Javier Martin – Blindness

Informazioni Evento

Luogo
LEO GALLERIES
Via De Gradi 10, Monza, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

durante le festività natalizie su appuntamento.

martedì – sabato 10.00/13.00 – 15.00/19.00

Artisti
Javier Martin
Generi
fotografia, personale

LeoGalleries – nell’ambito di Monza Photo Fest Off – presenta a porte chiuse Blindness, la prima personale italiana dell’artista spagnolo Javier Martin.

Comunicato stampa

LeoGalleries – nell’ambito di Monza Photo Fest Off – presenta a porte chiuse Blindness, la prima personale italiana dell’artista spagnolo Javier Martin.

Dal 23 dicembre 2025 al 10 gennaio 2026, durante le festività natalizie, le opere di Martin illumineranno le vetrate della galleria, creando un cortocircuito tra maschere e volti, visibilità e cecità, immagini e oggetti.

Javier Martin utilizza la fotografia in un’accezione molto personale e inconsueta: invece di essere il risultato finale della sua ricerca, diventa base di partenza sulla quale costruire il proprio lavoro. Servendosi di immagini patinate prelevate dal mondo della pubblicità o della moda, nella serie Blindness, sovrappone agli occhi delle modelle una fascia di neon colorata.

Un’operazione che priva lo sguardo della sua potenza, della sua capacità di trasmettere, relegandolo a “luogo” dell’assenza. La luce, solitamente sinonimo di rivelazione, diventa barriera: illumina e allo stesso tempo acceca. Martin mette così in discussione la costruzione dell’identità visiva e la dipendenza sociale dall’importanza dell’apparire. Il neon riporta l’attenzione sulla natura artificiale dell’immagine e invita lo spettatore a riflettere su cosa significhi davvero “vedere” in un’epoca in cui tutto è superficialmente esposto e, proprio per questo, spesso, non osservato. Il che, genera spontaneamente una domanda: non osserviamo “veramente” perché ciò che abbiamo davanti è privo di contenuti oppure siamo indifferenti a tutto ciò che richieda partecipazione?

Scrive Ettore Bossi: «La ricerca artistica di Javier Martin si colloca in uno spazio di tensione tra estetica e critica sociale, dove l’immagine patinata diventa linguaggio ma anche trappola. Nella serie Blindness, l’artista mette al centro la fotografia come luogo di costruzione e feticizzazione dell’identità contemporanea. I volti dei soggetti, spesso modelle e figure dai tratti volutamente perfetti, rivelano l’eredità della cultura visuale della moda e della pubblicità. Eppure, è proprio in questo apparente splendore che Martin introduce il suo elemento di frizione: la fascia luminosa al neon che copre lo sguardo. Attraverso questo gesto tanto semplice quanto concettualmente pregnante, l’immagine fotografica viene sabotata dall’interno, trasformata in un dispositivo critico.»

La fotografia, per Martin, non è un punto di arrivo ma un materiale vivo, quasi un primo livello di costruzione dell’opera che trova nel neon una controparte fisica e simbolica. L’uso della luce elettrica non è meramente decorativo: è un segnale di abbagliamento, un richiamo alla superficie accecante del visibile che impedisce un vero atto percettivo.

Nelle sue composizioni, l’occhio – organo per eccellenza della riconoscibilità e dell’identità – viene cancellato o sovrascritto, costringendo lo spettatore a interrogarsi su cosa significhi davvero “vedere”. La luce, anziché illuminare, diventa cecità. È in questo paradosso che la fotografia assume un valore profondamente politico e sociale: ciò che sembra trasparente diventa maschera.

Se la fotografia rimanda tradizionalmente a un altrove (la traccia di qualcosa che è stato), l’intervento luminoso di Martin la riporta nel presente, alterandone lo statuto. È un cortocircuito semantico che riattiva lo sguardo dello spettatore: il volto diventa simbolo di ciò che la società contemporanea preferisce non vedere pur celebrandolo, ovvero la manipolazione sistematica degli standard visivi.

Nella serie Blindness la fotografia diventa il teatro di una critica sottile ma incisiva: Martin ci mostra come la cultura dell’immagine assoluta produca invisibilità, come la sovraesposizione diventi cancellazione, come il visibile possa essere esso stesso una forma di schermo. L’opera non denuncia frontalmente, ma costringe a un ripensamento: ci chiede non solo cosa guardiamo, ma soprattutto da cosa veniamo accecati.

Biografia

Javier Martin (1985) è un artista multidisciplinare noto per la sua capacità di osservare in profondità la realtà contemporanea e trasformarla in potenti metafore visive. Ha sviluppato la propria pratica al di fuori dei tradizionali percorsi accademici, sperimentando liberamente con pittura, collage, scultura, video e performance. Le sue esperienze internazionali — tra Europa, Asia e Stati Uniti — hanno affinato il suo sguardo critico e influenzato una produzione che esplora temi legati alla percezione, al consumo e ai meccanismi sociali del potere.

Da oltre un decennio Martin porta avanti Blindness, la sua serie più iconica, incentrata sulla figura umana privata dello sguardo, simbolo di una “società distratta”, sedotta da modelli di bellezza e messaggi massificati. Attraverso fotografie, neon, pittura e materiali eterogenei, l’artista smonta la perfezione apparente dell’immagine contemporanea e invita il pubblico a riflettere sulla propria cecità quotidiana.

Il suo lavoro comprende anche performance e installazioni immersive che coinvolgono direttamente gli spettatori, come Lies and Light, A Room Without Walls e The Dark Box, presentate in sedi internazionali tra Miami, New York, Hong Kong e Cannes.

Javier Martin ha presentato la sua prima mostra personale museale al Seoul Museum nella primavera del 2019 e la sua prima mostra personale in Giappone alla Maki Gallery nell’autunno dello stesso anno.