Ignazio Gardella – Progettare la città
L’esposizione indaga diciassette progetti firmati da Ignazio Gardella tra Alessandria, Milano, Genova e Venezia attraverso documenti originali, fotografie, disegni e schizzi.
Comunicato stampa
L’esposizione indaga diciassette progetti firmati da Ignazio Gardella tra Alessandria, Milano, Genova e Venezia attraverso documenti originali, fotografie, disegni e schizzi, insieme a una campagna fotografica realizzata appositamente per la mostra da Marco Introini ed Emanuele Piccardo, a cui si affiancano alcune fotografie storiche di Gabriele Basilico.
L’obiettivo è mostrare la capacità dell’architetto milanese di "progettare la città" attraverso architetture pensate come frammenti urbani in dialogo con il tessuto esistente. Un momento fondamentale anche per l’evoluzione dei successivi progetti gardelliani.
La mostra Ignazio Gardella. Progettare la città nasce da un grande lavoro di ricerca avviato dal curatore Emanuele Piccardo e si articola in tre parti principali che raccontano le architetture più significative di Ignazio Gardella dalle quali emerge la sua continua ossessione di progettare la città anche nei centri storici.
La prima sezione è dedicata ai progetti realizzati ad Alessandria, che testimoniano il profondo legame dell’architetto con la città e il suo ruolo di laboratorio progettuale. A partire da due capolavori che hanno cambiato il razionalismo italiano: il Dispensario Antitubercolare (1933-1938) e la Casa per Impiegati Borsalino (1948-1952), esempi fondamentali che dimostrano, per il linguaggio architettonico usato, quanto la città di Alessandria sia stata importante nello sviluppo dei progetti futuri in Lombardia, Liguria e Veneto. Il racconto prosegue con altre importanti architetture alessandrine dal Sanatorio Vittorio Emanuele III (1928-1938) alla Chiesa del Sanatorio (1929-1934), dal Laboratorio di Igiene e Profilassi (1933-1938), fino al Padiglione Pediatrico Ospedale Infantile Cesare Arrigo (1954-1957), alla Taglieria del pelo Borsalino (1949-1956) e all’Istituto Tecnico Industriale A. Volta (1959-1967).
La seconda sezione esplora i progetti in cui Gardella sviluppa e rielabora la "lezione di Alessandria", integrando quei principi in contesti diversi: l’INA-Casa (1951-1956) e la Chiesa a Cesate (1954-1963), la Chiesa di Sant’Enrico a San Donato Milanese (1962-1966), la Casa ai Giardini d’Ercole a Milano (1949-1954), la Casa Cicogna a Venezia (1953-1958), il Piano Particolareggiato di San Donato e San Silvestro (1969-1976), e la Facoltà di Architettura di Genova (1975-1989).
La terza sezione presenta l’esito del progetto "Un giardino per Ignazio Gardella", svolto dalle studentesse e dagli studenti del Laboratorio di Progettazione 2A del Dipartimento Architettura e Design dell’Università di Genova, nel corso tenuto lo scorso semestre da Emanuele Piccardo, e dedicato al progetto di un’area prospiciente l’architettura gardelliana della Facoltà di Architettura di Genova.
Ignazio Gardella. Progettare la città è anche una pubblicazione di 400 pagine, edita da plug_in, a cura di Emanuele Piccardo, che raccoglie i contributi degli storici dell’architettura Luca Guido e Gregorio Carboni-Maestri, dello storico locale Roberto Livraghi, dell’urbanista Andrea Vergano, degli architetti Angelo Lorenzi, Claudia Cavallo, Pierluigi Serraino. Il libro raccoglie per la prima volta un apparato di materiali di archivio tra i quali testi manoscritti letti alla radio, interviste, lezioni all’Università, che costituiscono un palinsesto utile a comprendere i temi e le posizioni culturali di Gardella.
