno dell’alfabeto, così le sculture della Bove appaiono come frammenti unitari di una sillabazione complessa: la ricerca dell’artista statunitense, infatti, è sempre focalizzata sull’idea di scultura e sulla condizione di esistenza e realizzazione dell’opera nella dimensione plastica.

A collection in progress
Ogni anno lo Spazio -1 presenta un nuovo allestimento della Collezione Olgiati con l’obiettivo di mettere in relazione fra loro opere dell'avanguardia storica e di quella contemporanea acquisite in momenti diversi da Giancarlo e Danna Olgiati. L’allestimento di quest’anno prende avvio con una sezione dedicata al monocromo che spazia da Yves Klein a Irma Blank, da Piero Dorazio a Marca-Relli; segue un omaggio all’artista francese Arman con opere dei migliori anni '60; il percorso continua con un capitolo sulla rappresentazione del volto con ritratti e autoritratti di Marisa Merz, Markus Schinwald, Jimmie Durham e Gino De Dominicis; in conclusione di percorso, dopo aver attraversato diverse sale, viene presentata una rivisitazione in bianco della ricerca del Gruppo Zero a confronto con Tauba Auerbach e Wolfgang Tillmans (proposto quest’anno dalla personale presso la Fondazione Beyeler di Basilea).

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