Due di tre

Informazioni Evento

Luogo
FONDO VERRI
Via Santa Maria Del Paradiso 8, Lecce, Italia
Date
Dal al
Vernissage
23/06/2013

ore 20,30

Artisti
Biagio Lieti, Paolo Potì
Curatori
Lorenzo Madaro
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Attraverso un nucleo di dipinti recenti, la mostra intende gettare uno sguardo sulle attenzioni figurative dei due giovani artisti Biagio Lieti (Taranto, 1978; vive e lavora a Roma) e Paolo Potì (San Pietro Vernotico, Brindisi, 1986; vive e lavora a Squinzano, Lecce)

Comunicato stampa

Attraverso un nucleo di dipinti recenti, la mostra intende gettare uno sguardo sulle attenzioni figurative dei due giovani artisti Biagio Lieti (Taranto, 1978; vive e lavora a Roma) e Paolo Potì (San Pietro Vernotico, Brindisi, 1986; vive e lavora a Squinzano, Lecce)

È una mostra senza ruoli predefiniti, anche se sull’invito compaiano i nomi di due artisti (ma preferirei definirli pittori, Biagio Lieti e Paolo Potì) e di un amico-critico. Perciò questo non è un testo neutrale (ma a pensarci bene la critica, per statuto, è parziale) e la mostra è piuttosto un incontro, un dialogo a tre voci per un progetto comune, per ri-trovarsi nella stessa stanza (non una a caso, ma il Fondo Verri), riflettere sulla pittura, le coincidenze che ci riguardano e le relazioni tra individui.
È una mostra corale curata sostanzialmente da tre persone: due pittori e un critico. Ma a pensarci bene sono coinvolte anche altre presenze care a tutti e tre, magari in periodi e per motivi differenti: c’è Francis Bacon, Alberto Burri, Lucian Freud, per esempio, nei ritratti che ha concepito Paolo per questo suo esordio espositivo, in cui alla ricerca di un’espressività manifesta ha associato una materia grezza di tele accavallate, ricucite e intervallate da inserti, sempre però a favore di una prospettiva figurale. È onirico il cammino pittorico di Biagio, oltre che scanzonato. Si trascina, ma con vigore, quel flusso segnico essenziale che deriva dal suo interesse per l’illustrazione (ma egli è anche poeta). In tal modo elabora brandelli di realtà (un oggetto, un asino) che isola, decontestualizza, donando un’espressività totemica alla rappresentazione. [dal testo di Lorenzo Madaro in mostra]