“Ignazio Gardella è un progettista “eretico” che ha osato sfidare l’ortodossia razionalista fornendo una sua personale visione dell’architettura. L’architetto milanese con due opere, il Dispensario Antitubercolare (1938) e la Casa per impiegati Borsalino (1952), entrambe ad Alessandria, ha cambiato l’architettura razionalista italiana emancipandola dal dogma di Le Corbusier. Obiettivo della mostra e del libro, esiti della mia ricerca, è ricollocare Gardella nella storia dell’architettura uscendo dalle definizioni a cui la sua opera è stata affiancata, una volta è un architetto postmoderno, un architetto che guarda alla tradizione architettonica o vernacolare, infine neoliberty. Niente di tutto questo corrisponde ai fatti come viene sottolineato anche nel libro dallo storico dell’architettura Luca Guido: «Gardella interpreta pienamente i valori della modernità poiché
la sua adesione al razionalismo non è dogmatica». Così il compito di un critico e di uno storico dell’architettura è rimettere ordine alle cose, in questo caso rileggere le opere di Gardella enfatizzando l’importanza di Alessandria come laboratorio progettuale e come la città sia stato il campo di azione di questo protagonista novecentesco", dichiara Emanuele Piccardo.
Ad accompagnare la mostra una serie di importanti iniziative collaterali tra cui il Convegno nazionale “Ignazio Gardella. Progettare la città”, uno speciale reading dedicato a Mario Mantelli (1945-2020) che ha valorizzato l’opera di Gardella con scritti, pubblicazioni e conferenze, un programma di visite guidate alle architetture di Ignazio Gardella ad Alessandria in collaborazione con Ordine Architetti PPC Alessandria e Azienda Ospedaliero Universitaria di Alessandria e il Convegno “Ignazio Gardella e la Liguria” presso la Fondazione Ordine Architetti PPC Genova.
La mostra non sarebbe stata possibile senza l’indispensabile collaborazione dell’Archivio Storico Gardella, detentore dei documenti, delle lettere, delle interviste, dei materiali dei progetti ed anche del Centro Studi Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma che conserva il fondo Gardella.
BIOGRAFIA - Ignazio Gardella
(Milano, 1905 - Oleggio, 1999)
Ignazio Gardella si laurea in Ingegneria Civile al Politecnico di Milano nel 1928 e in Architettura nel 1949 allo Iuav di Venezia, dove si fermerà a insegnare fino al 1975, su invito di Giuseppe Samonà. Alla morte del padre nel 1928 subentra nei progetti di carattere sanitario in corso ad Alessandria. La cittadina piemontese sarà il campo di sperimentazione della sua ricerca architettonica dove realizza due capolavori: il Dispensario Antitubercolare (1933-1938) e la Casa per impiegati Borsalino (1948-1952). Nel 1939 compie, insieme a Giuseppe Pagano, un viaggio nei Paesi Scandinavi, dove incontra Alvar Aalto. Nel 1947 fonda con Caccia Dominioni e Corradi Dell’Acqua l'impresa Azucena, pioniera nella produzione in serie di mobili. Nel 1955 vince il Premio Olivetti per l’Architettura. Nel 1959 fa parte della delegazione italiana all’ultimo congresso dei CIAM di Otterlo insieme a Giancarlo De Carlo, Vico Magistretti ed Ernesto Nathan Rogers.
Nel 1996 riceve il Leone d’Oro alla Carriera della Biennale di Venezia.
Nel 1986 è visiting professor alla Graduate School of Design della Harvard University.
BIOGRAFIA - Emanuele Piccardo
(Genova, 1972)
Architetto, è critico di architettura e fotografo. Nel 2002 fonda la rivista elettronica scientifica archphoto.it e nel 2003 l’associazione culturale plug in. La sua ricerca si è focalizzata dal 2005 al 2015 sull’Architettura Radicale e successivamente sugli architetti Paolo Soleri, Leonardo Ricci, Mario Galvagni, Vittorio Giorgini, Alberto Ponis, Ignazio Gardella.
La sua ricerca sull'architettura radicale è entrata nella collezione del Canadian Centre for Architecture di Montréal. Nel 2013 ha vinto il Graham Foundation Grant e nel 2015 l’Autry Fellowship. Ha tenuto conferenze a Princeton, New York, Los Angeles, Parigi. Nel 2021 fonda la Petites Folies School, una scuola di autocostruzione nelle aree interne insieme agli architetti GRRIZ. Nel 2023 e nel 2025 è curatore del festival di architettura Abitare la Vacanza, Nel 2025 ha esposto la sua ricerca Looking at Le Corbusier alla Fondation Le Corbusier. Nel 2023 plug_in riceve il Premio Internazionale Bruno Zevi da Inarch Liguria per la diffusione dell'architettura.
Attualmente sta lavorando sullo sperimentatore francese Jean Prouvé. Collabora con le riviste Doppiozero e Il Giornale dell’Architettura.