Diana Serghiuță – Anatomy of Silence
Con Anatomy of Silence, Estopia presenta la prima personale luganese di Diana Serghiuță, un’indagine che attraversa corpo, memoria e percezione.
Comunicato stampa
Con Anatomy of Silence, Estopia presenta la prima personale luganese di Diana Serghiuță, un’indagine che attraversa corpo, memoria e percezione. La mostra introduce un linguaggio pittorico costruito su apparizioni parziali, lacune, cancellazioni: una grammatica visiva che abita la soglia tra ciò che affiora e ciò che si ritrae.
Il lavoro di Serghiuță si articola come una ricerca sulla fragile architettura della psiche. Le immagini non rappresentano, ma insinuano: figure che emergono come depositi emotivi, forme in transito che non si lasciano fissare. La pittura diventa un luogo di sedimentazione, dove la materia trattiene ciò che la narrazione non può più sostenere.
Attraverso strati sottili, trasparenze e interventi cromatici ridotti all’essenziale, l’artista costruisce un immaginario introspettivo e inquieto, in cui identità, gesto ed emozione si comprimono in un equilibrio instabile. Anatomy of Silence si posiziona così come una riflessione sul visibile e sul nascosto, su ciò che resta quando l’immagine si fa crepa, soglia o eco.
Diana Serghiuță (Brașov, 1985) è un’artista visiva che vive e lavora ad Arad, in Romania. Si è formata presso la Facoltà di Belle Arti e Design, Dipartimento di Pittura, dove ha conseguito il Master nel 2010 e il Dottorato nel 2016. La sua ricerca esplora il territorio complesso e delicato della psiche umana, dando forma a immagini che oscillano tra reale e irreale, memoria e trasfigurazione.
Nelle sue opere emergono nuovi regni evocativi: spazi intimi attraversati da note fortemente personali, in cui narrazioni misteriose sembrano sul punto di svelarsi. Elementi della sua storia individuale vengono collocati in un contesto rinnovato, filtrati attraverso una sensibilità femminile e pienamente contemporanea. Il risultato è un immaginario poetico ma incisivo, in cui il vissuto personale si intreccia con una dimensione simbolica più ampia, capace di instaurare un dialogo emotivo immediato con chi osserva.
La sua pratica si colloca nell’area dell’espressionismo figurativo contemporaneo, con affinità al neo-surrealismo. L’artista interroga i limiti della visibilità — ciò che resta quando l’emozione si riduce a un gesto minimo, o quando il contorno sembra consumarsi nel suo stesso apparire.
Interventi cromatici attenuati e un controllo rigoroso dei materiali costruiscono un vocabolario visivo contenuto, essenziale, ma straordinariamente incisivo.
Anatomy of Silence si presenta così come una mappa delle presenze e delle assenze: un’indagine sulle tensioni discrete che definiscono l’identità non come forma stabile, ma come processo fluido, permeabile, continuamente ridisegnato.
La mostra invita a un attraversamento lento, quasi meditativo: uno spazio dove ciò che affiora e ciò che svanisce coesistono, e dove la pittura diventa una soglia tra materia, emozione e memoria.